Per imprese e sindacati nel paese c’è un’ “emergenza donna”

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Detassare il lavoro femminile di qualità per un periodo più lungo e dilazionare maggiormente i tempi al sud dove l’assenza delle donne del lavoro è più forte. E ancora ridurre le imposte sul reddito più di una famiglia che è in capo quasi sempre alle donne. Rendere obbligatorio il congedo di paternità e incentivare le genitorialità. Rafforzare gli strumenti per la conciliazione e i servizi pubblici. Offrire un lavoro stabile e dignitoso per incentivare anche la natalità. Orientare le ragazze alle discipline STEM per evitare la segregazione formativa e poi quella occupazionale.

Sono queste alcune delle proposte avanzate dalle parti sociali durante la presentazione del Rendiconto di Genere 2024 del Civ dell’Inps. Anche se con toni e soluzioni diversi sindacati e imprese sono concordi nell’affermare che nel paese c’è una vera e propria “emergenza donna”. I progressi fatti negli ultimi decenni sono pochi e poco incisivi nell’invertire una rotta che di fatto colloca le donne tra i cittadini di serie B.

Per il presidente del Civ, Roberto Ghiselli, “il Rendiconto restituisce problemi strutturali e in certi indicatori si registra un peggioramento per uomini e donne. Serve uno sforzo collettivo, perché bisogna agire su più leve, soprattutto nei territori. Basta prediligere misure spot che non hanno nessun impatto qualitativo di rilievo”.

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E sui bonus si è espressa Lucia Scorza, dell’area lavoro, welfare e capitale di Confindustria, che ha detto come sia “difficile valutare gli effetti di una politica di questo tipo. Restano per sempre un aiuto ma è importante che diventino strutturali”. Un giudizio più duro è stato espresso dalla segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione, che ha parlato di “fallimento della politica dei bonus”. Per Ghiglione “la bassa presenza delle donne nel mercato del lavoro e loro occupazione qualitativamente inferiore sono un problema per tutto il paese.  I giovani lavorano poco e le giovani ancora di meno. Tutto questo si ripercuote sulle pensioni future e sulla tenuta del sistema. L’avere un figlio costituisce per le donne ancora una penalità. Occorre aumentare il congedo di paternità obbligatorio e incrementare il numero degli asili nido”. Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, ha parlato di un “problema che il nostro paese ha con le donne. Come quarant’anni fa la società non riconosce il giusto merito alle donne. Si dice che c’è un bisogno di figli ma scarseggiano gli strumenti per la conciliazione”.

Non, tuttavia, strumenti di natura legislativi volti a favorire l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Uno di questi è la certificazione della parità di genere, introdotto con la legge 162 del 2021, che si basa su un sistema che premia quei datori di lavoro particolarmente attenti all’inclusione lavorativa femminile attraverso un esonero dei contributi previdenziali che avrebbero a carico. Uno strumento del quale Confcommercio, come spiegato da Laura Iodice, esperta nella certificazione di parità dell’associazione, si è fatto promotore. Ma anche le relazioni industriali e la contrattazione da tempo si stanno muovendo per sostenere le lavoratrici. Come illustrato da Iodice nel nuovo contratto del terziario sono stati rafforzati gli strumenti di conciliazione e quelli a sostegno delle donne vittime di violenza. Il mondo della cooperazione, ha affermato Annalisa Cosino, presidente pari opportunità di Legacoop, ha una governance molto democratica con una presenza significativa delle donne nei cda, che supera il 70%, quando si parla di occupazione, nella cooperazione che offre servizi alla persona.

E la differenza di genere se segue accompagna tutta la vita lavorativa nelle donne, nelle retribuzioni e nella possibilità di fare carriera, alla fine si ritroverà anche nelle pensioni. Negli ultimi  anni la previdenza non è stata favorevole alle donne – ha detto il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga -. Le pensioni sono la conseguenza del fragile quadro occupazionale delle donne. In 30 anni di riforme la componente femminile è stata la vittima  del sistema previdenziale. Se si riapre il tavolo si deve ripatire dalla previdenza per le donne”.

Tommaso Nutarelli



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