ISTAT, pressione fiscale aumenta, crescita economica lenta in Italia

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L’ISTAT rivela dati sulla pressione fiscale in Italia che rallenta la sua crescita economica

ISTAT: dati su pressione fiscale in Italia

l’ISTAT presenta i dati sulla pressione fiscale e l’andamento economico in Italia. Nel 2024, la pressione fiscale è incrementata, dal 41,4% al 42,6%, con entrate economiche aggiuntive per le amministrazioni pubbliche. Le imposte che hanno partecipato in misura maggiore all’incremento sono senza dubbio l’IRES, l’IRPEF, ma anche l’IVA e l’IRAP. Il report dell’Istituto rivela, inoltre, chiarisce come siano diminuite le entrate in conto capitale, in maniera considerevole (-72,4%), a causa della diminuzione dei contributi a fondo perduto che arrivano dal PNRR. Un risultato che provoca un rallentamento negli investimenti realizzati in Italia nell’ultimo periodo.

La maggiore pressione fiscale riguarda sicuramente l’aumento del numero di soggetti occupati, ma anche le accise sui prodotti energetici. Ulteriore fattore è la digitalizzazione, che ha favorito così i pagamenti spontanei di imposte, tasse e contributi. Per le stesse ragioni, le entrate che riguardano i contributi INPS sono aumentate nel tempo.

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Il PIL e le retribuzioni secondo il report

La pressione fiscale ha fatto salire anche il PIL, con un +0,7% nel 2024. Un numero che fa ben sperare, dopo l’immane crollo del 2020 legato alla pandemia da Covid-19. Crescono le risorse disponibili in Italia, ma anche gli investimenti e le esportazioni di prodotti all’estero. Sono diminuite, però, le importazioni. Il miglioramento economico è stato causato dall’aumento della spesa delle famiglie, ma anche delle pubbliche amministrazioni.

Come incide questa situazione sulle retribuzioni? Di fatto, le buste paga risultano essere aumentate del 2,2%. I settori più virtuosi in questo senso sono quello dell’industria e delle costruzioni. Si parla quindi di retribuzioni in salita. In particolare per i redditi da lavoro dipendente, con un + 5,2%, un po’ in tutti i macro-settori economici. Soltanto il settore agricolo ha un segno negativo, con il -2,2% di retribuzione media.



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