Ucraina, il dramma dei bimbi privati della loro identità e quel genocidio culturale

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Immaginate un bambino di tre anni. Gli studi ci dicono che molti bambini fanno un salto evolutivo importante dopo il loro terzo compleanno. A 3 anni di età un bambino è in grado di camminare, correre, saltellare, arrampicarsi. A 3 anni un bambino è in grado di utilizzare una matita per disegnare, magari delle casette con il sole e le piante.

A 3 tre anni…tanti bambini ucraini non conoscono altro che un mondo di violenza, bombardamenti, separazioni, dolore e divieti. Alcuni di loro non sanno che cosa è un parco giochi, non hanno visto il mare. Non disegnano casette con il sole e gli alberi. Alcuni di loro hanno sofferto per le ferite subite. Tanti sono stati privati di qualsiasi diritto alla sicurezza e all’assistenza sanitaria. E i loro fratelli e sorelle più grandi? Non stanno meglio. Per fare un esempio, nelle zone dell’Ucraina occupate dalla Russia i genitori, insegnanti e studenti che rifiutano di seguire i programmi scolastici russi rischiano arresti, violenze e maltrattamenti.

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La politica della Russia nei confronti dei bambini ucraini ha le caratteristiche di una politica genocida deliberata e pianificata. Non sono parole forti usate per spaventare qualcuno. È una descrizione generica delle pratiche messe in opera dalla Russia: deportazioni, adozioni forzate, divieto di utilizzare la lingua madre, cambio di nomi e cognomi, svuotamento dell’identità nazionale, indottrinamento e molto altro.

E pensare che ogni bambino ha il diritto di non essere discriminato, di crescere sano e in condizioni di sicurezza, di essere ascoltato e considerato. Lo ha sancito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. Convenzione firmata anche dalla Russia.

IL BILANCIO

Siamo a tre anni di guerra contro un paese libero. Una guerra raccontata dalla propaganda del Cremlino come reazione giustificata all’imperialismo occidentale che minaccerebbe la sicurezza della Russia. In realtà è una guerra coloniale dei giorni nostri contro il popolo ucraino, contro i suoi bambini. Contro il suo futuro.

Le azioni del regime del Cremlino nei confronti dei bambini ucraini, per quanto terribili possano essere, rappresentano solo una parte di tutto ciò che la Russia ha portato in Ucraina.

Ogni mese gli occupanti lanciano quasi 4.000 bombe aeree guidate. Di queste, da 3.200 a 3.500 sono usate esclusivamente contro la popolazione civile e le infrastrutture. Il numero di strutture civili danneggiate o distrutte dalla Russia ha superato le 206 mila, tra cui 166.192 edifici residenziali, 3.864 istituti educativi, 943 istituzioni sanitarie, 667 edifici culturali, 212 edifici religiosi e 8.617 reti di approvvigionamento idrico e elettrico. Le perdite totali del settore sanitario ammontano almeno a 17,8 miliardi di dollari.

Il genocidio culturale è parte della strategia della Russia mirata alla distruzione dell’identità nazionale dell’Ucraina. L’aggressione russa sta distruggendo il patrimonio culturale dell’Ucraina su una scala mai vista dalla Seconda guerra mondiale. Sono state danneggiate o distrutte 784 biblioteche, 120 musei e gallerie, 39 teatri, cinema e filarmoniche e altri 1.333 beni. In totale, circa 7 milioni di beni culturali sono andati persi. È stato accertato che molti oggetti del patrimonio culturale ucraino sono stati rubati dai russi e il numero effettivo probabilmente continuerà a crescere. I crimini ambientali commessi dalla Russia causano danni a lungo termine, ne sono stati già registrati oltre 7.100. Ci vorranno decenni, se non più, per recuperare.

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Oggi, quando il mondo si trova in uno dei momenti più critici della turbolenza geopolitica e mentre si delineano sempre più chiaramente le coalizioni autocratiche di paesi intenzionati a cambiare l’ordine mondiale, l’Europa deve realmente iniziare a occuparsi della propria sicurezza.

“Sicurezza, Europa!” è il motto della presidenza di turno polacca del Consiglio dell’UE. Un motto che riflette le sfide che il nostro continente deve affrontare insieme. 3 anni di una guerra ingiusta, crudele e violenta ci fanno capire che la sicurezza dell’Ucraina vuol dire sicurezza per l’Unione Europea. Sicurezza e pace, due termini che appartengono allo stesso vocabolario. Pensate a quei bambini di cui parlavamo prima. Immaginateli. Non vedono l’ora di crescere, correre senza la paura di esser uccisi da un cecchino o da una mina. Ma noi grandi sappiamo che la pace deve essere giusta e duratura. Essa deve rispettare la sovranità, l’indipendenza, l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale e il suo diritto intrinseco all’autodifesa sulla base del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. E noi grandi sappiamo che un cessate il fuoco da solo non basta. Non possiamo permettere che tra pochi anni sfoci in un conflitto in Europa. La pace non può essere imposta – niente senza l’Ucraina sull’Ucraina, nessuna decisione sull’Europa senza l’Europa.

*capi missione di Ucraina e Polonia in Italia

I disegni

Dalla mostra “Mamma, io non voglio la guerra!”, esposizione realizzata dall’Archivio di Stato di Varsavia, nell’ambito del progetto 1939-45 POLONIA/ 2022 UCRAINA

Mostra svoltasi nella Biblioteca europea martedì 18 settembre 2022.

La mostra  mette a confronto i disegni di bambini polacchi del periodo della Seconda guerra mondiale e i bambini ucraini di adesso. I disegni mostrano come il conflitto venga rappresentato allo stesso modo anche a distanza di ottant’anni.

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