Ecco com’è cambiato lo scenario energetico europeo e italiano nel giorno della ricorrenza dello scoppio del conflitto tra Mosca e Kiev
Sono passati tre anni da quando, il 24 febbraio 2022, la Russia ha invaso l’Ucraina, dando inizio a un conflitto che ha avuto ripercussioni globali, non solo dal punto di vista umanitario e geopolitico, ma anche, e in modo significativo, sul mercato dell’energia. L’Europa e l’Italia, fortemente dipendenti dalle importazioni di gas russo, si sono trovate ad affrontare una crisi energetica senza precedenti, con prezzi alle stelle e la necessità urgente di ripensare le proprie strategie di approvvigionamento.
LA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO E LA RISPOSTA ITALIANA
Prima del conflitto, l’Italia importava dalla Russia circa il 40% del suo fabbisogno di gas naturale. Questa forte dipendenza ha reso il Paese particolarmente vulnerabile alle conseguenze della guerra. Già nel 2022, però, l’Italia aveva dimezzato le importazioni di gas russo, scendendo al 19% del totale, e triplicato le esportazioni. Di conseguenza, se nel 2021 almeno un quinto dell’energia elettrica italiana era prodotta con gas russo, nel 2022 questa quota si è ridotta a circa un decimo, fino ad arrivare ad appena l’8% nel 2024.
FORNITORI ALTERNATIVI E GNL LE CHIAVI DEL SUCCESSO
Per raggiungere questi obiettivi, il governo italiano ha iniziato un percorso tre anni fa per diversificare le fonti di approvvigionamento, puntando su fornitori alternativi come l’Algeria e aumentando la capacità di rigassificazione del Gas Naturale Liquefatto (GNL). Sono stati messi in campo anche piani per contenere i consumi e per calmierare i prezzi dell’energia, con un esborso stimato di 62,8 miliardi di euro nel biennio 2021-2022. Gli sforzi di riduzione dei consumi hanno quindi portato a un calo del consumo di gas del 18,6% tra agosto 2022 e gennaio 2023, superando l’obiettivo europeo del 15%.
L’INTERVENTO DI SNAM
In questo contesto, l’operato di Snam si è rivelato fondamentale per rispondere prontamente alla crisi energetica, intervenendo su più fronti per garantire la continuità delle forniture di gas e mitigare gli effetti della crisi; il tutto senza far venir meno gli impegni in materia di transizione e decarbonizzazione, ma riconfigurandoli nello schema del trilemma energetico, cioè nella costante ricerca di un punto di equilibrio fra disponibilità fisica, competitività economica e sostenibilità ambientale delle forniture di energia.
Grazie all’azione di Snam di diversificazione delle fonti e ottimizzazione delle infrastrutture infatti i costi energetici sono stati contenuti. Nonostante le attuali instabilità geopolitiche le fluttuazioni dei prezzi non hanno più raggiunto i picchi di oltre 300 euro/MWh registrati nel 2022 e oggi sono stabili tra i 40 e i 50 euro. Dimostrando di fatto l’importanza strategica degli investimenti infrastrutturali.
OTTIMIZZAZIONE DEI PUNTI DI INGRESSO MERIDIONALI DEL GAS
In particolare, la capacità di adattamento delle reti è stata fondamentale. Snam, ha innanzitutto operato una gestione e un’ottimizzazione senza precedenti delle direttrici di importazione del gas, massimizzando e incrementando la capacità di adattamento delle proprie reti. Quest’operazione è stata realizzata valorizzando i punti di ingresso meridionali di Mazara del Vallo (per il gasdotto Transmed proveniente dall’Algeria), Melendugno (per il TAP dall’Azerbaijan) e Gela (per il Greenstream dalla Libia), e contemporaneamente predisponendosi a interventi volti ad aumentare la capacità di trasporto lungo la direttrice Sud-Nord, che risultava satura a causa del nuovo assetto dei flussi. Questi interventi si stanno concretizzando, in particolare, con la realizzazione della cosiddetta “Linea Adriatica”.
L’ACQUISTO DI DUE NUOVI IMPIANTI DI RIGASSIFICAZIONE
Per incrementare le forniture, in seguito a una direttiva governativa, Snam ha proceduto poi all’acquisizione di due ulteriori unità navali di rigassificazione, la Italus LNG (precedentemente nota come Golar Tundra) e la BW Singapore, acquisite in un contesto di forte competizione internazionale. Dopo aver presentato un piano di investimenti da 10 miliardi di euro (+23% rispetto al precedente) nel 2023, Snam ha quindi avviato la FSRU Italus LNG a Piombino, con una capacità di 5 miliardi di mc/anno, quasi interamente prenotata per i prossimi 20 anni (da luglio 2023, ha ricevuto 50 navi gasiere e immesso in rete circa 4,3 miliardi di mc di gas). Mentre in parallelo, la FSRU OLT, al largo di Livorno, ha aumentato la sua capacità del 30%, raggiungendo lo stesso livello di Italus LNG. A dicembre 2024, è invece arrivata in Italia (Palermo) la BW Singapore e quando sarà operativa a Ravenna in primavera, porterà la capacità di rigassificazione italiana a 28 miliardi di mc/anno, pari al volume di gas importato da Tarvisio nel 2021.
