Procede la realizzazione del nuovo Waterfront di Levante a Genova, tra opere terninate, altre in costruzione altre ancora allo stato progettuale. Come sempre, in questi casi, è lotta contro il tempo, le prime scadenze sono Euroflora (inaugurazione il 24 aprile) e Salone Nautico (18-25 settembre). La costruzione del terzo scafo, il complesso residenziale a forma di nave che verrà costruito a ponente degli altri due, già realizzati, venduti e abitati, potrebbe slittare di qualche mese. Ma nel complesso il ridisegno del waterfront è ben delineato e in gran parte già visibile.
Gli edifici dei due scafi sono caratterizzati da una struttura leggera e trasparente con grandi vetrate per far entrare la luce; vista mare da ogni appartamento, terrazzi panoramici, giardini, posti barca, spazi condominiali comuni con fitness area, laundry, meeting rooms, coworking, uffici, giochi per bambini, negozi, ristoranti, attività nautiche, circoli sportivi, box, cantine, posti auto e moto. Sono in costruzione la Fabbrica delle Idee, progettata per la nascita di startup e di progetti innovativi, e la Casa della Vela, che sarà gestita dalla Federazione Italiana Vela per la formazione di alto livello di velisti, istruttori e atleti, e per ospitare eventi di carattere culturale.
Scorre l’acqua nei canali che passano dietro al padiglione Jean Nouvel, sulle cui banchine troveranno posto i circoli nautici con le loro imbarcazioni. A fianco dei complessi residenziali è già stata ultimata l’arena sportiva all’interno del Palasport di Genova, edificio simbolo per la città e porta d’ingresso al nuovo quartiere.
La società Fronte del Mare, di Cavo, Pedrelli e Timossi, realizzerà 13 attività di ristorazione: un ristorante gourmet “a poppa” del terzo palazzo residenziale e altri dodici locali al piano banchina del nuovo edificio che sorgerà parallelo al Jean Nouvel, tra la sopraelevata e il lato nord del canale. Saranno locali di qualità, anche se con prezzi per tutte le tasche, che contribuiranno a formare un’atmosfera accogliente e cosmopolita. L’obiettivo è creare una promenade di grande pregio, con attività diverse una dall’altra e dehors all’aperto. Gli operatori saranno al 30% del territorio, al 60-70% non liguri per differenziare l’offerta. I ristoranti dovrebbero essere aperti entro il 2026, quello gourmet potrebbe essere aperto prima. A Ponente del Jean Nouvel verrà costruito anche un albergo a cinque stelle.
Insomma, il Waterfront di Levante sta diventando l’epicentro di un complesso di nuove iniziative che cambieranno il volto di Genova. Possiamo considerarlo la prosecuzione del progetto di ristrutturazione del Porto Antico per l’expo del ’92 che, in effetti, ha regalato a Genova un nuovo quartiere di pregio la riqualificazione di una parte del centro storico e l’avvio di un’attività turistica prima inesistente. Costo: circa 600 miliardi di lire, acquario compreso, pagati dallo Stato.
La riqualificazione del porto antico era stata pensata (con disegno di Renzo Piano) a fine anni Ottanta, per iniziare nella primavera del 1989. Ed è terminata in tempo per l’inaugurazione dell’expo “Cristoforo Colombo, la nave il mare”, il 15 maggio 1992. Pochi anni per la progettazione e tre anni e mezzo per la realizzazione (compreso l’acquario. E tre anni e mezzo di polemiche feroci e meschine (si era alla fine della cosiddetta “Prima Repubblica”) tra enti e partiti, culminati con le dimissioni del sindaco che era presidente dell’ente responsabile dell’Expo.
Rispetto all’opera precedente l’attuale ha avuto un periodo di incubazione molto più lungo. L‘Affresco originario di Renzo Piano è stato presentato agli inizi degli anni Duemila ma non riguardava un’area di 5,5 ettari come quell’expo, era un ripensamento radicale della città che avrebbe connesso il porto, il tessuto cittadino e le colline. Nel corso degli anni il progetto purtoppo è stato modificato, sotto la pressione di diffidenze e interessi di parte (com’è nella tradizione cittadina), a volte interessi malintesi, e per la debolezza delle istituzioni chiamate a decidere.
Comunque molto del progetto di Piano è rimasto. E gli stop and go della sua realizzazione possono considerarsi fisiologici, come le critiche.
L’architetto Miselli: «Con autorevole visione di insieme e coordinamento del pubblico si possono fare operazioni complesse»
Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine Architetti e Ppc della Provincia di Genova 2021-2025 lo apprezza.
