Nucleare, il governo ci riprova: ecco la mappa dei siti “candidati” per ospitare le centrali (e uno è in Sicilia)

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Dopo il sì del consiglio dei ministri al disegno di legge delega per riportare il nucleare in Italia, torna d’attualità la ricerca dei siti idonei

Via libera del consiglio dei ministri al disegno di legge delega per riportare il nucleare in Italia. Ma il ritorno all’atomo, fortemente voluto dal governo Meloni, non convince molti, e le critiche sono feroci.

Il provvedimento è stato presentato dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. L’obiettivo è ridare all’Italia una normativa per le centrali nucleari e per regolare tutta la materia. Entro 12 mesi dall’approvazione della legge in Parlamento, il governo dovrà emanare i decreti attuativi. Questi prevedono un Programma nazionale sul nucleare, la disciplina per la localizzazione, la costruzione e l’esercizio delle centrali, le norme per la produzione del combustibile, per lo smaltimento delle scorie radioattive e lo smantellamento delle vecchie centrali. I decreti riguarderanno incentivi e sostegni per la costruzione degli impianti, per la ricerca e per i territori dove sorgeranno le centrali. Sarà istituita un’autorità indipendente per la sicurezza, saranno previste misure per la formazione del personale, per l’informazione alla popolazione e per la consultazione delle comunità interessate dagli impianti. Per il ministro Pichetto «alle future generazioni dobbiamo garantire energia più pulita, economica e sicura, per un’Italia che vuole crescere ed essere più competitiva». Ma le opposizioni e gli ambientalisti partono alla carica contro il disegno di legge. Per Angelo Bonelli di Avs, il governo «ha affermato, mentendo, che il nucleare garantirà energia a basso costo. Falso! Oggi il nucleare costa 170 euro al megawattora, molto più di quanto paghiamo attualmente per l’energia elettrica e molto più delle rinnovabili». Le principali ong ambientaliste, riunite nel 100% Rinnovabili Network, sostengono che «le centrali nucleari a fissione sono vecchie e in declino, perché molto costose e perché generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per molte migliaia di anni. È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili».

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La mappa del 2022 dei Verdi

E’ ancora presto per avere una mappa definitiva. Ma tre anni fa fece molto discutere una mappa “rivelata” dai Verdi che indicava tredici siti, tra cui quello siciliano di Palma di Montechiaro. Nella mappa c’erano anche Trino Vercellese, Caorso, Monfalcone, Chioggia, Scarlino, San Benedetto del Tronto, Montalto di Castro, Borgo Sabotino, Garigliano, Termoli, Brindisi, Scansano Jonico e Oristano. Si tratta di siti inseriti poiché vicini a grossi bacini di acqua e in aree antisismiche.

I siti per le scorie

Un paio di anni fa invece il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la mappa delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, la Cnai (Carta nazionale delle aree idonee). Sono indicati 51 siti, concentrati in 5 zone su 6 regioni: 10 in Basilicata (5 nel Materano e 5 nel Potentino), 4 fra Basilicata e Puglia, 21 in Lazio (nel Viterbese), 5 in Piemonte (nell’Alessandrino), 1 in Puglia (a Gravina), 8 in Sardegna (2 nell’Oristanese e 6 nel Sud Sardegna), 2 in Sicilia ( TP-9 Trapani Calatafimi-Segesta TP-11 Trapani).

L’Italia da decenni deve realizzare un deposito nazionale delle scorie nucleari, come prevedono le norme Ue. I suoi rifiuti radioattivi oggi sono in Francia e Gran Bretagna. Nel 2003 il governo Berlusconi provò a costruire la discarica a Scanzano Jonico in Basilicata, ma dovette rinunciare per la rivolta dell’intera regione. Nel 2021 invece la Sogin, la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, che dovrà costruire e gestire la discarica, ha pubblicato una prima Carta dei siti potenzialmente idonei, individuati sulla base di criteri di sicurezza: lontananza da centri abitati, da corsi d’acqua e falde, da zone sismiche, da aree agricole e altro. Si è arrivati alla lista di 51 aree, la Cnai. Il problema è che nessuna delle località indicate nella mappa si è dichiarata disponibile ad ospitare la discarica. In compenso, alcuni Comuni non compresi, primo fra tutti Trino Vercellese (dove già esisteva una centrale), si sono candidati a prendersi il deposito. Questo porterebbe sul territorio contributi pubblici milionari, oltre a 4000 occupati nel cantiere per 4 anni e a 700-1000 nella gestione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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