IL 2023 E IL 2024 ANNI DI STABILIZZAZIONE PER LA SITUAZIONE ENERGETICA E DI RAFFORZAMENTO DI ASSET E INNOVAZIONE
Il 2023 ha segnato un momento di stabilizzazione per la sicurezza energetica, dopo la pronta reazione seguita allo scoppio della guerra. Si è assistito alla realizzazione concreta di alcuni dei progetti intrapresi l’anno precedente: all’inizio dell’anno, Snam è entrata innanzitutto in SeaCorridor, società che gestisce i gasdotti tra Algeria, Tunisia e Italia. Questa operazione, in joint venture paritetica con Eni, ha rafforzato la posizione dell’azienda nel principale corridoio di approvvigionamento di gas per l’Italia.
LINEA ADRIATICA: MAGGIORE FLESSIBILITÀ E TRANSIZIONE ENERGETICA
Poi la revisione del PNRR, nell’ambito del REPower EU, ha incluso la Fase 1 della Linea Adriatica all’interno dell’iniziativa. Il progetto ha previsto una nuova centrale di compressione e 425 km di condotte hydrogen-ready tra Sulmona e Minerbio, per aumentare la capacità di trasporto, garantire maggiore flessibilità al sistema, e l’export verso i Paesi limitrofi, valorizzando i flussi provenienti dal rigassificatore di Ravenna. L’obiettivo, con il completamento previsto entro il 2027, è supportare la sicurezza e la transizione energetica italiana ed europea, superando i limiti di capacità delle condotte esistenti, Nel corso dell’anno il REPower EU ha integrato anche una nuova centrale di compressione e 425 km di condotte hydrogen-ready tra Sulmona e Minerbio che aumenteranno di 10 miliardi di mc/anno la capacità di trasporto Sud-Nord. L’opera, con completamento previsto entro il 2027, migliorerà la flessibilità del sistema, raggiungerà i principali consumatori e stoccaggi del Nord, consentirà l’export e supporterà la transizione energetica, predisponendosi al futuro trasporto di idrogeno.
EXPORT FASE 1: SUPPORTO AI PAESI EUROPEI
Proprio nell’ambito dell’export di gas, sempre lo scorso anno, sono stati completati i lavori di potenziamento della centrale di compressione di Malborghetto, incrementando la capacità di reverse flow dall’Italia all’Austria fino a 9 miliardi di mc/anno (rispetto ai 6 precedenti). L’Italia dispone inoltre di una capacità di export di 14,5 miliardi di mc/anno da Passo Gries. Grazie a queste due capacità, l’Italia può esportare fisicamente fino a 16 miliardi di mc/anno (ad esempio, 7 da Tarvisio e 9 da P. Gries, a seconda delle necessità), svolgendo un ruolo di efficiente Paese di transito del gas in un’ottica di solidarietà europea. Il completamento dei lavori sull’impianto di Poggio Renatico potenzierà ulteriormente la capacità di export da Tarvisio.
STOCCAGGI RECORD
Snam ha anche garantito il completo riempimento dei siti di stoccaggio gestiti, raggiungendo nel 2024 il livello record del 98,5% al termine della campagna di iniezione (31 ottobre), confermando l’importanza dello stoccaggio per la copertura della domanda invernale, che si è rivelata più rigida rispetto agli ultimi anni.
DAL 1 GENNAIO 2025 LO STOP AL TRANSITO DEL GAS RUSSO IN UCRAINA
Dal 1° gennaio 2025, intanto, il contratto per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina è scaduto, interrompendo i flussi da tale rotta. Ma mentre alcuni paesi hanno rischiato di risentirne come Austria, Ungheria e Slovacchia, i dati hanno confermato l’efficacia della strategia italiana, che ha ridotto drasticamente la dipendenza dagli approvvigionamenti da Nord, in particolare da Tarvisio. I flussi in ingresso da Tarvisio sono diminuiti dal 35-33% del metano totale importato nel 2020-2021 al 5% nel 2023.
Lo scorso anno i flussi dal Tarvisio si sono mantenuti stabili intorno all’8%, con fluttuazioni dovute a scelte commerciali degli shipper, orientate da tariffe più vantaggiose rispetto a Passo Gries. I flussi da Tarvisio non includono solo gas russo, ma anche volumi provenienti da Germania o stoccaggi austriaci.
LA TRASFORMAZIONE DEL MERCATO ENERGETICO EUROPEO
La crisi ha avuto come effetto dunque quello di accelerare la transizione energetica in tutta Europa. La dipendenza dal gas russo è diminuita drasticamente, spingendo i Paesi a investire massicciamente nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica e in nuove tecnologie come le pompe di calore. Sono aumentati gli investimenti in energie rinnovabili, e la produzione da queste fonti ha consentito all’Europa ingenti risparmi. Anche il ruolo della Russia come fornitore di energia è cambiato radicalmente. Le esportazioni di petrolio, gas e carbone sono diminuite, e quelle che proseguono sono spesso soggette a forti sconti. Nonostante i progressi compiuti, le sfide rimangono. La volatilità dei prezzi dell’energia persiste, e la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e indipendente richiede investimenti continui e politiche coerenti. Ma l’Italia, nel suo complesso, ha dimostrato una notevole capacità di reazione, riducendo la sua dipendenza dalla Russia e diversificando le fonti di approvvigionamento, ma la strada verso una vera indipendenza energetica è ancora in salita.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link