Con le CER anche aziende ed enti religiosi possono diventare produttori-consumatori di energia

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Le CER, Comunità Energetiche Rinnovabili, sono gruppi di persone o altri soggetti che si uniscono per produrre, condividere e consumare energia da fonti rinnovabili a livello locale. Possono farne parte anche aziende, imprese ed enti che possono così abbattere i costi energetici, ridurre le emissioni di CO e aumentare la propria indipendenza energetica.

COME FUNZIONANO?

Un gruppo di persone oppure – ed è questo il caso su cui ci concentriamo in questo articolo – di aziende o altri tipi di enti si organizza per produrre e condividere energia rinnovabile, solitamente da impianti fotovoltaici. A condizione che la partecipazione delle piccole e medie imprese non ne rappresenti l’attività industriale o commerciale principale – decreto Legislativo 199/2021 –, l’energia prodotta viene utilizzata direttamente dai membri della comunità. Questo riduce concretamente la dipendenza delle aziende partecipanti dalla rete elettrica tradizionale e poi si apportano benefici di tipo economico, ambientale e sociale al territorio e alle comunità locali.

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L’energia in eccesso viene distribuita agli altri membri della comunità, ottimizzando così i consumi; per l’energia condivisa i partecipanti alla CER ricevono incentivi e riducono le spese grazie all’autoconsumo. Il beneficio economico ottenuto poi sostiene e finanzia programmi sociali, serve a compiere investimenti in materia di efficienza energetica, a creare impiego, individuare delle risposte per le varie esigenze di sviluppo della comunità territoriale, nonché a combattere la povertà energetica rivitalizzando l’economia locale.

In Italia sono diverse le aziende che hanno scelto di aderire a delle CER. Sorgenia, per esempio, nel 2022 ha inaugurato SOLISCA, la prima comunità energetica rinnovabile in Lombardia, a Turano Lodigiano, con due impianti fotovoltaici installati sui tetti di una palestra e di un centro sportivo. In Piemonte il consorzio Pinerolo Energia ha realizzato una CER insieme ad ACEA Pinerolese Industriale e al Comune di Scalenghe, sviluppando il progetto in collaborazione con il Politecnico di Torino, evidenziando l’importanza della cooperazione tra enti accademici e aziende nel settore energetico.

Un altro esempio è Italconcia, un’azienda toscana che ha avviato una CER nel Comune di Castelfranco di Sotto (PI). In collaborazione con E.ON, è stato installato un impianto fotovoltaico da 154 kWp sul tetto della propria sede: l’energia in eccesso viene condivisa con i cittadini locali, promuovendo la sostenibilità energetica all’interno della comunità.

Spinte sia da incentivi economici che dalla volontà di contribuire alla sostenibilità ambientale, la partecipazione delle aziende alle CER in questi anni risulta in crescita.

Estra ha sviluppato un modello per abilitare l’energia di comunità, per diffondere i concetti di sostenibilità ambientale, uso responsabile dell’energia e solidarietà sociale. Romeo Group mette a disposizione il proprio know-how attraverso uno sportello informativo dedicato proprio alle CER, soprattutto in piccoli Comuni, e Unoenergy offre soluzioni complete per realizzare impianti fotovoltaici e per la gestione delle comunità energetiche, fornendo servizi a basso costo per consumi condominiali e individuali.

I VANTAGGI PER LE AZIENDE CHE ADERISCONO

I vantaggi sono molteplici: innanzitutto il risparmio concreto sui costi energetici, perché le spese in bolletta vengono abbattute grazie all’autoproduzione di energia e agli incentivi statali. Inoltre è possibile conseguire una maggiore indipendenza energetica, cosa che consente di essere meno dipendenti dalle oscillazioni del mercato dell’energia.

Va poi considerato, oltre al minore impatto ambientale, che con queste azioni l’immagine aziendale solitamente si rafforza, il che dà un vantaggio nei confronti di clienti e investitori attenti alla sostenibilità. Le aziende che puntano sulle rinnovabili, con la realizzazione di impianti per la produzione di energia all’interno di una CER, possono usufruire di detrazioni fiscali specifiche, che riducono l’imposta sul reddito in relazione alle spese sostenute per l’installazione degli impianti.