«Ho un’opinione complessivamente buona del processo di costruzione del Waterfront – dichiara Miselli a Liguria Business Journal – e di come ci si è mossi in un palinsesto così complesso. Non dobbiamo dimenticarci in che condizioni versava l’area dell’ex-Fiera del Mare prima del 2021: era fortemente antropizzata, densamente occupata da padiglioni in disuso, un non-luogo con potenzialità incredibili. Ogni cosa può essere fatta in tanti modi, ma sicuramente in questo caso è innegabile la riduzione delle volumetrie insediate, la naturalizzazione dell’area, la ri-approriazione della linea d’acqua. Una vista a cui come genovesi ci siamo velocemente abituati, ma il processo non era per nulla scontato. All’interno di quell’area ci sono diversi cantieri, diverse realtà, ognuna con committenti, progettisti e imprese differenti. Oltre alle residenze e al parco troviamo costruzioni come la Torre Piloti la Casa della Vela. La complessità è anche portata dalla convivenza con le diverse concessioni attive. È la dimostrazione che con un’autorevole visione d’insieme – di Renzo Piano e del suo Builiding Workshop – un coordinamento e una regia pubblica e un dialogo costruttivo con il soggetto privato si possono portare avanti operazioni molto complesse che nella nostra città non si vedevano da anni».
– Il cambiamento secondo lei va nella direzione giusta. Ed è un cambiamento destinato a proseguire. La riconquista di un rapporto nuovo tra la città e il mare dovrà arrivare almeno fino a Punta Vagno?
«Si, assolutamente, il Waterfront di Levante non deve diventare un’isola ma connettersi con il resto del territorio, sicuramente avrà un nuovo rapporto con il mare ma in primis con il quartiere della Foce. L’attiguo parco di piazzale Kennedy è disegnato proprio con lo scopo di dialogare con piazza Rossetti e i suoi tracciati. Per questo dialogo c’è sicuramente ancora molto da fare. Penso sia urgente una riflessione sulla palazzina Labò del ’35 che ospitava il ristorante San Pietro e che potrebbe diventare quella cerniera tra la città e le nuove aree, via Casaregis, che nell’ultimo tratto è un vero e proprio parcheggio che dovrebbe essere alberato, e altro ancora, per poi certo, proseguire fino a Punta Vagno. Peccato che sia stata abbandonata, perché oggettivamente impraticabile in maniera strutturata e permanente, quella connessione a quota “acqua” tra il waterfront di Levante e il Porto Antico prevista nel primo Blueprint che avrebbe garantito una circolarità tra Brignole, il Waterfront di Levante, Porto Antico, via San Lorenzo e la città storica. Ma al contempo la scelta del collegamento verticale con corso Aurelio Saffi e il quartiere di Carignano è un buon compromesso, anche per la presenza di Villa Croce per la quale è importante ritrovare una sua nuova centralità, anche nell’offerta culturale della città».
– Comunque ci sono critiche relative alle destinazioni d’uso
«Viviamo in un periodo storico in cui è innegabile che alcune logiche urbanistiche, basate ancora su principi che tentavano di orientare lo sviluppo delle città nella stagione post-bellica ed ancora vigenti, appaiono superate e non favoriscono una rigenerazione urbana realmente efficace. Sono in corso riflessioni in più contesti anche politicamente molto differenti, circa l’urgenza di una riscrittura della norma in campo urbanistico, architettonico e ambientale, che oramai – a differenza del passato – sono ambiti strettamente connessi tra loro e devono essere visti in maniera organica. Detto questo, per ora, è importante cambiare punto di vista e penso si debba ritrovare il valore dell’operazione Waterfront di Levante nel disegno del vuoto, dello spazio aperto, delle connessioni con la città di cui parlavamo prima finalizzate a escludere qualsiasi tipo di isolamento dell’area. Comeè successo al Porto Antico, dove le attività insediate sono forse la parte meno interessante dal punto di vista urbano, dove la vera conquista è stata l’apertura dei cancelli e la relazione con il contesto adiacente. Il recupero del Palasport va di fatto in questa direzione, il complesso oggettivamente è tornato a essere quella piazza pubblica in cui ci si può ritrovare per svariate attività».
– Però l’obiezione che si fa è che avendo messo la cintura commerciale nel Palasport, si è tolto spazio alle attività sportive, quindi grossi eventi sportivi e anche di spettacolo non si potranno fare.
«Rispetto a quando il Palasport è stato progettato, nel 1960, a seguito di un concorso di progettazione, le normative legate allo sport e alla sicurezza hanno subito un cambiamento radicale e con gli standard di oggi, l’edificio sarebbe completamente inutilizzabile per certe attività sportive. L’attuale diametro di 80 metri della parte centrale è comunque, sul piano delle funzioni, un buon compromesso perché di fatto permette tantissime tipologie sportive, a eccezione dell’atletica leggera indoor che per la forma e l’ingombro della pista è un caso particolare. È interessante la sua duttilità, ottenuta anche grazie alle gradinate che si ritraggono. Questo permette di usare lo spazio in vari modi, tra cui diventare anche sito per eventi di varia natura, compresa qundi Euroflora. È uno spazio a disposizione della città, coerente con l’architettura originale della quale recupera la copertura in vetroresina che fa filtrare la luce e rende oggi l’atmosfera unica e coinvolgente. Per la corona esterna sarà da capire che tipo di esperienza si vivrà al suo interno, speriamo sia sempre percepito il sistema complessivo di cui l’edificio è parte».
