Celebrazione Eucaristica feriale nella parrocchia di San Paolo Apostolo | Arcidiocesi di Sassari

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Martedì 4 marzo, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica feriale nella parrocchia di San Paolo Apostolo. Hanno concelebrato don Dino Pittalis e don Emanuele Piredda.

 Di seguito pubblichiamo l’omelia dell’Arcivescovo:

 «Portiamo nell’Eucaristia, momento culminante di questa giornata, il cammino della Visita pastorale, lasciandoci guidare dalla Parola di Dio.

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La Parola che l’evangelista Marco ci consegna, in modo particolare, è legata al verbo “lasciare”. Ed è la domanda che Pietro pone a Gesù: “«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?» (Mc 19,27). È il discepolo che si rivolge al Maestro per comprendere sempre più il senso della scelta compiuta. Qual è il valore di questa scelta? Pietro, nel suo cuore, è persuaso di aver lasciato tutto per la sequela, e Gesù risponde dicendo che chiunque lascia la casa, i fratelli, le sorelle, la madre, il padre, i figli, i campi per la sua causa, per la causa del Vangelo, riceverà cento volte tanto, riceverà la pienezza rispetto a ciò che ha lasciato.

 In effetti, il discepolo sente un vuoto, sente la mancanza di ciò a cui ha rinunciato per seguire Gesù e per annunciare il Vangelo. C’è qualcosa che comunque fa percepire la dimensione dell’assenza, e quindi Pietro giustamente si pone questa domanda: Tutto ciò che noi abbiamo lasciato, che sono cose buone, per quest’altra causa, dove ci porterà? Qual è veramente la meta alla quale tutto questo ci condurrà?

Gesù indica una via: la via della pienezza, la logica dell’essere primi nel Regno dei Cieli. È primo nel Regno dei Cieli colui che si pone nella logica di donazione e di servizio, non colui che si colloca in una logica di primato o di possesso. Vi è una logica di gratuità: la sequela interpella la nostra capacità di essere persone generose. Non solo “gratis”, che sarebbe già molto importante, ma non basta. La gratuità è un modo di vivere, è un modo di essere. Ed è questa condizione, questa attitudine, che porta ad annunciare il Vangelo. La logica del disinteresse totale, del distacco da sé stessi, dai beni, anche dagli affetti buoni e positivi, per un amore più totale, che è quello verso Cristo. Questa logica del servizio e della gratuità è connessa con la logica dell’amore. Ecco il compito che oggi attende ciascuno di noi davanti all’umanità, nelle nostre parrocchie, nei nostri quartieri: la logica della gratuità, la logica del servizio, la logica di chi ha abbracciato e incontrato Cristo con un amore profondo, con un legame d’amore intenso.

 Questa è la logica del battezzato, che matura pian piano, quello che Papa Francesco chiama il “discepolo missionario”. Ciò che noi abbiamo ricevuto lo portiamo anche agli altri. Questa logica di amore pieno, totale, di disinteresse, di libertà da tutto per questa adesione a Cristo è anche la logica che fa crescere una comunità parrocchiale.

 A volte si pensa che una comunità parrocchiale cresca solo perché c’è un parroco, due preti, tre preti, quattro preti. Certamente il presbitero ha un ruolo importante e significativo, ma ogni battezzato ha un compito nella Chiesa: edificare la Chiesa, renderla viva, essere discepolo. È la via della sequela, è seguire Gesù.

 Voi state attraversando e sperimentando anche un periodo di attesa delle decisioni, dopo la morte di don Luciano, per quanto siate accompagnati costantemente da don Dino e don Emanuele. Le future decisioni arriveranno, tuttavia, prima di tutto, le nostre comunità parrocchiali – non solo la parrocchia di San Paolo, ma tutta la Chiesa diocesana– tutta la Chiesa, ci ricorda il Papa, sono chiamate a un rinnovato incontro con Cristo e a una rinnovata stagione missionaria.

 Il Papa dice: «Il mio sogno è che ogni Chiesa particolare si costituisca in uno stato permanente di missione». Uno stato permanente, quindi non solo ogni tanto, non solo in qualche circostanza, ma in modo costante, in un atteggiamento di annuncio del Vangelo di Gesù. E davvero vogliamo fare nostra questa preghiera, questa domanda di Pietro. Desideriamo che questa domanda nasca nel cuore di tante persone. “Cosa avremo in cambio?” È la domanda di colui che ancora deve crescere, deve maturare, di un discepolo che sperimenterà anche il fallimento e il tradimento, ma che poi sarà capace del distacco totale per Cristo, della donazione totale per Cristo, dell’amore pieno per Cristo.

 E allora, è bene che ogni discepolo, ognuno di noi, faccia emergere il lato umano della risposta alla chiamata di Gesù. “Cosa avremo in cambio noi che abbiamo lasciato?” Ce lo si domanda soprattutto in una cultura nella quale la spinta è ad accumulare, non a lasciare. Viviamo in una società in cui le sollecitazioni continue sono volte all’acquisto, all’acquisizione. Ma di cosa? L’ambiente culturale nel quale viviamo cosa ci spinge ad acquisire? Quali sono i possessi ai quali ci induce?

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 Ed ecco, qual è invece il possesso che ci propone Gesù? Qual è la pienezza d’amore alla quale ci invita Gesù? E allora, questa sera, vogliamo pregare perché il popolo dei battezzati sussulti ponendosi questa domanda, e tutti noi sappiamo essere interlocutori disponibili, capaci di aiutare a riascoltare la Parola di Gesù e a intraprendere un rinnovato dialogo con Lui.

 La Chiesa matura attraverso un rinnovato dialogo con Cristo. Ciascuno di noi matura vivendo un rinnovato dialogo con Gesù. L’Apostolo Paolo, al quale è dedicata questa nostra cara comunità, ha fatto dell’incontro con Cristo il momento di svolta della sua esistenza. Ha lasciato tutto, tanto da poter dire: «Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura per guadagnare Cristo» (Fil 3,8). È arrivato a un apice, a una vetta così alta dell’amore per Cristo da ritenere anche le cose migliori spazzatura, pur di seguirlo e pur di guadagnare i fratelli a Cristo.

 Allora, San Paolo accompagni il nostro cammino, il cammino della nostra parrocchia, della nostra Chiesa diocesana e della Chiesa universale. In questo momento eucaristico, preghiamo incessantemente per il nostro amato Successore di Pietro, Papa Francesco».



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