Il direttore di Kilometro Rosso: «Tecnologia sviluppata da Prometheus nei laboratori di Bergamo con il sostegno di Alberto Bombassei. Saremo i primi al mondo a produrre energia con acqua e sale, senza scorie né emissioni. Le potenzialità sono enormi»
Salvatore Majorana, possiamo davvero immaginare di metterci in casa un piccolo reattore, capace di alimentare i nostri elettrodomestici senza inquinare?
«Non solo possiamo immaginarlo,siamo vicini alla realtà. Oggi l’energia viene prodotta in grandi impianti, trasportata fino a noi con dispersioni enormi. Il mini reattore al quale lavorano i laboratori di Prometheus, all’interno del parco scientifico del Kilometro Rosso, sarà a capace di generare energia direttamente in casa, o in auto, senza emissioni nocive e scorie radioattive. In sostanza, produce energia e idrogeno con acqua, elettricità e sale. Potrebbe sostituire il gas nei nostri scaldabagni, alimentare lavatrici e lavastoviglie in modo pulito e sicuro. Ma questo sarà solo l’inizio, date le straordinarie possibilità di questa tecnologia».
Quando il reattore entrerà in produzione, un passaggio che sembra ormai vicino, il Kilometro Rosso che lei dirige da 10 anni avrà tenuto a battesimo una scoperta italiana…
«Il Kilometro Rosso è il luogo perfetto per far nascere l’innovazione: 108mila metri quadri in cui ricerca e impresa lavorano insieme. Il reattore, che si chiama UM, in memoria dell’appassionato innovatore Umberto Minopoli, funziona già nei test. È molto diverso da quanto si associa al nucleare: non è una centrale, non ha torri di raffreddamento e, come detto, non ha radiazioni. È un piccolo dispositivo che sfrutta un fenomeno definito LENR, che sta per Low energy nuclear reaction e funziona con un’onda impulsiva di energia che genera un plasma per pochi millisecondi. È scalabile e replicabile».
Possiamo chiamarla la «terza via» del nucleare?
«Se nella fissione rompiamo un atomo con una reazione violenta e nella fusione cerchiamo di riprodurre le condizioni del Sole, qui il processo è completamente diverso: più dolce, naturale, senza scorie ed emissioni. Messe a confronto, fissione e fusione sono un urlo, mentre la Lenr è un sussurro. Eppure, a volte, un sussurro può cambiare il mondo».
Dopo il referendum del 1987, il nucleare in Italia è rimasto un tabù per oltre 30 anni…
«La realtà è che nel nucleare abbiamo continuato a sviluppare competenze. Le università italiane sono tra le più avanzate al mondo in materia. I nostri politecnici, i centri di ricerca, gli ingegneri sono tra i migliori sulla piazza. Adesso è il momento di far sapere che esistono alternative al petrolio, al carbone, persino al solare. Strade nuove, pulite, sostenibili».
Con i colossi dell’energia che dominano il mercato i ricercatori indipendenti faticano a farsi ascoltare?
«Spesso i giganti trattano questi ricercatori come ragazzini che giocano in garage. Ma la storia ci insegna che questi innovatori, a volte, cambiano il mondo. Pensiamo a Marconi, Meucci, Olivetti. Quante volte grandi invenzioni sono state accolte con scetticismo? Poi l’evidenza dei risultati obbliga a prendere atto della realtà».
Prometheus ha il supporto di uno dei più grandi imprenditori italiani. Qual è stato il ruolo di Alberto Bombassei, fondatore di Brembo, in questa scommessa?
«Bombassei, al quale si deve la nascita dello stesso Kilometro Rosso, è un visionario. Ha capito prima di altri che il futuro dell’energia si gioca anche sulle tecnologie di frontiera e ha fatto la sua scommessa. Ma Prometheus ha raccolto anche interesse e capitali di investitori internazionali. E in tanti altri si stanno facendo avanti in queste settimane».
Com’è nata l’idea di realizzare il reattore?
«Dall’intuizione di un gruppo di tecnici e manager italiani che hanno deciso di confrontarsi con le tecnologie basate su reazioni Lner. Diverse accademie nel mondo occidentale stanno lavorando alla “terza via” del nucleare. Ma nessuno con il pragmatismo di Prometheus che lavora con determinazione a tradurre in risultati pratici quanto misura in laboratorio».
Com’ è composta la squadra?
«Fabrizio Petrucci è socio di maggioranza con una carriera trentennale da avvocato d’affari con il pallino per l’innovazione. Carlo Miglietta è l’amministratore delegato e il responsabile scientifico, con una visione pionieristica sulle reazioni LENR. Tra i fondatori, Dario Calzavara, ex Ferrari e Pirelli, imprenditore con una profonda esperienza nel mondo della meccatronica. È una squadra che unisce ricerca, industria e capacità imprenditoriale ed è legata da affetto sincero. Pensi che Petrucci e Miglietta si conoscono sin da bambini: le rispettive famiglie abitavano in appartamenti attigui a Lecce. Le difficoltà superate e l’entusiasmo per un traguardo che si avvicina hanno cementato un gruppo composto anche da tecnici di grande qualità».
A chi fa capo Prometheus?
«A una holding che si chiama Ground Control cui fanno capo a loro volta anche altre società innovative».
Il nome della holding c’entra qualcosa con Space Odity di Davide Bowie?
«Sì, un omaggio alla “stagione” dell’Apollo 11»-
Lei porta un cognome importante nella scienza. Ettore Majorana, uno dei «ragazzi di via Panisperna» scomparso in circostanze misteriose, è una figura leggendaria. Enrico Fermi riconobbe allo stesso Majorana «un’intelligenza superiore». Quanto questa vicenda ha influenzato il suo percorso?
«Ettore Majorana, cugino di mio nonno, era un genio assoluto. Portare lo stesso nome è un grande stimolo per un appassionato di scienza come me. Io mi sono sempre occupato di valorizzare la ricerca, lui era capace di leggere la natura come pochi altri nella storia. Se oggi fosse qui, sono certo che si interesserebbe moltissimo a questa terza via del nucleare. Per la sua capacità di vedere oltre, di immaginare ciò che ancora non esisteva. Lui intuì cose sulla fisica quantistica che solo oggi iniziamo a comprendere davvero. L’innovazione è questo: non accontentarsi di ciò che esiste, cercare la strada nuova».
L’Italia potrebbe essere il primo Paese al mondo a realizzare questa tecnologia su scala industriale?
«Sì, abbiamo le carte in regola: la ricerca, l’industria, il know-how. Con il coraggio di crederci e il giusto sostegno, l’Italia potrebbe essere il primo Paese al mondo a portare la LENR fuori dai laboratori e dentro la vita quotidiana. E il Kilometro Rosso potrebbe diventare il centro globale di questa rivoluzione».
Quanto ci vorrà?
«Entro sei mesi avremo un prototipo testato in ambito industriale. Se poi il mercato deciderà di adottarlo, tra tre anni potremo avere il reattore in casa. Per fare tutto questo serviranno capitali e lungimiranza che spero l’Italia sappia mettere in gioco».
Con questa intervista di copertina de« L’Innovazione» lei ci sta mettendo la firma…
«Quando si fa innovazione, il rischio di dover aggiustare il percorso è un compagno di viaggio al quale bisogna abituarsi. Ma con Prometheus vale la pena di prendersi questo rischio. È un’idea potente, un nuovo modo di pensare all’energia, un’occasione straordinaria per l’Italia e per il mondo».
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