A fine 2024 le tecnologie pulite hanno raggiunto una potenza complessiva di 74.303 MW, facendo registrare un aumento di 7.477,8 MW rispetto ai 66.824,9 MW registrati nel 2023. Parliamo di oltre 1,8 milioni di impianti a fonti rinnovabili, che nel 2024 hanno coperto il 41,1% del fabbisogno energetico del nostro Paese.
Non è però abbastanza per raggiungere l’obiettivo al 2030 sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto aree idonee, che prevede l’installazione di 80.001 MW di nuova potenza. Proseguendo a questa velocità, si rischia di raggiugere questo obiettivo nel 2038, impiegando 8 anni in più.
A scattare questa fotografia è Legambiente, che oggi ha presentato alla fiera Key di Rimini il report Scacco matto alle rinnovabili 2025, in cui è contenuto l’Osservatorio Aree Idonee e Regioni, con un’analisi puntuale sui ritardi dell’Italia, sui blocchi alle rinnovabili e sulla questione aree idonee.
“L’Italia è in colpevole ritardo sugli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili da raggiungere al 2030 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. I principali ostacoli non tecnologici sono gli iter autorizzativi lenti, per l’ostracismo del ministero della Cultura e l’inazione delle Regioni, i decreti ministeriali sbagliati e ideologici, come quelli su aree idonee e agricoltura, e le politiche miopi del Governo Meloni, che non fa altro che rendere la Penisola ancora più dipendente dagli speculatori del gas, puntando anche sul ritorno del nucleare, opzione energetica sconfitta dal libero mercato, a causa dei suoi costi esorbitanti, mentre altri ritardi potrebbero aggiungersi con le future leggi regionali sulle aree idonee. Per rendere indipendente l’Italia e per aiutare famiglie e imprese, facendo diminuire la bolletta, occorre accelerare la diffusione delle rinnovabili, lo sviluppo delle reti e la realizzazione degli accumuli anche in vista del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità a quelli zonali, che porteranno maggiori vantaggi proprio alle Regioni con una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili”.
I dati del report di Legambiente
Nel dettaglio Scacco matto alle rinnovabili 2025 evidenzia come nel 2024 siano complessivamente 1.203.185 gli impianti con potenza inferiore a 6 kW, per complessivi 4.931,4 MW, 568.241 impianti con potenza compresa tra 6 e 20 kW per 5.432,7 MW, 64.638 impianti tra 20 e 90 kW per complessivi 3.205 MW, 30.905 tra 90 e 200 kW per 3.859 MW, 21.613 impianti tra 200 kW e 1 MW per 12.951 MW totali, 3.690 impianti tra 1 e 10 MW, per 10.768 e 3.690 impianti con potenza superiore a 10 MW per complessivi 35.449 MW. Di questi il 48,4%, pari a 37.076 MW, è rappresentato da impianti solari fotovoltaici, il 28% da impianti idroelettrici, pari a 21.576 MW, il 17%, pari a 13.021 MW da eolico, seguiti con il 5% e 1% rispettivamente da bioenergie e geotermia.
Due notizie: una buona e una cattiva
Il report di Legambiente parla di una crescita importante che, stando all’obiettivo al 2030 di 80.001 MW stabilito dal Decreto aree idonee, mette in luce due aspetti importanti.
Il primo, positivo, riguarda il fatto che l’Italia, ad oggi, grazie proprio ai 7.477,8 MW realizzati in questo ultimo anno risulta essere in linea con quanto richiesto dal Decreto nazionale che, tra il 2021 e il 2024, chiede la realizzazione di almeno 16.109 MW, facendo registrare un surplus di potenza pari a 1.608 MW.
Il secondo aspetto, negativo, è che quanto installato negli ultimi quattro anni rappresenta solo il 22,1% dell’obiettivo al 2030, e sottolinea in modo importante che la strada che dovrà percorrere il nostro Paese nei prossimi 6 anni è ancora lunga e necessita di una forte accelerata non solo nelle autorizzazioni dei progetti, ma anche nella realizzazione degli stessi impianti.
