Allarme medici di famiglia, in Liguria ne mancano 112 e uno su due ha troppi pazienti

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Genova. In Liguria mancano 112 medici di medicina generale e più della metà (il 50,7%) ha più di 1.500 assistiti, il massimale fissato dall’accordo collettivo nazionale. È quanto risulta dall’ultimo studio della Fondazione Gimbe che delinea un quadro sempre più preoccupante a livello nazionale: in Italia la carenza è di oltre 5.500 medici di famiglia, molti cittadini faticano a trovarne uno e il numero di giovani che scelgono questa professione, a fronte di migliaia di pensionamenti, continua a diminuire.

L’accordo collettivo nazionale fissa a 1.500 il numero massimo di assistiti per medico di medicina generale, con la possibilità di aumentarlo fino a 1.800 in casi particolari e, tramite deroghe locali, anche oltre. Ulteriori deroghe vengono concesse anche in caso di indisponibilità di o per iscrizioni temporanee. Parallelamente, alcune condizioni riducono il numero di assistiti, cosicché il quadro risulti molto eterogeneo con medici sovraccarichi e altri con pochissimi iscritti.

La Liguria si pone in linea con la media nazionale col 50,7% dei medici di medicina generale oltre il massimale rispetto al dato italiano del 51,7%. In testa c’è la Lombardia col 74%, in Molise solo il 21,6% è sovraccarico. Il numero medio di assistiti si attesta a 1.338 nella nostra regione, dato inferiore a quello nazionale (1.374) e ben lontano dai 1.548 assistiti per medico che si registra nella provincia autonoma di Bolzano.

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Secondo i dati forniti dalla Fimmg, tra il 2024 e il 2027 ben 7.345 medici di famiglia hanno raggiunto o raggiungeranno il limite di età per la pensione fissato a 70 anni, deroghe a parte. Nel frattempo sono sempre meno gli universitari scelgono il corso di formazione specifica in medicina generale. Secondo i dati del ministero della Salute, nel 2024 in Liguria il numero di iscritti è stato inferiore del 42% ai posti disponibili. Il dato è tra i peggiori in Italia: la media nazionale è del -15%, il record è nelle Marche col 68.

In generale, quindi, si assiste a una progressiva riduzione del numero dei medici di medicina generale. Tra il 2019 e il 2023 sono diminuiti del 13,2% in Liguria e del 12,8% in Italia, passando da 42.009 a 37.260. Il calo più marcato si registra in Sardegna (-39%), quello più contenuto nelle Marche (-1,7%).

“L’allarme sulla carenza dei medici di medicina generale – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – riguarda ormai tutte le Regioni e affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un medico di medicina generale vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili”.

Se tutti i medici di medicina generale andassero in pensione a 70 anni e tutte le borse di studio finanziate tra il 2021 e il 2024 fossero assegnate e completate, nel 2027 le nuove leve coprirebbero i pensionamenti attesi e le carenze rilevate nel 2023. “In realtà – spiega Cartabellotta – questo scenario è poco realistico: sempre più medici si ritirano prima dei 70 anni e, soprattutto, sta aumentando il divario tra borse finanziate e iscritti che completano il ciclo formativo. Un gap legato da un lato alla mancata partecipazione al concorso, con il 15% delle borse non assegnate nel 2024, dall’altro agli abbandoni durante il percorso formativo, che coinvolgono almeno il 20% degli iscritti“.

A Genova la Fimmg aveva già lanciato l’allarme: nei prossimi tre anni quasi 100 medici di famiglia andranno in pensione e solo il 30% verrà sostituito dai giovani in formazione. Ma perché la professione è così poco attrattiva? Sono principalmente due le cause, secondo il sindacato: troppa burocrazia da affrontare e compensi economici insufficienti, considerando anche l’aumento del costo della vita degli ultimi anni.

Nelle intenzioni del Governo c’è una riforma radicale del sistema, col passaggio dal rapporto di convenzione a quello di dipendenza del servizio sanitario nazionale per i medici di medicina generale. “Io auspico che i medici di medicina generale possano avere un contratto di lavoro con la Asl, per me sarebbe un modo assolutamente efficiente per poter gestire la medicina di base – è la posizione del presidente ligure Marco Bucci -. Oltretutto questo consentirebbe di avere gli studi medici aperti dalle 8 alle 17, che è una cosa assolutamente difficile. Tante cose vanno messe a punto, ma la logica e lo spirito della riforma mi trova assolutamente d’accordo”.

Alle perplessità della Fimmg si aggiungono quelle della Fondazione Gimbe: “Non è stata condotta alcuna valutazione di impatto che dimostri l’efficacia di questa soluzione: un’analisi approfondita dovrebbe considerare gli effetti economici, contributivi, organizzativi e professionali di una riforma di tale portata. I diretti interessati hanno appreso della riforma solo tramite indiscrezioni di stampa, senza alcun coinvolgimento istituzionale. Un avvio nel peggiore dei modi, che la rende già un fallimento annunciato”.

“Il timore – conclude Cartabellotta – è che dalla mancata programmazione il problema si sia spostato sulla scarsa attrattività della professione. Per attuare l’agognata riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr (case di comunità, ospedali di comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), si punta su un cambiamento tanto radicale quanto poco realistico per colmare la carenza di medici di famiglia. Una riforma così complessa, oltre a richiedere una valutazione d’impatto, necessita di un coinvolgimento diretto delle parti in causa. Nel frattempo, se la professione di medico di medicina generale continuerà a perdere appeal, il rischio concreto è lasciare milioni di persone senza medico di famiglia, peggiorare la qualità dell’assistenza territoriale e compromettere la salute delle persone, soprattutto dei più anziani e fragili. Oltre, ovviamente, a legittimare il flop della riforma prevista dal Pnrr, per la quale abbiamo indebitato le generazioni future“.

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