le fratture interne indeboliscono l’Occidente

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Nei giorni scorsi, Marina Berlusconi ha lanciato un allarme sulla fragilità dell’Occidente di fronte alla crescente influenza delle autocrazie. Secondo la sua analisi, potenze come Russia, Cina e Iran non rappresentano solo una minaccia sul piano politico e strategico, ma si propongono anche come modelli alternativi alla democrazia occidentale.

Lo scontro Trump-Zelensky

Un monito che risuona con forza alla luce delle tensioni che hanno caratterizzato l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, un episodio che rivela quanto siano profonde le divisioni interne all’Occidente e quanto queste possano mettere a rischio la sua stabilità.

L’incontro tra il presidente americano, il vice Vance e il leader ucraino, inizialmente previsto come un momento di consolidamento dell’alleanza e di accordo tra Stati Uniti e Ucraina, si è trasformato in un acceso confronto che ha evidenziato le fratture all’interno del fronte occidentale. Trump ha accusato Zelensky di essere ingrato per il sostegno ricevuto dagli Stati Uniti e di non essere disposto a fare concessioni per raggiungere la pace con la Russia. Zelensky, dal canto suo, ha ribadito la necessità di garanzie di sicurezza concrete e ha espresso scetticismo su qualsiasi accordo che presupponga la fiducia in Vladimir Putin.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Questo episodio, oltre a mettere in discussione la solidità dell’impegno americano nei confronti di Kiev, mostra chiaramente come le tensioni tra i leader occidentali possano compromettere la loro capacità di affrontare le minacce globali. La questione ucraina, che dovrebbe essere un banco di prova per la compattezza del fronte democratico, rischia invece di diventare il simbolo della sua fragilità.

L’appello di Meloni

In questo contesto di tensioni crescenti, l’intervento della premier italiana Giorgia Meloni assume una rilevanza strategica. Meloni ha espresso preoccupazione per le divisioni all’interno dell’Occidente riguardo al conflitto in Ucraina, sottolineando l’importanza di evitare spaccature che possano indebolirlo. “Ho trovato Zelensky dispiaciuto per lo scontro con Trump alla Casa Bianca, come lo siamo tutti noi. Ma l’ho trovato lucido e razionale come sempre, che vuole continuare a lavorare per cercare delle soluzioni”. E ha aggiunto che “non è utile in questa fase lasciarsi andare alle tifoserie”.

Meloni ha inoltre proposto un vertice immediato tra Stati Uniti, nazioni europee e alleati per affrontare le sfide attuali, in particolare quella ucraina, ribadendo che le divisioni all’interno dell’Occidente lo rendono più debole e avvantaggiano coloro che cercano il declino della civiltà occidentale.

La sfida delle autocrazie

Il monito di Marina Berlusconi, nelle sue parole di giorni fa, assume una rilevanza ancora maggiore se letto alla luce di questi eventi. La sua riflessione tocca un nervo scoperto della politica internazionale: l’Occidente, invece di consolidare un fronte unito contro le autocrazie, appare spesso lacerato da divisioni interne e conflitti di interesse.

La fragilità del fronte occidentale non è solo una questione politica, ma anche culturale, identitaria e militare. Se da un lato la democrazia è il sistema che garantisce libertà e diritti, dall’altro sta mostrando segni di debolezza proprio nel momento in cui avrebbe bisogno di compattezza e determinazione.

Le autocrazie, invece, si muovono con una strategia chiara e ben definita. Cina, Russia e Iran non hanno bisogno di dibattiti pubblici o di mediazioni tra fazioni opposte: agiscono con determinazione, senza il peso delle dinamiche interne tipiche delle democrazie. Questo non significa che il loro modello sia superiore, ma che l’Occidente, se vuole contrastarli efficacemente, deve superare le proprie divisioni e ritrovare una direzione comune.

L’episodio Trump-Zelensky, così come altre recenti tensioni tra alleati occidentali, ci pone di fronte ad una domanda fondamentale: fino a che punto la democrazia occidentale può resistere alla propria frammentazione interna? La minaccia non arriva solo dall’esterno, ma anche dall’incapacità delle democrazie di trovare un linguaggio comune, di stabilire priorità condivise e di agire con una strategia chiara.

Se il sostegno all’Ucraina diventa terreno di scontro tra leader invece che un impegno condiviso, allora il rischio è che le autocrazie finiscano per vincere senza nemmeno dover combattere.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Se l’Occidente vuole davvero difendere i suoi valori e il suo modello di libertà, deve dimostrarlo con i fatti, non solo con le parole. L’America, l’Europa e i loro alleati devono decidere se vogliono essere protagonisti della storia o spettatori di un cambiamento che li vede sempre più deboli. La crisi Trump-Zelensky è solo l’ultima spia di un Occidente che rischia di perdere se stesso nel momento più critico della sua esistenza. Mosca parla già di un Occidente frammentato. Sarebbe un disastro, per tutti.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link