Investimenti nel digitale del mondo retail: avanti piano

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Di fronte a un contesto globale complesso, quali sono le trasformazioni che il retail sta mettendo in atto per mantenere vitale il suo ruolo di primo piano nelle dinamiche economiche? L’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e del quale GS1 Italy è partner, ha l’obiettivo di studiare questi processi e lo scorso 18 febbraio ha organizzato il convegno “Retail steady & ready: consolidare per innovare il domani”, nel quale ha presentato i risultati dell’ultima edizione della sua Ricerca annuale sull’innovazione nel settore.

«In uno scenario in fermento la creazione di alleanze e operazioni di fusione e acquisizione rappresentano una via per mantenere competitività.
Tra le risposte dei retailer emerge poi il rinnovamento delle infrastrutture commerciali per incrementarne l’efficienza, con un focus sull’integrazione, l’innovazione tecnologica e la sperimentazione di modelli di business innovativi, come quelli platform-based».
Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail

A livello globale si riduce il divario fra la crescita del commercio online e quella del commercio fisico. Gli acquisti di prodotto totali aumentano del 4,3%, mentre quelli e-commerce dell’8%. Questa dinamica è più marcata in Europa (+6% a fronte di +7% dell’online), mentre lo è di meno in Cina e negli USA. Di conseguenza l’equilibrio fra canali non subisce importanti variazioni: nel 2024 l’incidenza dell’e-commerce sui consumi totali rimane in Europa al 17% e acquisisce pochi decimi in Cina e in USA, dove si attesta rispettivamente al 29% e al 23%.

Una fase di consolidamento

In Italia lo sviluppo delle vendite online di prodotti raggiunge i 38,2 miliardi di euro, con un incremento del 5% rispetto al 2023. Anche qui l’incidenza sul totale rimane sostanzialmente stabile all’11%.

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Sempre in continuità con gli anni passati, diminuiscono però i punti vendita fisici. A fine 2023 si registra un calo del 2,4% rispetto al 2022. I comparti con i tassi di decrescita maggiori sono l’editoria, i giocattoli e l’abbigliamento ma, per il secondo anno consecutivo, subisce una contrazione anche il numero dei ristoranti (-0,5%).

«Di fronte a questo fenomeno Governo e associazioni di categoria sono impegnati per valorizzare il ruolo economico e sociale del commercio: da un lato si punta sulla presenza capillare dei negozi, ponendoli al centro di progetti di rigenerazione urbana e rivitalizzazione dei quartieri, dall’altro si lavora per rendere il comparto più attraente dal punto di vista occupazionale».
Elisabetta Puglielli, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail

Certamente l’innovazione digitale ha un ruolo in questa valorizzazione, ma qual è l’incidenza degli investimenti nel digitale sul fatturato dei retailer italiani? Il dato 2024, del 3,2%, è sostanzialmente stabile, con macro-differenze negli ambiti di investimento a seconda che si stia parlando di grocery o di lifestyle.

Differenze di focus tra largo consumo e lifestyle

Nel largo consumo le attività innovative sono focalizzate sull’approfondimento della conoscenza del consumatore e sulle soluzioni omnicanale. Cresce anche il ricorso all’intelligenza artificiale, principalmente per:

  • Chatbot conversazionali (75%).
  • Previsione della domanda (58%)
  • Automatizzazione supply chain e logistica (42%).

L’esperienza in store si evolve grazie all’uso di:

  • Self scanning (36%).
  • Digital couponing (36%).
  • Sistemi di pagamento innovativo (43%).
  • Digital signage (36%).

Nel lifestyle l’evoluzione si basa sul rafforzamento della relazione con i consumatori e, soprattutto, sul potenziamento del ruolo degli addetti alle vendite. Il 44% dei rivenditori investe in soluzioni di automazione rivolte alla forza vendita e, per ottimizzare l’esperienza del cliente, sono implementati chioschi digitali (31%) e sistemi di monitoraggio dei flussi in store (31%). Le tecnologie di realtà aumentata e virtuale (25%) semplificano la prova dei prodotti e i servizi di consulenza. Sul fronte dell’omnicanalità, il 38% di questi retailer adotta sistemi centralizzati di gestione degli ordini, mentre il 44% integra le scorte tra e-commerce e punti vendita. Infine, il 73% sperimenta soluzioni di AI con personal shopper (70%), sistemi di raccomandazione (91%) e image processing (36%).

La nuova attenzione al fattore umano

«La ricerca di quest’anno – ha osservato in conclusione Emilio Bellini, responsabile scientifico dell’Osservatorio – ha evidenziato la necessità di progettare servizi che creino valore sia per il visitatore di uno store, sia per il personale, a vantaggio di una visione capace di considerare l’esperienza umana a tutto tondo, al di là delle differenze di ruolo». Il superamento delle distinzioni, è un tema anche nel confronto tra canali. In quest’ottica, l’appuntamento per il prossimo anno prevede che l’Osservatorio Retail lavorerà congiuntamente con l’Osservatorio E-commerce, per studiare i grandi trend, ormai sempre più comuni.

Chiara Cammarano

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Giornalista free lance. Ha lavorato per diverse testate, occupandosi di industria alimentare, sostenibilità delle imprese, tecnologie e grande distribuzione. Attualmente collabora con Il Fatto Alimentare, Distribuzione Moderna e il gruppo editoriale Quine. Appassionata di filosofia e di narrativa, è anche correttrice di bozze presso la casa editrice Guanda.


Tutti i contributi di Chiara Cammarano



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