CER
Da sinistra, in prima fila, Emiliano Galanti di Legacoop Romagna al momento della costituzione del progetto
L’ESPERIENZA DI LEGACOOP ROMAGNA

Con un’idea lanciata nel 2022 attraverso il progetto Cooperative in transizione proprio per facilitare la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili sul territorio, Legacoop Romagna ha avviato insieme a ènostra un percorso per la fattibilità di CER e di configurazioni di autoconsumo collettivo e individuale. Si tratta della prima CER in Italia nata in forma di cooperativa. «È qualcosa che sta ancora partendo», sottolinea Emiliano Galanti di Legacoop Romagna. «Ad oggi abbiamo costruito i “contenitori”, abbiamo già le cooperative socie e stiamo attivando la prima configurazione operativa con il GSE, il Gestore dei Servizi Energetici. Abbiamo purtroppo incontrato alcuni ostacoli con lo statuto, perché la forma cooperativa è particolare, ma abbiamo risolto. Contiamo di incassare i primi incentivi entro la prima metà dell’anno».

Il percorso, iniziato nel 2021 proprio con l’intento di investire concretamente su questo tema, ha portato Legacoop a far nascere nel 2024 tre CER che operano in cabine primarie diverse, identificate con confini di ambito territoriali: una lavorerà Ravenna e Cervia, una sui Comuni della bassa Romagna e sulla Romagna salentina e un’altra in provincia di Forlì Cesena e Rimini. Si tratta di una base sociale costituita al 90% cooperative agricole, industriali, sociali, tutte associate a Legacoop.

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Aderire a una CER serve anche a combattere la povertà energetica, rivitalizzando l’economia locale

«Prima di proporre questa possibilità ai cittadini vogliamo “imparare il mestiere”, per questo abbiamo scelto di non far ancora entrare le persone fisiche», ha chiarito Galanti, secondo cui il lato positivo di questo tipo di impostazione è senza dubbio il dialogo che si instaura con imprese e aziende che stanno costruendo o progettando impianti fotovoltaici di dimensioni importanti. «Come Legacoop Romagna quindi c’è stato un investimento non sugli impianti in modo diretto, ma sul progetto dal punto di vista delle risorse umane ed economiche per supportare l’avvio del percorso, sin dai primi studi di fattibilità per capire insieme a ènostra le prime opzioni di configurazioni».

LE CER IN DIOCESI ED ENTI RELIGIOSI

Anche gli enti religiosi possono aderire a una CER per svolgere una parte attiva nella transizione energetica, con l’obiettivo principale di contrastare la povertà energetica. Sono diversi i modi per farlo: in qualità di produttori di energia, se possiedono edifici con tetti o terreni adatti dove poter installare impianti fotovoltaici o altre fonti rinnovabili. Oppure come consumatori, beneficiando dell’energia rinnovabile prodotta nella comunità, riducendo i costi energetici o anche come promotori. Le parrocchie possono infatti agire come aggregatori della collettività per coinvolgere altre chiese, istituti religiosi e fedeli nel progetto.

Alcune diocesi italiane hanno già avviato progetti di comunità energetiche, spesso in collaborazione con cooperative energetiche e aziende del settore. La Diocesi di Bologna ha promosso una CER con il supporto di Legambiente e altri partner, così come alcune parrocchie in Lombardia e Veneto che stanno installando impianti fotovoltaici per alimentare non solo le chiese, ma anche scuole e strutture sociali del territorio.

Anche la Diocesi di Castellaneta (TA) ha avviato un percorso dedicato alla transizione energetica e alle comunità energetiche, come indicato durante la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani tenutasi a Taranto nel 2021. In quell’occasione è stato promosso un modello di sviluppo sostenibile attraverso la creazione di comunità energetiche nelle parrocchie locali. Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha incoraggiato le 25.000 parrocchie italiane a diventare produttrici e consumatrici di energia rinnovabile, contribuendo così alla transizione ecologica e al rafforzamento dei legami comunitari.

Lo scorso anno la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, ha elaborato un vademecum dedicato proprio alle CER, realizzato dal tavolo tecnico della Segreteria Generale della CEI, con il supporto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Gestore dei Servizi Energetici. Un documento di settanta pagine che offre linee guida dettagliate per la costituzione e la gestione delle CER, rivolto in particolare alle parrocchie, alle diocesi e agli enti religiosi per facilitare l’accesso alle opportunità offerte dalle Comunità Energetiche Rinnovabili, promuovendo una gestione più sostenibile delle risorse energetiche.

Anche in questo caso uno dei lati positivi è il risparmio energetico, abbinato naturalmente alla riduzione della spesa per le strutture. In linea con l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, c’è l’orientamento a portare avanti azioni concrete in ambito di sostenibilità ambientale, ma anche i benefici sociali, che favoriscono l’inclusione di famiglie in condizioni di vulnerabilità sociale e realtà in difficoltà economica.

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