Roma Medici di medicina generale in via d’estinzione in tutta l’Italia con situazioni particolarmente gravi in alcune regioni: in testa c’è la Sardegna. Le stime sono state elaborate dalla Fondazione Gimbe sui dati della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (SISAC) che documenta una progressiva riduzione dei camici bianchi in tutte le Regioni, ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (+1%).
Tra il 2019 e il 2023, il numero di MMG è diminuito di 4.749 unità (-12,8%), passando da 42.009 a 37.260. Le differenze regionali sono rilevanti: il calo più marcato si registra in Sardegna (-39%), mentre quello più contenuto nelle Marche (-1,7%).
Secondo i dati SISAC, al 1° gennaio 2023 i 37.260 MMG avevano in carico quasi 51,2 milioni di assistiti, con una media di 1.374 assistiti per medico e variazioni significative tra Regioni: dai 1.100 del Molise ai 1.548 della Provincia autonoma di Bolzano.
«Il quadro reale – precisa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è ancora più critico di quanto mostrano i numeri. Infatti, con un livello di saturazione così elevato, non solo viene compromesso il principio della libera scelta, ma diventa difficile, se non impossibile, trovare un medico di medicina generale vicino a casa. Un problema che non riguarda solo le aree desertificate (bassa densità abitativa, aree montane e rurali), dove i bandi vanno spesso deserti, ma anche le grandi città metropolitane. È possibile stimare – spiega Cartabellotta – solo il fabbisogno medio regionale di medici in base al numero di assistiti, poiché la carenza in ciascun ambito territoriale viene identificata dalle Asl secondo variabili locali».
Per garantire la distribuzione omogenea e capillare rispetto alla densità abitativa, la prossimità degli ambulatori e l`esercizio della libera scelta, la Fondazione Gimbe ha tenuto in considerazione il rapporto ottimale pari a 1 medico di medicina generale ogni 1.200 assistiti.
Al momento, il massimale di 1.500 assistiti è superato da oltre la metà dei medici di medicina generale in 10 Regioni: Liguria (50,7%), Friuli Venezia Giulia (52,4%), Piemonte (54,1%), Marche (55,5%), Provincia autonoma di Trento (56,1%), Emilia-Romagna (57,6%), Campania (58,8%), Sardegna (60,6%), Valle d’Aosta (61,1%) e Provincia autonoma di Bolzano (65,1%). La percentuale sale oltre i due terzi in Veneto (68,7%) e sfiora i tre quarti in Lombardia (74%). «Questo livello di sovraccarico – commenta Cartabellotta – riduce il tempo da dedicare ai pazienti, compromettendo la qualità dell’assistenza. Inoltre influisce sulla distribuzione omogenea e capillare sul territorio dei medici di medicina generale in rapporto alla densità abitativa e limita la possibilità per il cittadino di esercitare il diritto della libera scelta».
Sulla base dei dati, la carenza complessiva è stimata in 5.575unità, distribuiti in 17 Regioni e Province autonome. Le situazioni più critiche si registrano in quasi tutte le grandi Regioni: Lombardia (-1.525), Veneto (-785), Campania (-652), Emilia Romagna (-536), Piemonte (-431) e Toscana (-345). Non si rilevano, invece, carenze in Basilicata, Molise, Umbria e Sicilia. Se tutti i medici andassero in pensione a 70 anni e tutte le borse di studio finanziate tra il 2021 e il 2024 fossero assegnate e completate, nel 2027 le nuove leve coprirebbero i pensionamenti attesi e le carenze rilevate nel 2023.
«In realtà – spiega Cartabellotta – questo scenario è poco realistico: sempre più medici si ritirano prima dei 70 anni e, soprattutto, sta aumentando il divario tra borse finanziate e iscritti che completano il ciclo formativo. Un gap legato da un lato alla mancata partecipazione al concorso, con il 15% delle borse non assegnate nel 2024, dall`altro agli abbandoni durante il percorso formativo, che coinvolgono almeno il 20% degli iscritti».
La quota di spesa sanitaria pubblica destinata all`assistenza medico-generica da convenzione (medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali) è diminuita dal 6,2% nel 2012 al 5,2% nel 2023. Se la spesa percentuale si fosse mantenuta ai livelli del 2012, negli ultimi 11 anni il personale convenzionato non avrebbe perso 4,93 miliardi di euro, di cui 3,49 miliardi tra il 2020 e il 2023. «Questo trend – spiega Cartabellotta – riflette da un lato la progressiva riduzione del numero dei medici di medicina generale in attività, dall`altro dimostra come, analogamente al personale dipendente, il sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale sia stato scaricato in larga misura sul personale sanitario».
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