Caravaggio 2025 Roma: la grande mostra a Palzzo Barberini

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Ecco Caravaggio, l’uomo più provocatorio della pittura di tutti i tempi. Michelangelo Merisi (1571 -1610) è tornato a casa. È tornato a Roma, nell’anno del Giubileo, per Caravaggio 2025.

Fino al 6 luglio, alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini, , la mostra- evento promette di raccontare in 24 quadri più un dipinto a parete tutto quello che non avete ancora osato capire e chiedere del genio lombardo, nato a Milano – la famiglia era di Caravaggio – e divenuto “l’altro Michelangelo” dell’arte. Tra opere c’è anche Ecce homo, una delle sue tele riscoperta solo nel 2021 e per la prima volta visibile in Italia.

La mostra Caravaggio 2025 a Roma

Organizzata con il sostegno del ministero della Cultura e di Intesa san Paolo, “Epocale, faraonica, non replicabile”, così ha definito la mostra Clement Thomas Salomon, direttore di palazzo Barberini. Le opere esposte arrivano in primis da tutta Italia, Napoli, Milano e Firenze, ma anche da Stati Uniti, Spagna ed Irlanda, con prestiti che i curatori hanno definito “Vere estradizioni”, per far comprendere quanto – in un solo anno di preparazione – sia stato complicato, ma anche prezioso il lavoro di diplomazia e relazioni fra musei e collezioni private.

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La lettura della mostra si presta sia ad un percorso cronologico, incentrato sul periodo romano di Caravaggio, sia ad uno trasversale, raccontando, per esempio, delle tante fondamentali, committenze della vita di Caravaggio.

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Mostra Caravaggio 2025 Roma
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio Autoritratto in veste di Bacco (Bacchino malato) 1595 circa olio su tela, cm 67 x 53 Galleria Borghese, Roma ph. M. Coen © Galleria Borghese

Il percorso e le opere esposte a  Palazzo Barberini

Curatrici della mostra sono Maria Cristina Terzaghi, dell’Università di Roma Tre a cui si deve grossa parte dell’attribuzione a Caravaggio  della tela Ecce Homo, in prima assoluta, e Francesca Cappelletti che, come direttrice della Galleria Borghese, è custode di sei capolavori che Merisi dipinse per il cardinale Scipione Borghese.

Siamo abituati a vederli nella sala del Sileno che affaccia sui celebri giardini, ma tre di loro, per questi quattro mesi, hanno traslocato dalla “villa” in via delle Quattro Fontane. Sono il Bacchino malato, fra le prime opere ad aprire il percorso, David e Golia e un San Giovanni: perché questa è innanzitutto una mostra di dialogo e così queste tele si confrontano con altri quadri che “giocano” in casa e che già si trovavano a Palazzo Barberini: sono il Narciso, cui spettano gli onori di casa nella prima sala, un San Francesco e Giuditta ed Oloferne, scelta come icona dell’intera mostra e al centro, nella seconda sala, di un “ricongiungimento” mai tentato prima, fra tele di argomento diversissimo, per cui Caravaggio, però, scelse la stessa modella.

Capolavori da tutto il mondo

Fra collezioni private, pubbliche, nazionali ed estere questa mostra promette record e nuove verità scientifiche. Caravaggio è sempre una buona idea, fin da quando Roberto Longhi, uno dei massimi studiosi del Merisi, ne rilanciò fama e meriti dopo secoli di oblio. Da allora fu sempre vera gloria e non è solo marketing: l’ultima grande mostra a palazzo Reale a Milano risale al 2017 ed ebbe il pregio pre-pandemico di passare letteralmente ai raggi X alcuni capolavori per apprezzare pentimenti d’artista e work in progress dei quadri. A palazzo Barberini, però, la parola è solo e soltanto quella di Caravaggio.

La Flagellazione di Cristo, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

La prima sala: L’opera prestata da Carlo III

La mostra si apre con una sala che racconta il suo approdo a Roma e l’inizio della sua immensa fortuna nell’Urbe, vanificata poi dalla turbolenza delle sue scelte di vita. A dare il benvenuto, oltre al Bacchino da villa Borghese e al Narciso di Barberini, c’è il Ragazzo che monda un frutto, e che re Carlo III in persona ha voluto far tornare in Italia.

