Salvini deciso a spingere sul legame con Trump. Ma nella Lega crescono i dubbi

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


di Cesare Zapperi

Dai fedelissimi ai governatori, i timori sui toni eccessivi e il peso dei dazi Usa

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Matteo Salvini prosegue senza remore, tra post sui social e dichiarazioni pubbliche, la sua corsa a rappresentare il più «trumpiano dei trumpiani», ma la Lega, o buona parte del suo gruppo dirigente, non pare condividere posizioni che paiono fin troppo aderenti a quelle del presidente americano.

Nel dibattito politico emergono solo le parole del segretario. Il vicepremier sa farsi notare, come ha fatto venerdì sera a pochi minuti dalla fine dello «show» andato in scena alla Casa Bianca. È stato l’unico leader europeo, di partito o di governo, a parte l’ungherese Viktor Orbán, a schierarsi con Trump e a non spendere una sola parola per il presidente ucraino. E anche ieri Salvini ha sottolineato che l’Ue usa toni bellici mentre solo gli Usa sono impegnati a ricercare la pace in Ucraina.




















































Eppure, solo pochi giorni fa in Consiglio federale quando il confronto interno era caduto sulla linea da tenere rispetto a Trump, il segretario era stato invitato a muoversi con prudenza e non sposare aprioristicamente le posizioni di rottura del tycoon americano. «Matteo, noi apprezziamo la spinta di Trump quando si batte contro il politicamente corretto e quando mette in discussione le politiche dell’accoglienza — avevano osservato pur con parole diverse il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga — ma stiamo un passo indietro perché su alcuni fronti, come quello economico, ha idee che possono crearci problemi e in generale è figura capace di improvvisi cambi di linea e rischiamo di trovarci spiazzati».

APPROFONDISCI CON IL PODCAST

Salvini ha ascoltato ma è convinto che per la Lega sia più premiante cercare di sfruttare, anche un po’ spregiudicatamente, il vento che soffia da destra. Così si spiega il sostegno prima e la soddisfazione poi per il risultato raggiunto da AfD in Germania (e poco importa che meno di un anno fa il partito di ultradestra fosse stato espulso dal gruppo europeo della Lega). E va nello stesso senso l’appoggio a Calin Georgescu, l’esponente di estrema destra romeno che punta a conquistare la presidenza della Repubblica. La strategia del leader leghista è chiara, la ribadisce ogni giorno. L’azione di Trump sulla scena mondiale per Salvini è una sorta di traino. Per ogni iniziativa del presidente americano c’è il suo plauso che arriva puntuale sui social.

E succede anche quando le intenzioni di Trump rischiano di creare grossi problemi ai mondi di riferimento della Lega. Sui dazi Salvini ha fatto fare un salto sulla sedia a molti leghisti. Quella frase («Chi ha paura di Trump teme il futuro, i contro-dazi di von der Leyen fanno ridere») negli ambienti economici lombardi e veneti è stata letta con grande preoccupazione. E il governatore Luca Zaia se ne è fatto portavoce ricordando quanto il sistema economico della sua regione faccia leva sull’export. Come del resto fanno le imprese di Milano, Brescia e Bergamo e delle altre province lombarde.

Sono preoccupazioni, allargate all’insieme della politica estera salviniana, che sono emerse in dichiarazioni attribuite (con smentita successiva quasi d’ufficio) al capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. L’anima moderata della Lega, quella stessa che non aveva apprezzato la candidatura del generale Roberto Vannacci alle Europee, non condivide le spinte sovraniste né apprezza la rinnovata attenzione a Putin, già controversa in passato quando furono firmati accordi con Russia Unita, poi parzialmente disconosciuti.

Il brindisi di Salvini a base di vodka con la ministra Elisabetta Casellati e l’invito «andiamo a Mosca» (secondo quanto raccontato da Repubblica) lanciato nel party notturno di venerdì dopo il forum a Saturnia è stato letto come un nuovo sbilanciamento nei confronti di chi tre anni fa, aggredendo l’Ucraina, ha fatto scoppiare una guerra che è costata decine di migliaia di morti e che ha avuto pesanti conseguenze sull’economia. Ed è qui che si registra forse la più marcata differenza tra il leader e i suoi critici. Tutti sono d’accordo che l’irruzione di Trump sulla scena mondiale ha aperto prospettive di pace in Ucraina. Ma se il segretario si affida ciecamente al presidente Usa, altri invitano alla cautela perché «bisogna vedere chi ci guadagna davvero».

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

La newsletter Diario Politico

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter “Diario Politico”. E’ dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.

1 marzo 2025 ( modifica il 2 marzo 2025 | 08:54)

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link