Per la sostenibilità del sistema previdenziale il problema non sono le pensioni, ma l’assistenza

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Si è tenuta a Milano la terza edizione di Anima è previdente. Negli interventi di Brambilla (Itinerari Previdenziali) e Boeri (Bocconi) il richiamo a consapevolezza previdenziale e demografica. Melzi d’Eril (Anima): “Investire nella previdenza è la strada giusta”.

Il rapporto tra pensionati e occupati in Italia è un tema critico. “Esistono 1,46 occupati per ogni pensionato: il limite di sicurezza è 1,5”. Il messaggio è chiaro e arriva da una fonte autorevole: Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari Previdenziali. E la platea a cui è rivolto è d’eccezione: oltre 700 consulenti finanziari provenienti da tutta Italia convocati a Milano da Anima SGR per la terza edizione di Anima è previdente, l’evento annuale dedicato alla previdenza complementare da Anima Holding. Brambilla insiste sul punto, anche alla luce di una tendenza: “In Italia si fa ampio ricorso al pensionamento di vecchiaia anticipata (in oltre il 40% dei casi) il che riduce l’età media di pensionamento da 67 a 62,4 anni”. Il risultato? Quasi 400 mila pensioni sono in pagamento da oltre 40 anni e un terzo da oltre 20 anni”. A fronte di questi dati la domanda è una sola: il sistema pensionistico è sostenibile?

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Il sistema “regge”

La risposta secondo Brambilla è “sì, il sistema regge”, tuttavia il problema italiano non sono tanto le pensioni e neanche la sanità, il problema è l’assistenza, ossia “tutte le attività che chiamiamo incentivi impliciti al non lavoro o alla sotto dichiarazione dei redditi”. Brambilla specifica come degli oltre 16 milioni di pensionati italiani, circa il 40,4% sono assistiti, e il 48,6% del totale delle pensioni liquidate nel 2023 riguardano prestazioni di natura ‘totalmente assistenziale’. “Dobbiamo chiederci se la politica italiana degli ultimi 15 anni abbia risolto i problemi. In questo caso la risposta è: no, li ha aggravati”.

Consapevolezza previdenziale e demografica

Il discorso si inquadra ancora una volta sulla relazione tra consapevolezza previdenziale e demografica. “La popolazione invecchia ed è necessaria un’integrazione tra welfare pubblico e welfare privato, integrazione mancata anche nell’ultima legge di Bilancio”, rimarca Brambilla nel sottolineare l’urgenza anche di un intervento normativo a fronte della crescita demografica “maggiore che l’umanità abbia mai conosciuto” avvenuta dal secondo dopo guerra in poi, negli ultimi 78 anni.  A questo si associa una popolazione in progressivo invecchiamento che, nel 2020 (secondo dati Istat), vedrà il 19,6% di over 65 (erano l’8,7% nel 1960) con addirittura un 3,7% di over 85 (dallo 0,5% di 65 anni fa). “Se cambia la struttura della popolazione e la composizione della famiglia, cambiano le esigenze”.

L’urgenza LTC

Le questioni aperte, afferma Brambilla, sono le rendite assicurative e la LTC. Tema caro, quest’ultimo, a Sergio Corbello presidente di Assoprevidenza che insiste sulla necessità della “obbligatorietà della Long Term Care”, iniziativa che oggi “può essere facilmente compresa alla luce dell’andamento demografico e al tema della ‘qualità della vecchiaia’”. Tuttavia, “dal momento che si tratta di un tema futuribile, diventa un dovere del consulente sottolineare l’importanza al risparmiatore di un’ulteriore copertura quale ponte tra fondo pensione e ‘buona vecchiaia’”.

Il ruolo di nascite e immigrazione

Sono numerosi gli spunti che si susseguono sul palco del teatro lirico Giorgio Gaber di Milano, e un elemento di riflessione, non soltanto di ordine economico ma anche di natura squisitamente politica è quello portato all’attenzione nel suo intervento da Tito Boeri, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi, che richiama il ruolo di nascite e immigrazione in ambito previdenziale. Boeri si focalizza su una serie di elementi centrali per il dibattito evidenziando “quattro messaggi”. Il tema delle nascite e dell’immigrazione è appunto tra questi, e in qualche modo, sposta l’attenzione dalla “longevità”: elemento più volte richiamato a fattore determinante della scarsa sostenibilità del sistema previdenziale. A questo si somma il mismatch (sempre più accentuato da cinque anni a questa parte) tra richiesta del mercato del lavoro e lavoratori (che va a influenzare anche la previdenza). Un altro tema è quanto definito dalla legge di bilancio che, dice Boeri “sbaglia nel cercare di aumentare le aliquote contributive INPS. Per aumentare i contributi bisogna agire su un margine estensivo”, che ancora una volta ricade su una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro e sul contributo dell’immigrazione. Infine la consapevolezza previdenziale (e demografica) “fondamentali per creare consenso su politiche che tengano conto della demografia”. Entra qui in gioco il ruolo dei consulenti finanziari e la loro azione a diretto contatto con i risparmiatori (che poi sono anche i contribuenti, almeno, con le dovute proporzioni).  

Lavorare sulla sinergia

Eppure i recenti interventi normativi hanno apportato anche novità che, nella visione di Paolo Pellegrini, vice direttore generale di Mefop, potrebbero dare uno diverso slancio al tema previdenziale. In questo l’esperto richiama la norma della legge di bilancio che consente l’accesso anticipato di tre anni alla pensione, utilizzando il risparmio accumulato nel fondo pensione. A questo aggiunge la necessità di “lavorare sulla sinergia”. E l’esempio concreto rimanda al simulatore INPS, “la mia pensione futura”. Sarebbe interessante, afferma Pellegrini, “integrare nel simulatore gli effetti di una contribuzione di secondo pilastro”.

La strada giusta

“Investite sulla previdenza è la strada giusta”, afferma Alessandro Melzi d’Eril, AD di Anima Holding nel suo intervento. “Come Anima, negli ultimi 15 anni abbiamo continuativamente investito per ampliare le capacità di gestione di servizio e di supporto ai consulenti, passata dai venti miliardi di euro del 2009 ai duecento attuali, e anche i professionisti hanno visto un aumento dai 110 agli attuali 560”, continua Melzi che, nel commentare, “la fase di grande cambiamento”, che sta vivendo il sistema finanziario italiano, ricorda come “molte controparti” siano interessate alla società, “e questo non può che renderci orgogliosi, perché significa che tutto il lavoro fatto ha creato valore, e qualsiasi sia la soluzione finale dei prossimi mesi i nostri partner continueranno a investire su una realtà come Anima”.



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