Musici, Bari e la Buona ventura

Si resta all’estero e si continua a parlare inglese fra gli altri capolavori della prima sala che difficilmente gli italiani potrebbero vedere, a meno di non recarsi negli States che hanno concesso ben cinque tele.  Così si ammirano in sequenza I Musici dal Met di New York e I Bari da Fort Worth in Texas. A questi tre giovani intenti nel gioco delle carte si riesce finalmente a dare del tu, ammirando piccoli dettagli: scartato, sul tavolo, c’è un quattro di quadri mentre il baro cela dietro la schiena un 7 di cuori ed un 6 di fiori. Una vera chicca.

Dal gioco d’azzardo all’imponderabilità del destino, a dialogare con questa scena ecco un’altra opera giovanile, con l’enigmatica Buona ventura e la zingara che legge la mano ad un giovane turbato, nella versione dei Museo Capitolini di Roma, più intensa della versione esposta al Louvre.

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mostra Caravaggio 2025 Roma mostra Caravaggio 2025 Roma
La Buona Ventura, Musei Capitolini © Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

La seconda sala

“Fra le opere che non abbiamo voluto chiedere, ci sono quelle che si trovano nelle chiese romane per via del Giubileo”, precisano gli organizzatori. Le tele di argomento religioso sono comunque predominanti anche in mostra: anzi, proprio nella prima sala c’è un altro Caravaggio “americano” che è anche la prima opera di argomento sacro realizzata a Roma da Merisi.

Si tratta di un San Francesco in estasi, che però oggi è conservato in Connecticut e qui dialoga, nel suo ritorno a casa, con una titanica Conversione di Saulo. Realizzata su legno di cipresso, non è ovviamente quella conservata nella cappella Cerasi della chiesa di Santa Maria del Popolo, ma la prima redazione che oggi fa parte della collezione Odescalchi, difficilmente visibile e uno dei pochi Caravaggio ancora in mano privata.

Ritratto di Maffeo, il Caravaggio mai visto

O meglio, così si pensava fino alla seconda sala, dove si contempla uno dei misteri che questa mostra vorrebbe chiarire. Ecco due ritratti di Maffeo Barberini: futuro papa Urbano VIII, sarebbe il padrone di casa, del palazzo che ospita la mostra. Entrambe le tele sono in mano privata. Una arriva da Firenze; l’altra, è esposta qui in prima assoluta, dopo un dibattito durato 60 anni, da quando fu ritrovata. Il “sogno” per gli organizzatori, sarebbe quello – se lo Stato e la proprietà decidessero di dar corso ad una trattativa – di riuscire a farla tornare a Roma per sempre.

Una modella per tre tele

La seconda sala ha, però, anche altre protagoniste. A monopolizzare la scena sono tre grandi tele dove santa Caterina, Giuditta e Maria Maddalena hanno lo stesso volto. Riccioli che sfuggono all’azione, occhi fissi sul loro destino immediato: Caravaggio utilizza la stessa fanciulla come modella ed è la prima volta che questa musa – si tratta forse della giovane cortigiana Fillide Melandroni, ma non tutti concordano ed è bello così – una e trina si può ammirare in altrettanti quadri, altrimenti lontanissimi. Tutti, finalmente, a casa.

mostra Caravaggio Romamostra Caravaggio Roma
I musici 1595 ca. Olio su tela, The Metropolitan Museum of Art

Santa Caterina torna a casa

L’estasi di santa Caterina, avvinta alla sua ruota, arriva dal museo Thyssen-Bornemisza Madrid, ma era di proprietà dei Barberini. Ritrova così Giuditta che taglia la testa di Oloferne, icona non solo della mostra – imperdibile è anche l’espressione della donna che la assiste – e che da palazzo non si è mai mossa. Girando lo sguardo ecco ancora quella donna fascinosa, nel quadro di Marta e Maria Maddalena, arrivato da Detroit, ma dipinto a Roma verso la fine del Cinquecento.

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La terza sala la Cena in Emmaus e Davide e Golia

La terza sala si colora di un rosso acceso, si incentra sui vangeli e sulla passione di Cristo ed è la più densa di enigmi, dialoghi e rimandi. Si parte con due tele blockbuster: da Dublino arriva la Cattura di Cristo; dalla pinacoteca di Brera ecco la Cena in Emmaus, versione più essenziale, più intima di quella esposta alla National Gallery di Londra.

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Al centro domina La Flagellazione di Cristo, prestata dal museo di Capodimonte a Napoli, incorniciata da due san Giovanni ed un san Francesco che propongono rimandi fra committenze e modelli romani del Merisi.

Struggente il Davide e Golia di villa Borghese con il celebre autoritratto dove Caravaggio deforma il suo volto nella testa mozza di Golia.

