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A partire dal 12 gennaio 2025, le assenze ingiustificate dei lavoratori non condurranno più automaticamente a un procedimento disciplinare con conseguente licenziamento. La normativa, introdotta con il Collegato Lavoro, ridefinisce i criteri per la cessazione del rapporto di lavoro nei casi di assenza prolungata.
Precedentemente, l’assenza ingiustificata oltre un certo limite stabilito dal contratto collettivo o superiore ai 15 giorni comportava inevitabilmente l’avvio di un’azione disciplinare, che poteva sfociare nel licenziamento per giusta causa. Con le nuove disposizioni, invece, il datore di lavoro ha ora la possibilità di segnalare la situazione all’Ispettorato territoriale del lavoro, che avrà il compito di effettuare le dovute verifiche.
Assenze ingiustificate: le conseguenze per la NASPI
Questa modifica incide profondamente sulle conseguenze delle assenze prolungate e introduce una nuova modalità di gestione della cessazione del rapporto lavorativo. Se, in seguito agli accertamenti, l’assenza viene considerata come una scelta volontaria del lavoratore, il rapporto di lavoro potrà considerarsi interrotto per dimissioni volontarie. In questo caso, il lavoratore perderà il diritto all’indennità di disoccupazione Naspi.
La possibilità di segnalare le assenze ingiustificate all’Ispettorato lavoro territoriale rappresenta un passaggio cruciale nella gestione di queste situazioni. Questo organo sarà chiamato a valutare le circostanze specifiche e a stabilire se il lavoratore si è effettivamente allontanato volontariamente o se l’assenza è dovuta a cause oggettive che esulano dalla sua volontà.
L’intervento dell’Ispettorato introduce quindi una maggiore trasparenza e tutela sia per il datore di lavoro che per il dipendente. Invece di un licenziamento diretto, il lavoratore ha l’opportunità di chiarire le ragioni della propria assenza ed evitare che questa venga interpretata come un recesso volontario, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Quando si mantiene il diritto alla NASPI
In presenza di situazioni particolari, il lavoratore può dimostrare che la sua assenza non è dovuta a una scelta personale ma a cause indipendenti dalla propria volontà. Se si riesce a comprovare che l’assenza è riconducibile a situazioni di forza maggiore, o a comportamenti del datore di lavoro che abbiano reso impossibile la prosecuzione dell’attività lavorativa, la cessazione del rapporto di lavoro verrà qualificata come involontaria. In questo caso, il lavoratore conserverà il diritto all’indennità di disoccupazione Naspi.
Le circostanze che possono giustificare un’assenza includono, ad esempio:
- impedimenti oggettivi e inaspettati, come eventi di salute gravi o calamità naturali;
- inadempienze del datore di lavoro, tra cui il mancato pagamento dello stipendio o condizioni di lavoro non conformi agli standard di sicurezza;
- situazioni di mobbing o discriminazione, che rendano insostenibile la permanenza sul luogo di lavoro.
Assenze ingiustificate: cosa significa per lavoratori e datori di lavoro
L’introduzione di questa nuova disciplina ha un impatto significativo sia per i lavoratori che per le aziende. Da un lato, il datore di lavoro non ha più il potere di procedere automaticamente al licenziamento in caso di assenze ingiustificate prolungate. Ma deve seguire una procedura formale attraverso l’Ispettorato del lavoro.
Dall’altro lato, il lavoratore ha la possibilità di difendersi e dimostrare che l’assenza non è riconducibile a una decisione volontaria.
Le aziende dovranno quindi adottare un approccio più strutturato per la gestione delle assenze, assicurandosi che vi siano prove sufficienti prima di segnalare un lavoratore per abbandono del posto di lavoro. Nel frattempo, i dipendenti dovranno essere consapevoli della necessità di documentare eventuali giustificazioni. Ciò per evitare conseguenze negative sulla loro posizione lavorativa e sulla possibilità di ricevere la Naspi.
Riassumendo
- Dal 12 gennaio 2025, le assenze ingiustificate non comporteranno più il licenziamento automatico.
- Il datore di lavoro può segnalare l’assenza all’Ispettorato territoriale per verifiche approfondite.
- Se l’assenza è considerata volontaria, il lavoratore è considerato dimissionario e perderà il diritto alla Naspi.
- Il lavoratore può dimostrare cause di forza maggiore per conservare i propri diritti.
- Le aziende devono seguire procedure formali prima di dichiarare l’abbandono del posto di lavoro.
- La nuova normativa garantisce maggiore tutela e trasparenza per lavoratori e datori di lavoro.
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