Doc Maremma Toscana, crescita e successo: Vermentino in Ascesa e Nuove Sfide con i Dazi

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GROSSETO. La Doc Maremma Toscana ha il vento in poppa, nonostante la congiuntura non sia esaltante per i produttori vitivinicoli.

A tirare la volata è il Vermentino, vitigno a bacca bianca che da anni registra un trend in crescita. Tanto che la provincia di Grosseto è diventata il secondo terroir italiano per questo vino. C’è però la spada di Damocle dei dazi statunitensi che rischiano di innescare una spirale pericolosa. Lo dice Francesco Mazzei, presidente del Consorzio di tutela Vini Maremma Toscana: «l’introduzione dei dazi ci preoccupa moltissimo, perché le nostre aziende esportano complessivamente il 40% dei loro prodotti, anche se – precisa – la denominazione è poco esposta sul mercato Usa. Mi pare che la presidenza Trump utilizzi la minaccia dei dazi come strategia negoziale, ma questo può generare reazioni a catena che alla fine colpiscono tutti».

Eppure, la Doc Maremma Toscana ha alle spalle un anno da incorniciare, diversamente da gran parte delle denominazioni regionali: raggiunti i 7,5 milioni di bottiglie, con una crescita dell’8,1% sul 2023, delle quali due milioni 370mila (32%) sono di Vermentino. Con una base sociale composta da 473 aziende, che hanno rivendicato il 33% della produzione totale in provincia di Grosseto: 2.500 ettari. Risultati notevoli per una Doc nata appena 11 anni fa. «Lo scorso anno siamo stati gli unici a chiudere in positivo sugli imbottigliamenti – spiega Calamai – Gennaio e febbraio sono partiti bene: il nostro osservatorio interno ci dice che è migliorato il posizionamento della denominazione con un aumento del prezzo medio della bottiglia. Da questo punto di vista essendo la Doc Maremma Toscana una denominazione aperta non monovarietale, i produttori hanno la possibilità di rivendicare più tipologie di vini con grande libertà. Il Vermentino da questo punto di vista è un vino in grande spolvero, e sono convinto che entro una decina d’anni rappresenterà il 50% della denominazione».

Microcredito

per le aziende

 

Questa vocazione – i vini bianchi hanno continuato a guadagnare terreno nella Doc, raggiungendo il 42% del totale – mette al riparo la denominazione dall’altalena dei gusti dei consumatori che stanno penalizzando i vini rossi più strutturati. «I cicli della moda di un vitigno piuttosto che di un altro ci sono sempre stati – argomenta il presidente del consorzio – Io ritengo che bisogni ragionare per segmenti di consumatori. I giovani cercano vini più snelli e agili, meno complessi e semplici da comprendere. Come ad esempio il Ciliegiolo, che è un rosso di nicchia ma in ascesa, vitigno contemporaneo, facilmente riconoscibile e quindi molto identitario. Il cui punto di forza è la piacevolezza. Cosa che con altre caratteristiche si potrebbe dire anche del Vermentino». Poi ci sono le politiche commerciali, che ovviamente hanno un peso. «Fermo restando che i prezzi li fanno i produttori, e non il Consorzio – dice Mazzei – credo siamo tutti d’accordo sul fatto che la distribuzione va calibrata bene per non dover dipendere da pochi interlocutori. In questa fase stiamo privilegiando i canali Horeca (hotellerie, restaurant, cafè) ed enoteche, contenendo l’esposizione sulla Gdo, con l’obiettivo di avere un buon posizionamento. I produttori, che pure in questo periodo selezionano molto gli investimenti, stanno partecipando in buon numero alle iniziative promosse dal Consorzio alle grandi fiere internazionali. Al Vinitaly avremo molti espositori nello stand istituzionale della denominazione, ma anche molte aziende che si presenteranno in proprio».

Insomma, la Doc Maremma Toscana vede positivo, anche per il traino che garantisce il territorio in termini turistici e di riconoscibilità dei due brand che caratterizzano la denominazione: Maremma e Toscana. A questo proposito Mazzei guarda già oltre. «L’obiettivo è unire le forze per sostenere una visione strategica. Non è da escludere che in futuro ci sia un unico Consorzio di promozione a rappresentare più denominazioni d’origine. Noi, intanto, stiamo lavorando a una razionalizzazione del disciplinare per ridurre le tipologie di vino e semplificare le opzioni per il consumatore. In prospettiva, diciamo entro 5 anni, il Vermentino potrebbe ambire ad ottenere la Docg».

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