Da qui al 2030, l’Italia, infatti, è chiamata a realizzare 62.284 MW, pari a 10.380 MW l’anno, e considerando quanto fatto negli ultimi 4 anni – 17.717 MW di nuove installazioni -, l’Italia rischia di raggiungere il proprio obiettivo in 14,1 anni, con ben 8,1 anni di ritardo.
Le proposte di Legambiente
Servono interventi strutturali che Legambiente riassume in 10 proposte a partire da tre caposaldi:
- lo snellimento degli iter autorizzativi per velocizzare la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, a partire dalle attività di repowering degli impianti eolici già esistenti;
- il rafforzamento del personale tecnico negli uffici regionali e comunalipreposti alla valutazione e autorizzazione dei progetti e il completamento dell’organico della Commissione PNRR/PNIEC del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica;
- la revisione del Decreto Aree Idonee, della Legge 199/2021– dando indicazioni univoche e meno ideologiche alle Regioni – e del Decreto Agricoltura, fornendo una maggiore distinzione tra fotovoltaico e agrivoltaico e prevedendo ad esempio la possibilità di realizzare il fotovoltaico a terra alle aree agricole all’interno nei siti di interesse nazionale e regionale da bonificare.
Senza dimenticare che nel Paese è necessario avviare una “rivoluzione culturale” invitando a guardare questi impianti come occasione di investimento e sviluppo occupazionale per i territori.
Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria le regioni in fondo alla classifica
A livello regionale Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria, sono le peggiori regioni in classifica, rischiano di registrare i maggiori ritardi – stimati tra i 45 e i 20 anni – rispetto all’obiettivo fissato al 2030 dal Decreto Aree Idonee, diverso per ogni regione in base al potenziale realizzabile.
In particolare, la Valle d’Aosta impiegherà 45 anni per raggiungere l’obiettivo 2030 pari a 328 MW (ad oggi ha raggiunto solo il 7%), il Molise viaggerà sui 29 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto solo il 10% dei 1.003 MW richiesti al 2030), la Calabria impiegherà 23anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto solo il 12% dei 3.173 MW al 2030), la Sardegna 21 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto appena il 13% rispetto ai 6.264 MW al 2030), l’Umbria 20 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto il 13% dell’obiettivo di 1.756 MW al 2030). Tra le altre regioni, la Sicilia, ottava in classifica, raggiungerà i 10.485 MW al 2030 con oltre 13 anni di ritardo, ad oggi ne ha realizzati appena il 17%.
La best practice del Lazio
Unica regione che, stando alla media di quanto realizzato negli ultimi 4 anni, centrerebbe l’obiettivo al 2030, pari a 4.757MW, è il Lazio, che nel 2024 ha raggiunto il 39,9% del suo obiettivo 2030. Quelle che impiegheranno quasi due anni di ritardo sono Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
Blocchi alle rinnovabili
Salgono a 92 le storie mappate e censite da Legambiente, dal 2022 ad oggi nella Penisola. Sono 31 quelle censite nel 2024 e che hanno al centro impianti eolici, fotovoltaici e agrivoltaici, segnati da ostacoli che arrivano da presidenza del Consiglio dei Ministri, sovrintendenze, Regioni, Comuni, comitati di cittadini e associazioni datoriali. Si va ad esempio dal Veneto, dove fa discutere il caso dell’impianto agrivoltaico a Mogliano Veneto (TV), un progetto fatto bene e già approvato dalla Regione, che ha ricevuto forti opposizioni da parte del Sindaco, alla Toscana dove a Capalbio e Badia Tedalda, tra il grossetano e l’aretino, la Giunta Regionale sembra aver cambiato la propria opinione da positiva a negativa sul progetto dopo il clamore generato da partiti e comitati. Dalla Calabria, dove ad Acri (CS) Regione e Comune si scontrano sulle aree disponibili alla costruzione di impianti eolici con pareri opposti, per arrivare al prolungamento di moratorie (bocciate dalla Corte per incostituzionalità) come nel caso della Regione Lazio che ha bloccato l’autorizzazione di impianti eolici e fotovoltaici.
