Helix, Protoclone e gli altri: arrivano i robot umanoidi

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La nuova frontiera dell’intelligenza artificiale è quella dei robot umanoidi. Sono androidi con caratteristiche empatiche, remissivi e obbedienti, resi più efficienti e versatili grazie al deep learning degli algoritmi di addestramento. Li abbiamo visti tanto volte nei film o nelle serie soprattutto americane. I boomer di casa nostra si ricorderanno di un film di e con Alberto Sordi. Era il 1980 e “Io e Caterina” non è certo ricordato come un capolavoro. Però la storia è in qualche modo anticipatrice del boom del momento legato all’IA. Caterina è infatti un robot, al quale si affida Enrico Malotti /Alberto Sordi, stanco delle continue diatribe con le donne di casa. Caterina all’inizio è pacifica e sottomessa, ma quando Enrico porta in casa una nuova fiamma, il robot Caterina si arrabbia distrugge mezza casa in preda ad una robotica crisi di gelosia. Film pieno di stereotipi e un po’ misogino, da ricordare solo perché Caterina assomiglia ai robot di cui si annuncia l’imminente approdo sul mercato.

Da settimane si parla di un nuovo progetto di Meta. L’immagine che circola sembra proprio quella di una sorta di “nipotina” della Caterina di Sordi. Come la robot-colf di Sordi, anche gli intenti di Meta sarebbero quelli di realizzare un robot umanoide addetta alle faccende domestiche. Di certo c’è che Meta ha creato una divisione interna per i progetti di robotica e a capo ha messo Marc Whitten, ex ceo di Cruise, che per General Motors elaborava i progetti delle auto a guida autonoma.

Ben più avanti, in tema di robot umanoidi, sono in Polonia, dove la start up Clone Robotics, ha presentato il suo androide che si chiama Protoclone e che cammina e si muove, non come un rigido ammasso di ferraglie, ma come un uomo. Clone sta producendo solo 279 unità dell’edizione limitata Clone Alpha, pronte a essere commercializzate entro la fine del 2025. Si tratta di androidi muscoloscheletrici progettati con la piattaforma di addestramento Telekinesis per cercare di insegnare al Clone nuove abilità. Spiegano i produttori: “Il sistema muscolare di Clone anima lo scheletro grazie alla rivoluzionaria tecnologia muscolare artificiale Myofiber, che aziona gli scheletri naturali degli animali collegando ogni unità muscolo-tendinea ai punti anatomicamente precisi delle ossa. Le miofibre sono prodotte in unità muscolotendinee monolitiche per eliminare le rotture dei tendini. Per ottenere le qualità desiderabili del muscolo scheletrico dei mammiferi, una fibra muscolare sintetica adeguata deve rispondere in meno di 50 ms con una contrazione maggiore del 30% a vuoto e almeno un chilogrammo di forza di contrazione per una singola fibra muscolare di tre grammi. Oggi Myofiber è l’unico muscolo artificiale al mondo in grado di raggiungere una tale combinazione di peso, densità di potenza, velocità, forza-peso ed efficienza energetica”. Pare che proprio da questa particolare duttilità nei movimenti, dipenda la capacità del robot umanoide polacco, di adeguarsi a qualsiasi mansione: anche cucinare, stirare o rifare il letto.

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In California, invece, si sono concentrati su una tematica precisa, meno domestica: quella dello smistamento dei pacchi, attività peraltro fondamentale ormai, se si pensa a quanti prodotti vengano acquistati online e consegnati dopo essere stati debitamente impacchettati anche per viaggi intercontinentali. La Figure, azienda di robotica con sede in California, si presenta così: “Il nostro obiettivo è quello di costruire lavoratori autonomi per supportare le attività umane su scala globale”. E ha cominciato con il robot smista-pacchi Helix, così presentato sul sito di Figure: “La gestione e lo smistamento dei pacchi sono operazioni fondamentali nella logistica. Spesso ciò comporta il trasferimento dei pacchi da un nastro trasportatore all’altro, assicurandosi al contempo che l’etichetta di spedizione sia orientata correttamente per la scansione. Questo compito presenta diverse sfide chiave: i pacchi possono avere un’ampia varietà di dimensioni, forme, pesi e rigidità, da scatole rigide a sacchetti deformabili, rendendo difficile la replica in simulazione. Il sistema deve determinare il momento e il metodo ottimali per afferrare l’oggetto in movimento e riorientare ogni pacco per esporre l’etichetta. Inoltre, deve tracciare il flusso dinamico di numerosi pacchi su un nastro trasportatore in continuo movimento e mantenere un’elevata produttività. Poiché l’ambiente non può mai essere completamente prevedibile, il sistema deve essere in grado di auto-correggersi. Affrontare queste sfide non è solo un’applicazione chiave del business di Figure, ma ha anche prodotto nuovi miglioramenti generici al Sistema 1 di Helix, di cui ora beneficiano tutti gli altri casi d’uso. Portare robot umanoidi nella forza lavoro è al centro della missione di Figure. Oggi presentiamo una nuova applicazione reale per i robot Figure: la manipolazione e lo smistamento di pacchi logistici. Questo compito richiede velocità, precisione e adattabilità a livello umano, spingendo i limiti della manipolazione appresa da pixel ad azioni”.

Tra le doti particolari di Helix, la Figure elenca:  visione stereo implicita – Il Sistema 1 di Helix ora ha una ricca comprensione 3D che consente un movimento più preciso consapevole della profondità; rappresentazione visiva multi-scala – La politica di livello inferiore cattura dettagli granulari mantenendo al contempo la comprensione a livello di scena per una manipolazione più accurata;  propriocezione visiva appresa – Ogni robot Figure può ora calibrarsi autonomamente, rendendo il trasferimento tra robot senza soluzione di continuità. Utilizzando una semplice tecnica di accelerazione in fase di test, Helix raggiunge una velocità di esecuzione superiore a quella del dimostratore, mantenendo un elevato tasso di successo e destrezza”.

Chissà quali tipologie di robot umanoidi sono pronti a essere immessi sul mercato. Qualcuno ha retto lo spazio di qualche annuncio eclatante, per finire rapidamente nel dimenticatoio. Era il 2018 quando salì alla ribalta il primo robot con sembianze umane, a condurre un telegiornale. Accadeva in Cina, per l’agenzia di stampa statale Xinhua. Era tale e quale il conduttore reale Zhang Zhao. Ma il clone robotico non andò granché bene. Troppo ingessato, troppo perfettino, il conduttore messo davanti alla telecamera grazie agli algoritmi. Ma da allora, tante nuove esperienze meno mediaticamente eclatanti, ma meglio testate, sono maturate all’insegna dell’intelligenza artificiale. Forse, con l’IA, anche la Caterina di Alberto Sordi, sarebbe stata più razionale. Meno gelosa.

La foto è stratta dal film “Io e Caterina” con Alberto Sordi





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