Ex Ilva, il direttore generale punta a raddoppiare la produzione: “Nel 2025 prevediamo almeno 3,6 milioni di tonnellate”

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Il 2024 ha fatto segnare un record negativo di produzione dell’ex Ilva, “anche se all’inizio dell’anno era insperabile arrivare a 2 milioni di tonnellate” ma per il 2025 si punta ad un totale che va dai 3,6 ai 4 milioni di tonnellate di acciaio: a dirlo è il direttore generale di Acciaierie d’Italia Maurizio Saitta, che ha fatto il punto della situazione a margine del tavolo di confronto che ha coinvolto gli enti del nord ovest – le Regioni Liguria e Piemonte e i Comuni di Genova, Novi Ligure e Racconigi – e i sindacati. L’obiettivo dell’incontro è quello di fare sistema tra tutte le aree liguri e piemontesi dove insistono stabilmenti dell’acciaieria. Il tutto mentre si attendono novità sull’acquirente dell’azienda: al momento dei tre candidati solo due hanno rilanciato – la cordata azera Baku Steel-Azerbaijan Investment e gli indiani di Jindal – mentre appare più sfilata la posizione del fondo americano Bedrock. 

Una ripresa difficile – “Quando siamo entrati in azienda con l’amministrazione straordinaria (iniziata a febbraio 2024, ndr) abbiamo trovato una situazione degli impianti disastrosa – ha spiegato Saitta -. Quest’anno, compatibilmente con l’amministrazione straordinaria, sono state fatte diverse attività su Genova e non solo. Sugli stabilimenti del nord abbiamo recuperato i livelli produttivi, le macchine di servizio hanno performato in tutt’altro modo”. Attualmente gli impianti sono circa al 70% dell’utilizzazione, “è il motivo per cui ci sono ancora personale in cassa integrazione” sottolinea Saitta, per cui gli impianti del nord subiscono anche il “regime di produzione ridotto di Taranto”. La situazione però sarebbe cambiata soprattutto con l’accensione del secondo altoforno il 15 di ottobre scorso, che può far guardare al 20256 con più ottimismo. Anche perché il prezzo dell’acciaio nero “dopo un forte calo ha invertito la tendenza” e perché “abbiamo recuperato i ritardi in termini di ordini e abbiamo venduto tutto il prodotto, abbiamo recuperato anchee i vecchi clienti”.

Spezzatino e aree – Sulle aree di Cornigliano, che fanno gola a molte aziende soprattutto nel ramo della logistica (il Comune di Genova aveva raccolto quattro manifestazioni d’interesse), Saitta ha pochi dubbi, “servono tutte allo stabilimento, anzi, dipende da qual è lo sviluppo che uno vuole dare a questi impianti. Se li uso per un milione di tonnellate all’anno lo spazio è eccessivo ma ricordiamoci che parliamo di una situazione transitoria, un’amministrazione straordinaria. Se servivano prima possono servire anche domani. Non dobbiamo pensare a come ridurre le aree ma a come sfruttarle al meglio. Poi se fatto tutto questo dovesse esserci un eccesso è un altro discorso ma non bisogna fare i conti sul 2024”. Ma secondo Saitta non bisogna dividere neanche gli stabilimenti: “Secondo quello che ho imparato gli stabilimenti del nord sono funzionali al tutto. Non vuol dire che non possano vivere da soli, vuol dire che vivono bene se vivono nel tutto. Insieme si possono fare cose che con le singole parti non si possono fare: ecco perché il bando di gara privilegia chi offre per il tutto”.

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Il confronto – Ma il protagonista della giornata è il tavolo di confronto. “Vogliamo essere coinvolti anche negli approfondimenti che ci saranno sullo sviluppo del piano industriale – ha spiegato il consigliere delegato di Regione Liguria all’Industria Alessio Piana -, proprio per rendere possibile il mantenimento del sito produttivo nella nostra città e anche perché siamo certi che la presenza industriale dell’acciaio a Genova e in Liguria siastrategica e determinante”.

Esito – “Con i colleghi di Regione Piemonte e i sindaci dei comuni che vedono una presenza di siti produttivi importanti legati all’ex Ilva, abbiamo convocato questo momento di confronto ligure e genovese, che segue l’iniziativa di dicembre scorso a Novi Ligure – spiegano il consigliere delegato allo Sviluppo Economico Alessio Piana, l’assessore alle Vertenze Aziendali Paolo Ripamonti e quello alle Politiche dell’Occupazione Simona Ferro – Appuntamenti come questo sono fondamentali per monitorare quello che sta avvenendo a livello nazionale: vogliamo continuare a ribadire la centralità delle sedi del Nord Ovest per quanto riguarda la procedura di vendita dello stabilimento nel suo insieme. L’industria, e in particolare quella dell’acciaio, è un pilastro imprescindibile per l’economia, non soltanto della Liguria ma dell’intero Nord Ovest: l’obiettivo di questo tavolo è quello di fare sistema per rendere, anche in vista della futura vendita, sinergico il nostro asse alla produzione di Taranto”.

“Sono estremamente soddisfatto dell’accordo che garantisce ai circa 200 lavoratori dell’ex Ilva di Genova impegnati in lavori di pubblica utilità un’adeguata integrazione salariale. Questo bel risultato è il frutto di tutta una serie di incontri di aggiornamento del tavolo sin dall’inizio convocato dal Sindaco Bucci su questa partita delicata – afferma Mario Mascia, assessore al Lavoro, Rapporti sindacali e Sviluppo economico del Comune di Genova – insieme coi sindacati rappresentativi dei lavoratori e coi vertici di Società per Cornigliano. Grazie a questo lungo lavoro siamo riusciti a individuare nel welfare lo strumento più adeguato alla bisogna e ad impostare il giusto percorso per finalizzarne la concreta applicazione. Un’opzione tecnica che con mia grande soddisfazione è stata condivisa da tutte le parti con lo sguardo rivolto al precipuo interesse dei lavoratori”.

L’incontro è stato anche occasione per sottoscrivere l’accordo con cui Società Per Cornigliano riconoscerà, per il 2025, ai lavoratori ILVA in Amministrazione straordinaria che svolgono lavori di pubblica utilità un welfare pari a 390 euro annui, in aggiunta a quelli già riconosciuti dal CCNL dei metalmeccanici.

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