– Il progetto Waterfront può essere il modello per nuovi interventi di riqualificazione urbana a Genova?
«Il Waterfront di Levante è sicuramente un caso particolare e non sempre replicabile altrove, ma oggi più che mai la prospettiva di crescita e qualità delle città è legata ad interventi di rigenerazione urbana programmati, non necessariamente grandi, condivisi con i territori e dove la mano pubblica ha il compito di orientare l’ investimento privato, sicuramente necessario per raggiungere risultati equilibrati e sostenibili. La natura policentrica della nostra città può giocare un ruolo di prim’ordine per questa prospettiva di qualità diffusa, ritrovando in ogni centro servizi di prossimità, infrastrutture e qualità ambientale tale da favorire l’insediamento di una diversificata compresenza di funzioni e comunità».
Tommasini (Gabetti Property Solutions): «Cresce l’interesse sulla ristorazione»
Secondo Crisiano Tommasini, Relationship Manaher Liguria di Gabetti Property Solutions spa, occorrono idee innovative ed eventi che portino a Genova persone con diverse esperienze e voglia di intraprendere, ma già «L’afflusso di risorse generate dal Pnrr e le infrastrutture in via di realizzazione, in primo luogo il Terzo valico ferroviario che dovrebbe collegare Genova e Milano con un’ora di viaggio, o avviate o progettate stanno ponendo le premesse per un rinnovamento. Questi interventi contribuiranno a trasformare, nel lungo periodo, l’aspetto della città dal punto di vista del tessuto sia sociale sia economico, attirando investitori e turisti a beneficio del benessere locale. Abbiamo riscosso un successo straordinario con le abitazioni del Watewrfront, 240 circa. Nell’ ottobre 2022 le avevamo già vendute tutte, ed erano ancora da costruire, a prezzi che andavano dai 6 mila euro al mq. Rimangono da collocare sul mercato gli attici, li abbiamo lasciati per ultimi per per nostra scelta. Ci possiamo anche occupare della gestione degli appartamenti, 10-12 appartamenti sono già in gestione. Un servizio molto richiesto dal target medio-alto. Una novità è che prima l’investitore che comprava mobili per reddito non puntava sulla ristorazione. Ora a Genova c’è grande interesse, generato dal turismo. per questo segmento del mercato».
Studenti in visita dal Piemonte
Questo fervore di iniziative che sta cambiando l’affaccio sul mare di Genova e anche il modo di concepire la relazione tra la città e il suo mare, tra il tempo libero e il lavoro, sta attirando l’attenzione del mondo del mondo imprenditoriale ma anche della cultura e della scuola. Giorni fa sono venuti a visitare il cantiere una quarantina di studenti dell’Istituto Giobert di Asti, accompagnati da quattro insegnanti. Saranno geometri, o meglio “Periti in Costruzioni Ambiente e Territorio”. A organizzare la visita è stato Marco Perosino, regional manager GHV Gabetti.
– Perché da Asti degli studenti sono venuti venuti a visitare il progetto di Piano? E perché Gabetti ha collaborato l’iniativa?
«Perché – spiega Perosino – il complesso waterfront apre nuove prospettive, per quanto riguarda la cura del territorio, la costruzione e la gestione degli immobili. E richiede nuove professionalità che in Gabetti sarebbero apprezzate. La complessità del progetto ha dato agli studenti un’idea degli sbocchi professionali del loro percorso di studio. I futuri geometri visitando il waterfront di Levante si sono resi conto che potranno scegliere in un ampio ventaglio di specializzazioni: non basta più compilare le pratiche per ottenere le autorizzazioni in Comune e seguire l’iter dei lavori: i futuri periti in Costruzioni Ambiente Territorio saranno parte attiva nei processi di riqualificazione di aree ed edifici. E potranno anche incaricarsi della loro gestione. Gabetti qui ha la gestione di alcuni degli appartamenti venduti, e i responsabili di questo servizio hanno spiegato agli studenti quali sono i loro incarichi».
«Noi come gruppo – precisa Perosino – siamo l’unico full service provider del real estate perché offriamo tutti i servizi della filiera immobiliare: consulenza, valorizzazione, gestione, riqualificazione, intermediazione, mediazione creditizia e gestione rete in franchising. il nostro ufficio studi garantisce un know how esclusivo del settore immobiliare grazie a indagini, analisi e statistiche periodiche. Gabetti Group è sempre alla ricerca di nuovi talenti e siamo quindi attenti al mondo della scuola e della formazione».
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