I progetti in stallo
Dal 2015 al 15 gennaio 2025 sono 2.109 i progetti avviati a valutazione. Di questi, secondo le elaborazioni di Legambiente sui dati disponibili sul portale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, 115 i progetti in attesa della determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 85 quelli che hanno ricevuto il parere della Commissione Tecnica VIA PNRR-PNIEC ma che rimangono in attesa del parere del Ministero della Cultura (MIC), 1.367, pari all’79% del totale, quelli in fase di istruttoria tecnica da parte del Comitato PNRR-PNIEC (con 44 progetti risalenti al 2021, 367 al 2022, 505 al 2023 e 451 al 2024). Tra i progetti che avrebbero già dovuto concludere l’iter autorizzativo ma che sono ancora in attesa di una decisione, il più datato è un piano di reblading in Campania che prevede la sostituzione delle pale dei 60 aerogeneratori del parco eolico situato nei comuni di Lacedonia (AV) e Monteverde (AV). Nell’agosto 2020 aveva ottenuto un parere favorevole preliminare sulla compatibilità ambientale da parte del MIC; ma che ad oggi, a quasi cinque anni di distanza, è ancora bloccato nella fase di istruttoria tecnica presso la CTVIA.
Focus Aree Idonee
Ad oggi, sottolinea Legambiente, sono 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle aree idonee.
Analizzando gli iter normativi, sono 4 le regioni – Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo – bocciate da Legambiente; 3 – Piemonte, Sicilia e Calabria – quelle giudicate non classificabili in quanto la proposta sulle aree idonee non è ancora finalizzata o incompleta; una regione rimandata – la Puglia – e una sola è stata promossa – la Lombardia – seppur il suo iter non si sia ancora concluso.
Le altre 11 regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Liguria, Molise, Trentino e Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) ad oggi non hanno ancora avviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee.
“Il ritardo dell’Italia rispetto agli 80.001 MW da raggiungere entro sei anni è preoccupante così come il muro che diverse regioni stanno innalzando sul tema aree idonee come nel caso in primis di Sardegna e Toscana che renderanno rispettivamente il 99% e il 70% del territorio regionale non idoneo alla realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili – commenta Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente -. Due regioni che stanno purtroppo facendo scuola, stando alle dichiarazioni di rappresentanti di altre amministrazioni, nonostante il Governo abbia fatto ricorso alla Corte Costituzionale proprio per bloccare la legge sarda sulle aree idonee. Il nostro Osservatorio Aree Idonee e Regioni vuole fornire un’analisi dettagliata su quanto sta accadendo tra iter normativi regionali e ritardi, vigilando e stimolando le amministrazioni a un maggior coraggio, soprattutto considerando che le rinnovabili e l’efficienza sono le uniche risposte concrete ai problemi del Paese e che l’obiettivo 2030 rappresenta solo un primo passo verso gli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2035 per la produzione elettrica ed entro il 2050 per tutto il resto del sistema energetico”.
Tre buone pratiche
Legambiente, infine, nel report segnala anche tre buone pratiche: in Toscana, nel Mugello, sono iniziati i lavori per l’eolico al Giogo di Villore, in provincia di Firenze, dopo mesi di opposizioni sbloccate nel settembre 2022 grazie alla Presidenza del Consiglio dei ministri presieduta da Draghi; in Campania, nel Comune di San Bartolomeo in Galdo (BV), verranno autorizzati 3 parchi eolici, dopo che per oltre 20 anni si è autodefinito “de-eolicizzato”; in Basilicata, con apposita delibera della Giunta regionale nel 28 ottobre 2024, ha approvato il processo di semplificazione per l’autorizzazione di progetti a fonti rinnovabili con valutazione d’impatto ambientale.
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