Consorzio e Ass. Grandi Cru insieme per il vino Costa Toscana Igt

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Milano, 27 feb. (askanews) – Il passaggio di consegne del faldone del Costa Toscana Igt è avvenuto tra Guido Folonari presidente di Confagricoltura Livorno, e Cesare Cecchi, presidente del Consorzio Vino Toscana, la sera del 19 febbraio scorso a Palazzo Corsini, alla presenza del padrone di casa, Duccio Corsini, da due anni presidente dell’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana, incubatrice della Igt. Un atto tanto simbolico quanto importante, che guarda al futuro.

“L’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana è privata e senza alcuna valenza istituzionale e l’Igt Costa Toscana, che esiste da anni, non ha un Consorzio di riferimento che possa tutelarla e promuoverla. E’ dunque venuto naturale pensare di confluire nel Consorzio Toscana Igt: noi cambieremo lo statuto inserendo anche il Costa Toscana e cercheremo di raggiungere il quorum per il riconoscimento governativo” spiega Cecchi ad askanews, precisando che “il Disciplinare di Costa Toscana, che è praticamente un copia e incolla del nostro, nacque all’interno dell’Ente tutela vini Toscana e all’epoca, in maniera un po’ casuale, Confagricoltura divenne titolare del faldone che è rimasto fermo 15 anni”.

“Per noi è fondamentale il fatto che sia concentrato l’utilizzo del nome Toscana che, come Consorzio Igt, abbiamo il dovere di tutelare, perché Toscana è un nome comune, quindi non si può permettere che se ne faccia un uso distorto” continua Cecchi, ricordando che “alcune Doc sono in procinto di inserire il nome Toscana che, se da una parte è un segno di grande debolezza perché vuol dire che questi Consorzi non sono riusciti a creare una propria identità, dall’altra è un forte riconoscimento al brand”. “Noi non vogliamo certo fare i padroni, però un coordinamento, un punto di riferimento certo, ci vuole sia per i produttori che per le istituzioni, per la Regione come per il ministero, e noi copriamo tutto il territorio” sottolinea, osservando che “quando ad esempio c’era da registrare il nome Toscana a Singapore non si poteva presentare nessuno perché nessuno ne aveva la titolarità, e fino a due mesi fa il nome Toscana non era registrato negli Stati Uniti che sono il nostro mercato di sbocco: il nome era libero, una situazione davvero imbarazzante”.

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“Per quanto riguarda il Costa Toscana, nelle denunce 2024 si parla di circa 150 produttori e più o meno diecimila ettolitri. Per avere il riconoscimento serve il 35% delle teste e il 51% della produzione. Una buona parte di nostri soci, mi pare il 16-17%, sono già nella Costa Toscana e rivendicano sia il Toscana Igt che il Costa Toscana e quindi dobbiamo trovare circa un altro 17-18%, cosa che almeno in teoria dovrebbe essere abbastanza facile” commenta il presidente che, alla domanda su che tempi bisogna aspettarsi, replica “mi piacerebbe tornare l’anno prossimo e annunciare di esserci riusciti ma è oggettivamente difficile soprattutto per la quantità di pratiche burocratiche di cui si perde traccia quando arrivano a Roma”.

“Nel giugno del 2019 ci fu una riunione ‘carbonara’ tra cinque, importanti, aziende che esportavano grosse quote e sentivano realmente il bisogno di dare un punto di riferimento certo al Toscana, che era in balia dell’Ente tutela vini Toscana che era ‘dormiente’ e ingessato da pesanti conflittualità interne, con un presidente (il conte Andrea Dzieduszycki) e un direttore (Piero Tesi, nel 2011 ‘Benemerito della viticoltura italiana’) già molto anziani. L’Ente fu così trasformato nel Consorzio Vino Toscana e la presidenza fu affidata a me e la direzione a Stefano Campatelli” ricorda Cecchi, aggiungendo che “dopo la pausa dovuta al Covid, siamo riusciti a far confluire tutte le Cantine sociali: è stato molto complicato perché tra alcuni produttori c’erano diatribe che risalivano a trent’anni prima. La svolta c’è stata a Vinitaly 2023 quando si è avuto la consapevolezza che qualcosa doveva esser fatto. D’altre parte si sta parlando di una IG che con la vendemmia 2024 coinvolge 4.139 rivendicazioni, ed è un’operazione che ha costi bassissimi per i produttori che pagano appena cinquanta centesimi per ettolitro, quindi poco più di tre millesimi a bottiglia”.

“Adesso il primo obiettivo è far approvare il nuovo Disciplinare che è già partito qualche mese fa: si parla di tempi pubblici e quindi dipende non da noi ma dalle istituzioni” continua Cecchi, evidenziando che “è un Disciplinare che dà la massima libertà: abbiamo inserito altri prodotti che non potevano essere fatti, e altri vitigni che sono riconosciuti dalla Regione ma che non facevamo parte di questo documento. Il secondo obiettivo – prosegue – è raggiungere l”erga omnes’ per cui abbiamo bisogno di numeri più stringenti: con la vendemmia 2024 praticamente già ci siamo, ma siccome dobbiamo fare la media tra gli ultimi due anni e la 2023 è stata quella che sappiamo, sono abbastanza fiducioso che l’anno prossimo o al massimo tra due anni ci riusciremo. Questo ci consentirebbe di raggiungere tutti quei piccolissimi produttori che ad oggi sono difficilmente raggiungibili, sapendo che il 42 o il 46%, non mi ricordo esattamente, di coloro che fanno Toscana Igt producono meno di 50 quintali d’uva, quindi solo 30 hl di vino. Il terzo obiettivo – chiosa il presidente – è di creare una struttura al Consorzio perché al momento siamo io, il direttore e una ragazza che è appena entrata. I tempi per fare tutto non sono brevi ma la strada mi pare sia quella giusta”.

“Siamo tutti qui insieme per iniziare un percorso unitario, frutto di un percorso in cui tanti hanno remato nella stessa direzione – chiosa soddisfatto Corsini – non serve dare vita ad un altro Consorzio per promuovere e tutelare l’indicazione”. “Questo progetto nasce per dare valore ai vini IGT della Toscana e l’unione degli intenti tra il Consorzio Vino Toscana e l’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana non può che essere salutata positivamente” gli fa eco la vicepresidente e assessora regionale all’Agricoltura, Stefania Saccardi, presente al passaggio di consegne, mettendo in luce che “in un momento in cui il settore presenta complessità è un segno di condivisione tra gli attori della filiera e di fiducia verso il futuro”. (Alessandro Pestalozza)



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