Roma punta sull’accoglienza, ma temporanea e a costi faraonici


Latina verso il Daspo urbano per i senzatetto: Roma punta sull’accoglienza, ma solo temporanea e a costi faraonici. Due città del Lazio, Latina e Roma, molto rilevanti nello scacchiere politico regionale, che hanno due approcci diametralmente opposti sulla questione dell’emarginazione sociale. Latina si avvia verso l’introduzione del Daspo urbano per i senzatetto per allontanarli dal centro città.

Mentre Roma in queste stesse settimane di pre-primavera punta su un sistema di accoglienza esclusivamente temporanea, che comporterà in ogni caso investimenti milionari a carico dei romani, che finirà però allo scadere del Giubileo. Chi fa bene? Chi fa male? Quale delle due soluzioni è più ‘civile’? Non sta a noi giudicarlo, visto che in questo articolo ci limiteremo a presentarvi solo i fatti oggettivi.

Latina verso il Daspo per i senzatetto

Partiamo da Latina. Una proposta di delibera avanzata nei giorni scorsi dalla maggioranza di centrodestra prevede l’introduzione del Daspo urbano per i senza fissa dimora sorpresi a stazionare nelle aree centrali della città. Il provvedimento, già illustrato in commissione Pianificazione, si inserisce nel nuovo regolamento di polizia urbana con l’obiettivo dichiarato di preservare il decoro cittadino.

Latina-centro presto inaccessibile ai senzatetto

Le zone interessate dal divieto sono le più frequentate del centro, come i portici di piazza del Popolo, i pressi della Curia vescovile, l’area circostante la Questura e l’ospedale Santa Maria Goretti. Il regolamento vieta esplicitamente di sedersi o sdraiarsi a terra, bivaccare o arrecare disturbo in luoghi pubblici. Chi viola le disposizioni riceverà un ordine di allontanamento da eseguire entro 48 ore. In caso di reiterazione, il Questore potrà imporre il divieto di accesso alle aree vietate per un periodo fino a 12 mesi.

La misura ha sollevato critiche dalle opposizioni a guida PD, che la giudicano un intervento repressivo più che una soluzione concreta al problema della povertà. Il rischio – secondo i progressisti – è quello di creare una città a due velocità: un centro riservato ai cittadini benestanti e le periferie come unica alternativa per i più vulnerabili.

Roma punta sull’accoglienza, ma solo temporanea e dal costo milionario

A pochi chilometri di distanza, la Capitale sta adottando una strategia completamente diversa. Per il Giubileo 2025, il Comune di Roma ha avviato un piano straordinario di accoglienza per i senza fissa dimora e i pellegrini in difficoltà. Il progetto prevede l’allestimento di nove tendostrutture temporanee, situate soprattutto in centro città, per un costo complessivo di circa 2,2 milioni di euro solo per l’acquisto delle tende.

Roma e le sue tendopoli temporanee

Le tendopoli sorgeranno in diverse aree della città, tra cui via di Porta San Lorenzo, le stazioni Tiburtina e Ostiense, e nei pressi della Basilica di San Pietro. Quattro strutture saranno dedicate all’accoglienza notturna e alla mensa sociale, mentre altre cinque offriranno assistenza di vario tipo, inclusi supporto psicologico e protezione civile.

Il conto a carico di Roma e dei romani è pari a oltre 10 milioni di euro

Il costo complessivo dell’operazione è destinato a lievitare. Ai 2,2 milioni di euro si aggiungono 4 milioni di euro per servizi di assistenza e 3,5 milioni di euro per l’acquisto di container adibiti a supporto psicologico e legale. A questi si sommano ulteriori 500 mila euro per la creazione di uno spazio Drop In, con bar, sala relax e connessione internet.

Due modelli a confronto: Latina e Roma

Il confronto tra Latina e Roma evidenzia due modelli di gestione dell’emarginazione sociale profondamente diversi. Se Latina punta sull’allontanamento fisico dei poveri dal centro cittadino, Roma investe risorse ingenti in un sistema di accoglienza temporanea, ma dal futuro decisamente incerto e molto costoso, al limite del lucroso, visto che questo sistema punta a ‘ripulire’ la città per il Giubileo, ma lascerà per strada i senza tetto finite le celebrazioni dell’Anno Santo. A meno che il Comune di Roma non abbia intenzione di prolungare ancora questo sistema di accoglienza temporanea, con una lievitazione ulteriore ovviamente dei costi. Entrambi i modelli sollevano dubbi sulla loro efficacia.

A Latina, la politica di decoro urbano rischia di aggravare l’emarginazione sociale, spostando semplicemente il problema verso le periferie. A Roma, invece, il sistema di accoglienza temporanea potrebbe trasformarsi in una macchina di spesa pubblica senza una reale strategia di inclusione.

Il dibattito resta aperto. Quale modello risponderà meglio alle esigenze dei più vulnerabili? La risposta, come spesso accade, potrebbe trovarsi in un equilibrio tra accoglienza e decoro urbano, senza dimenticare che dietro ogni volto invisibile si nasconde una storia di disagio e sofferenza.

Latina e Roma, due modelli di accoglienza a confronto



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