Dopo cinque anni dalla nascita, la società chiude con 11 milioni di ricavi (+22%) a fronte di 10 milioni di costi. «Possiamo dire che la fase di startup è finita», annuncia il fondatore e direttore Mario Calabresi
Piazza della Scala, 29 febbraio 2020. Entro pochi giorni la Lombardia finirà in lockdown per il Covid. Alle Gallerie d’Italia si incontrano per la prima volta l’ex direttore de La Stampa e La Repubblica, il giornalista e scrittore Mario Calabresi, e Guido Brera, dirigente, scrittore e fondatore della società di risparmio gestito Kairos. Se il primo si è innamorato di un nuovo modo di comunicare, il podcast, l’intuito spinge il secondo a guardare avanti, intuendo con largo anticipo la trasformazione che questo strumento potrà avere in futuro. E così, in una fase storica complicata e piena di paura, nasce la startup Chora Media. Diventata oggi leader del mercato italiano dei podcast — i contenuti proposti sono da sempre nella top ten di Spotify— Chora Media nel 2024 è riuscita a centrare il break even, con una solidità economica e una crescita costante che hanno portato il suo direttore Calabresi ad affermare convinto: «La fase di startup è finita».
La società ha chiuso il 2024 con 11 milioni di euro di ricavi, in crescita del 22% rispetto al 2023 (9,06 milioni di euro) con un gran balzo dell’ebitda a +138%, passato da -2,2 milioni del 2023 a + 900 mila euro dello scorso anno. Sulla performance ha inciso anche l’efficientamento dei costi, scesi del -12% a 10 milioni contro gli 11,3 del 2023. E i ricavi dei primi due mesi del 2025 registrano già il +48% rispetto allo stesso periodo del 2024. Che cosa è successo?
La nuova organizzazione di Chora Media con Will
«Dal 2020 a oggi ci sono stati anni di fatica, di investimenti, di scommesse — spiega Calabresi —. Abbiamo chiuso il 2023 con 2,3 milioni di perdite, è stato un momento duro ma in quel momento Guido ha portato dentro Be Water, la società che controlla anche Chora Media, la manager Barbara Salabè. Viene dalle multinazionali americane, ha guidato WarnerMedia in Italia e ha fatto un lavoro straordinario nel mettere metodo, rigore e nello stabilire le priorità. Per il 2024 ci ha suggerito di non continuare a fare tanto prodotto nuovo ma di consolidare. Ci ha spinti a focalizzarci sul creare progetti più grandi e ricorrenti per i clienti “branded”, piuttosto che moltiplicarli con progetti piccoli». All’inizio del 2024, inoltre, sono state unite in un’unica società Chora Media e la social company Will (rilevata nel 2022). «Con il suo ceo, Riccardo Haupt, ci siamo divisi i ruoli e, nonostante i percorsi professionali diversi, siamo riusciti a interpretare molto bene il cambiamento. Non era facile mettere insieme con efficienza due team con cultura e metodi di lavoro diversi», racconta il direttore sottolineando che al momento sono 81 i dipendenti assunti con un’età media di 32,5 anni e il 55% sono donne.
Il mercato dei podcast in Italia
In Italia il mercato dei podcast è in costante crescita e a fine 2024 contava 17,2 milioni di ascoltatori. Gli ascolti medi mensili di Chora Media si attestano intorno ai 5,3 milioni, in una media nazionale di 8,5 milioni. «L’utente Chora è compreso tra i 24 e 45 anni, più donne che uomini, con un alto livello di istruzione — spiega il direttore —. Milano è la città del podcast e la Lombardia la prima Regione. Ma stanno crescendo tanto anche i cinquantenni».
A influire sui ricavi di Chora Media, per il 70% sono i contenuti social & podcast branded. Solo il 7% arriva dalla pubblicità che, secondo Calabresi, «non dà ancora la giusta considerazione a un settore in crescita a fronte di un calo di quello radiofonico. Nel 2025 lavoreremo molto su questo». Le stime prevedono che il mercato della pubblicità podcast in Italia raggiungerà i 42,16 milioni di euro nel 2025 contro gli oltre 2 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
C’è poi la New Media Academy, con corsi podcast e giornalismo digitale che nel 2024 ha visto la nascita della versione inglese, Academy europea We Pod grazie alla vittoria di un bando Ue: sono state 236 le candidature ricevute di cui 35 dall’Ucraina.
La trasformazione
Oltre alle 338 serie prodotte da dicembre 2020 , si è avuta anche la conferma della visione di Brera sul potenziale di trasformazione del podcast. Come successo, per esempio, a «Chiedilo a Barbero», diventato il programma televisivo per La7.
«Due podcast diventeranno film e altri due serie tv», anticipa il direttore. Che poi, oltre a spiegare che anche in Chora Media è entrata l’intelligenza artificiale «come aiuto per le traduzioni nelle lingue straniere, per la distribuzione e capacità di lavorare sui dati», ha invece trovato straordinario un effetto dei podcast più fisico che digitale. «È stato eccezionale vedere quanta gente mi ferma per dirmi che ha ascoltato il podcast sulla gentilezza, che è stato utile. Per questo abbiamo pensato di creare un rapporto diretto con gli ascoltatori con eventi live, partecipando a festival e con podcast trasformati in spettacoli teatrali». Oltre a nuovi prodotti, come una rassegna stampa ogni mattina alle 6.30 e i podcast con Alessandro Cattelan e Valerio Lundini, da maggio si parlerà degli Anni Settanta al teatro Lirico di Milano. Oltre allo stesso Calabresi, per due ore il pubblico ascolterà le storie di Benedetta Tobagi, Francesco Oggiano e Sara Poma. Inizierà quest’estate con i festival e poi dall’autunno in tournée nei teatri anche la giornalista Cecilia Sala, con lo spettacolo «Teheran».
A giugno 2024 Calabresi aveva fatto una scommessa con Marco Bardazzi, co-autore del podcast «Altre storie americane»: «Troveremo 5 mila persone che ogni settimana ascolteranno per 20 minuti storie dall’America? Da otto mesi ci ascoltano 40 mila persone a settimana». Un successo che ha spinto associazioni, teatri, musei a invitarli per puntate live. «Cominceremo il 5 marzo alle Gallerie d’Italia». Ancora lì, dove tutto è iniziato.
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