Attività venatoria e regole, oggi riunione in Regione Puglia

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Questa mattina in Regione Puglia la II Commissione, sotto la presidenza di Grazia Di Bari, è tornata a riunirsi sul tema dell’attività venatoria per aggiornarsi su tre temi emersi in  occasione dell’ultima riunione: quello della vigilanza, quello delle attività svolte dagli Ambiti territoriali di caccia e infine sulla modifica apportata al regolamento  che prevede la nomina diretta del presidente degli Atc da parte del presidente della giunta regionale.

Per fare il punto sui problemi relativi alla vigilanza, con un focus specifico relativo sull’iperpopolamento di cinghiali e lupi, sono stati ascoltati la dirigente della sezione Vigilanza Ambentale, Anna Ettorre Rocca, il dirigente della Sezione Tutela risorse forestali e naturali Domenico Campanile e i presidenti degli Atc provinciali di Bari, Brindisi, Foggia e Lecce.

In apertura di seduta il consigliere di FdI Tommaso Scatigna ha segnalato di aver presentato una proposta di legge per dare una risposta all’emergente preoccupazione dovuta al sovrappopolamento di lupi, con la quale si intende promuovere il monitoraggio e il censimento della popolazione di lupo presente nel territorio della Puglia al fine di garantire la conservazione della specie, la tutela della biodiversità e la coesistenza tra lupo e attività agricole. “Una proposta di legge – si è rammaricato Scatigna – che non è stata mai presa in considerazione nonostante i molti tavoli aperti sull’argomento”.

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Il quadro di riferimento è stato tracciato da Campanile, il quale ha riferito come la situazione de cinghiali e quella dei lupi sia profondamente diversa, i quanto i primi sono una specie cacciabile mentre i lupi sono oggetto di tutela rafforzata, in base alla normativa nazionale. Quindi se sul depopolamento dei cinghiali molto si è fatto e si continua a fare (da ultimo con il Piano Straordinario Regionale per la gestione e il contenimento della fauna selvatica in Puglia, elaborato in collaborazione con l’ufficio Parchi e che prevede una serie di interventi come i prelievi in deroga e il selecontrollo), sul tema dei lupi occorre cominciare ad avere un approccio diverso tanto che anche a livello nazionale si sta valutando – anche per le nuove linee guida di Ispra – una retrocessione della protezione della specie.

Campanile ha però fatto notare – sempre con riferimento ai cinghiali – come, mentre nelle aree definite venabili, dove gli attuatori del piano sono gli Atc, si è raggiunto un indice di depopolamento del 75 per cento, nelle aree protette, affidate agli enti gestori regionali o nazionali, l’indice è dell’8 per cento.

Univoca la voce di presidenti degli Atc intervenuti, i quali hanno segnalato la totale insufficienza delle forze  di vigilanza in campo, limitate a quelle dipendenti dalla Vigilanza ambientale della regione e ai carabinieri forestali e rimarcato la necessità di ripristinare le guardie volontarie, ritenute fondamentali per il territorio. Per questo hanno chiesto che si verifichino le condizioni per produrre un regolamento delle guardie volontarie.

La seconda audizione, richiesta da Scatigna, ha avuto lo scopo di ascoltare i presidenti degli Atc per condividere e in qualche modo far conoscere le attività svolte da questi enti, “non abbastanza valorizzate e talvolta denigrate”.

Attività che vanno ben oltre il semplice rilascio dei permessi ma che hanno valenza ambientale, in quanto si occupano di gestione del territorio come “longa manus” della regione, hanno finalità pubblicistiche e sono il punto di raccordo di varie rappresentanze: quella venatoria, quella ambientale, quella agricola e quella istituzionale degli enti locali.

Anche alla luce delle attività svolte e del ruolo di armonizzazione di istanze diverse nell’interesse del territorio, i presidenti degli Atc non hanno digerito la modifica dell’artcolo 3 del regolamento 5 del 2023 che stabilisce che il presidente di ogni Atc sia designato e nominato mediante decreto dal presidente della Giunta regionale che è stata oggetto della terza audizione da loro richiesta.

“Una norma antidemocratica”, hanno affermato, aggiungendo che ha anche profili di incostituzionalità.  L’unanime parere, consegnato ai commissari e quindi al Consiglio regionale, è che occorra fare un passo indietro rispetto ad una norma che da un lato fa passare i componenti degli Atc da 10 a 11, in violazione di “regolamenti di rango superiore, soprattutto con la legge n. 157, che prevede percentuali ben precise nella composizione dei Comitati di digestione”,  e dall’altro rischia di incrinare i complessi equilibri tra le varie associazioni partecipanti, mantenuti grazie alla fiducia in un presidente scelto e non imposto dall’esterno.

In proposito il presidente dell’Atc di Brindisi, ha consegnato alla Commissione una proposta di emendamento che sostituisce i due componenti attualmente nominati dalla Provincia con uno nominato dalla Provincia e uno dalla Regione.

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Scatigna, intervenendo in conclusione, ha voluto rassicurare i rappresentanti degli Atc riferendo di aver già avuto una interlocuzione con la presidente del Consiglio Loredana Capone e che si sta preparando un atto ufficiale che porti ad una revisione della norma.



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