L’opera più attesa della mostra: l’Ecce Homo ritrovato a Madri. Credit: Icon Trust

L’Ecce Homo perduto e ritrovato a Madrid

Ecco, finalmente, l’Ecce Homo: la tela più attesa e attorno alla quale ruotano più misteri.  Di questo soggetto – Gesù consegnato a Pilato e svestito da un soldato – Caravaggio dipinse anche un‘altra versione, oggi a Genova.

Di questa tela proposta in mostra, però, si erano perse le tracce fra Sicilia e Spagna per quattro secoli. Anzi questo quadro, ritenuto non autentico ma caravaggesco – si parlò di Jusepe de Ribera -, stava per finire all’asta per poco meno di 2mila euro. L’opera cominciò a girare online, suscitando dubbi, ma anche meraviglia.

In pieno lock down Terzaghi, una delle curatrici della mostra, prese un volo per andare ad analizzarla di persona. Anche grazie al suo contributo, la svendita fu bloccata, i proprietari ritirarono il quadro e la Spagna ne vincolarono la permanenza “in casa”. Il suo valore è schizzato – vox populi – a 30 milioni di euro ed oggi è in prestito al Prado da dove si è mosso solo pochi giorni prima dell’apertura della mostra e solo per questa premiere italiana.

Il Martirio di Sant’Orsola e l’ultimo Caravaggio

L’ultima sala della mostra si fa grigia per fare pendant con l’incarnato vitreo di Sant’Orsola pronta al martirio: questa tela è considerata fra le ultime opere dipinte da Caravaggio ed è stata recentemente restaurata da Intesa San Paolo che la espone qui per la prima volta, dopo la ripulitura che permette di apprezzare un inedito sfondo.

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Dopo l’omicidio di Ranuccio Tommassoni nel 1606, Merisi dovette più pensare a scappare e nascondersi che a dipingere.

La sua prima meta fuori dall’Italia fu Malta dove, sotto la protezione dei Cavalieri, lavorerà ancora per 4 anni, sempre con l’obiettivo di riaccreditarsi e far rientro a Roma. Ottenuta la grazia, con una navigazione rocambolesca e tormentata, farà rientro in Italia, ma Roma resterà un desiderio che si infrangerà nelle sue ultime misteriose notti, prima della morte a Porto Ercole all’Argentario, stroncato da una “febbre maligna”, come riportano le cronache. E allora ecco, a proteggere questa storia che continua, un ritratto di un cavaliere dell’ordine di Malta che Uffizi e Palazzo Pitti hanno concesso, proprio pochi giorni prima dell’apertura della mostra.

Davide con la testa di Golia, Galleria-Borghese, ph.-Mauro Coen ©Galleria-Borghese

L’unico dipinto a parete realizzato da Caravaggio

Come un “bonus track”, la mostra Caravaggio 2025 offre la possibilità, inclusa nel biglietto, di visitare anche il cinquecentesco casino Boncompagni Ludovisi. A 400 metri di distanza da palazzo Barberini, conserva l’unico dipinto a parete realizzato da Caravaggio che, per accontentare la committenza del cardinal Francesco Maria Del Monte, scelse la tecnica dell’olio su muro, per illustrare scene mitologiche di Giove, Nettuno e Plutone.

Nel casino lavorò, dal 1621, anche Guercino, dipingendo, ad affresco, l’Aurora: entrambi i capolavori saranno visitabili in un’occasione unica, dato che il complesso è stato aperto dopo una lunga vicenda giudiziaria.

La conversione delle Maddalene, Olio su tela, Detroit Institute of Arts, USA / Photo © Detroit Institute of Arts/ Bridgeman Images

Oltre la mostra: tutte le opere di Caravaggio a Roma

I capolavori nelle chiese

Come dicono gli inglesi: “When in Rome”, già che ci siamo, le tappe di Caravaggio sono molte altre nella città eterna.  Innanzitutto le chiese con opere di Caravaggio ritenute inamovibili: in Santa Maria del Popolo c’è, come detto, la cappella Cerasi, con la Crocefissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo.

Vicino a piazza Navona, le tappe sono due: la basilica di Sant’Agostino conserva la Madonna dei Pellegrini, con una Maria bianchissima e quasi ritrosa, davanti al pastore inginocchiato con i piedi nudi e sporchi.

Il ciclo dedicato a San Matteo è il “must see”, visitando la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi dove anche i preti invitano ad un costante “Silence!”.

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Caravaggio nei musei romani

Alla Galleria Borghese, tolti i tre prestiti per la mostra Caravaggio 2025, restano altre 3 tele del Merisi: il Giovane con canestra di frutta, la Madonna dei Palafrenieri e San Girolamo.

