Romania, migliaia di persone in piazza a Bucarest a sostegno di Călin Georgescu

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Migliaia di persone sono scese in piazza a Bucarest per una manifestazione a sostegno dell’esponente nazionalista e candidato presidenziale Călin Georgescu. La manifestazione, organizzata dal partito Alleanza per l’Unione dei Romeni, ha preso di mira il governo guidato dal premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, ritenuto inadeguato a risolvere i problemi del Paese balcanico, afflitto da crisi economica, alta inflazione e corruzione dilagante. E arriva a pochi giorni dal fermo dello stesso Georgescu, che ha preso parte alla manifestazione accompagnato dalla moglie.

Georgescu, che aveva vinto al primo turno delle elezioni presidenziali rumene prima che la Corte Costituzionale ne imponesse l’annullamento per presunte ingerenze russe in suo favore, è stato fermato mercoledì scorso dalla polizia mentre si trovava per strada e si stava recando a depositare la propria candidatura alle prossime elezioni. È stati portato davanti al giudice per un interrogatorio durato cinque ore. Il politco è accusato di sei reati, tra cui incitamento a sovvertire l’ordine costituzionale, diffusione di false informazioni e fondazione di un’organizzazione antisemita, ma potrà comunque candidarsi.

Decine di migliaia di persone sono confluite davanti al palazzo del governo sventolando le bandiere tricolori della Romania e scandendo slogan come “Abbasso il governo” e “Ladri“. Molti hanno espresso il loro sostegno a Georgescu, che si è imposto come candidato principale nelle elezioni annullate a dicembre, e hanno chiesto di riprendere le elezioni dal secondo turno e non ripetere il primo turno. Il leader della formazione di estrema destra Aur, George Simion, che ha organizzato la protesta, ha detto ai sostenitori: “Siamo uniti, siamo forti. Siamo qui perché il nostro voto è stato rubato. Perché la democrazia è stata calpestata”. Simion ha dichiarato ai giornalisti che la protesta mira a “ripristinare la democrazia e le elezioni libere” e ha chiesto le dimissioni del primo ministro Marcel Ciolacu. “Non abbiamo fiducia che le prossime elezioni siano libere e corrette”, ha dichiarato. Il voto di sfiducia di venerdì, sostenuto dall’Aur e da altri due partiti di opposizione di estrema destra, non è riuscito a far cadere il governo di coalizione filo-occidentale di Ciolacu formatosi dopo le elezioni parlamentari del primo dicembre.

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I manifestanti si sono riuniti in Piazza dell’Università della capitale e, secondo quanto riportato dal sito Digi24, hanno bloccato il traffico e non sono mancati gli incidenti: i poliziotti hanno trovato una lama di coltello addosso a un cittadino polacco, già soggetto a un divieto di partecipazione alle manifestazioni pubbliche. Inoltre, diversi manifestanti avevano con sé oggetti contundenti, utilizzati come supporti per le bandiere e gli striscioni esposti. I dimostranti hanno poi marciato verso Piazza della Vittoria, dove era già presente una grande folla. Alcuni di loro hanno cercato di sfondare il cordone della Gendarmeria e di superare le barriere di protezione installate dalle forze dell’ordine.

Georgescu, che ha ripetutamente negato qualsiasi illecito, ha partecipato alla protesta, dove ha detto ai sostenitori che “il sistema ha malignamente cercato di dividerci” e che “vecchi e nuovi compari hanno cercato di bloccare la mia candidatura“. Il primo turno della ripetizione delle elezioni è previsto per il 4 maggio. Se nessun candidato otterrà più del 50% dei voti, si procederà al ballottaggio il 18 maggio.

“Chissà se proveranno a censurare la marea umana oggi a Bucarest a sostegno di Călin Georgescu, a cui ci uniamo anche noi. Domanda alla “democratica” Ue: violenza, censura e sospensione della democrazia viste in Romania possono essere tollerate in Europa?”. È questo il commento su X di Matteo Salvini. Vicepremier e leader della Lega che venerdì ha avuto una conversazione – in videocollegamento – con il politico rumeno per ribadire la solidarietà del Carroccio per quello che è considerato, si legge in una nota della Lega, “un attacco alla democrazia gravissimo e senza precedenti, uno schiaffo di stampo sovietico alla volontà popolare e alla libertà di pensiero e di parola”.



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