I Musei Capitolini, che prestano alla mostra La buona Ventura, conservano un altro San Giovanni: Merisi ne dipinse quattro e tre sono in mostra per Caravaggio 2025.

La Galleria Dora Pamphili, che non ha fatto prestiti alla mostra di Palazzo Barberini, permette di ammirare una Maddalena penitente e Il riposo dopo la fuga in Egitto: anche in questo caso Merisi utilizzò la stessa modella. In Vaticano, conclude il tour romano, la celeberrima Deposizione.

Caravaggio in Italia

Fuori Roma, la maggior concentrazione di  capolavori di Caravaggio è a Firenze con ben otto tele, fra cui, dagli Uffizi, Il Bacco, Il Sacrifico di Isacco e Medusa. A Palazzo Pitti, che ha prestato il Cavaliere di Malta, restano, invece, un Amorino Il Cavadenti, mentre il conturbante Giovane morso da un ramarro è alla Fondazione Longhi Villa Il Tasso.

Milano ospita due quadri, ma uno, La cena in Emmaus, è ora a palazzo Barberini; l’altro, La Canestra, è rimasto alla pinacoteca Ambrosiana. Fra le atre tappe Prato, Cremona, Genova con l’altro Ecce Homo, Napoli, Messina e Siracusa.

La Natività (rubata) di Caravaggio

C’è una tela di Merisi che purtroppo non rivedremo mai. È una Natività, l’unica dipinta da Caravaggio, che nel 1600 un mercante senese gli commissionò per portarla in Sicilia. Approdata a Palermo, restò per 369 anni nell’oratorio di san Lorenzo: accanto alla Madonna, infatti, Caravaggio nella grande tela di 268 cm per 197, pose proprio Lorenzo e Francesco D’Assisi.

Poi, nell’anno in cui l’uomo fu capace di sbarcare sulla luna – era il 1969, precisamente la notte di san Luca, 18 ottobre – quel quadro sparì dalla faccia del pianeta Terra e nessuno fu più capace di ritrovarlo. Caricato in fretta su un furgoncino della frutta, non restano che il telaio e pochi brandelli. Lo hanno cercato ovunque, hanno fatto le ipotesi più fantasiose – che sia stato smembrato, divorato dai topi – e anche più dolorose perché le indagini, di cui si è occupato anche l’Fbi, propendono per un furto su commissione e per conto della mafia.

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Trafugato a Lugano da un trafficante d’arte ticinese, che lo acquistò a Milano, si sa quale fu il suo primo nascondiglio, c’è un nome iscritto nel registro degli indagati, ed anche così le molte spy stories su Caravaggio si sono alimentate.

Sul tema del “Caravaggio rubato”, c’è anche un libro, Nascita e scomparsa di un capolavoro, che avvalora la tesi che il quadro sia stato prodotto a Roma, proprio a palazzo Madama, luogo di residenza del cardinale Francesco Maria Del Monte, fra i principali mecenati di Merisi, e che oggi quella tela non sia perduta, ma ancora in Svizzera.

La cattura di Cristo un’opera esposta nella mostra a Palazzo Barberini a Roma proveniente dalla National Gallery of Ireland di Dublino. Credit: National Gallery of Ireland, Dublin, IrelandPhoto © Fine Art Images/Bridgeman Images.

Come arrivare alla mostra Caravaggio 2025

Dalla stazione Termini con due fermate di metrò, linea A arancio, si raggiunge Barberini che affaccia sulla fontana del Tritone. A 5 minuti a piedi e a 10 minuti dalla fontana di Trevi, ecco palazzo Barberini, in via delle Quattro Fontane 13, che ospita anche una galleria di arte antica dove spiccano anche moltissimi altri capolavori come, solo per citarne uno, La Fornarina di Raffaello.

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Caravaggio 2025: orari, biglietti e prenotazioni

La mostra è aperta dalla domenica al giovedì 9-20, il venerdì fino alle 22. Lunedi solo per gruppi organizzati. Con già 60 mila visitatori prenotati all’apertura, riservare uno slot di visita è consigliato.

Il prezzo del biglietto è di 18 euro, 25 quello integrato per visitare il resto della collezione che vale 20 giorni: non è quindi necessario visitare tutto in un giorno.

L’audioguida è compresa ed è consigliata: didascalie e pannelli sono ben fatte, ma “essenziali” per chi già non padroneggi la biografia di Caravaggio. Ricco il catalogo edito da Marsilio (40 euro). Particolare attenzione e personale formato per accogliere visitatori con fragilità.

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Info: caravaggio2025.barberinicorsini.org

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