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Il problema di fondo che scatena questa invidia italica nei confronti dello straniero che ci deruba è il “solito”, quello di non sapere risolvere i problemi di casa propria e invidiare la felicità del vicino. L’inconfutabile dato di fatto è che la Croazia è bella e ospitale e spesso a livello di ricettività costa come l’Italia, quindi, se gli stessi italiani la prediligono è perché si divertono di più, corrono di più e risparmiano davvero un sacco di soldi. Parliamone…

Aspettavamo che RS arrivasse nelle prime edicole con il numero di marzo 2025, in cui abbiamo parlato anche del “caso” Rally Show Due Castelli. Era inevitabile parlarne, visto che seguiamo i rally show croati da anni e visto che spesso seguiamo anche gare del campionato nazionale croato. Quindi, anche noi vediamo, vediamo bene, scriviamo tutto e… però abbiamo alcune considerazioni da fare alla luce di una polemica che si è creata e che continua a fermentare nei giorni. Quindi, fermo restando che la ricchezza del mondo risiede nella diversità di opinioni, era inevitabile parlare del Rally Show Due Castelli (foto Modlic), perché in Italia si è creato un polverone che si fonda sul nulla e che è diventato la scusa per sferrare un attacco trasversale ai nostri “vicini di casa”, i croati, quasi colpevoli di essere grandi appassionati di rally più di noi. Ma una volta tra appassionati non si andava d’accordo?

Lo abbiamo chiamato “caso” quello del Rally Show Due Castelli per due motivi molto semplici, forse addirittura banali, ma che evidentemente sono sfuggiti a molti: il primo è che è assolutamente un “caso isolato” ciò che è successo e che vi raccontiamo al fondo di questo articoli senza filtri e il secondo è che è diventato un “caso italiano” (nonostante gli italiani fossero solo ospiti, certamente graditi, ma pur sempre ospiti). Perché è successo ciò? Perché a molti organizzatori nostrani, a molti sponsor e partner tecnici di grandi aziende, proprio non piace questa fuga di italiani oltre confine. Così si vende o si noleggia di meno: auto, caschi, tute, attrezzature, vetture, ma soprattutto gli organizzatori italiani guadagnano meno, proprio ora che ci sono stati gli “aumenti di lusso”.

Mannaggia, cosa ho detto? Guadagnano gli organizzatori? Ma se dicono sempre che ci perdono soldi e salute e che lo fanno solo per passione e tu te li immagini a cercare soldi per 362 giorni l’anno, solo per pagare debiti contratti per amore della gara e del piacere di fare correre gli altri. Guadagnano gli organizzatori? Bella lì, ormai l’ho detta e devo andare fino in fondo. Se l’anno prima organizzavano un rally, già l’anno dopo ne organizzano due, poi tre, quattro, ci perdono una-due-tre-quattro-cinque volte per passione? Davvero ci credi? E come mai la maggior parte non vuole che si parli esplicitamente di costi organizzativi voce per voce?

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RS marzo 2025

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RS marzo 2025, in edicola tra l’8 e il 10 del mese

Un legittimo sospetto

Abbiamo motivo di ritenere che gli attacchi che partono dall’Italia verso le gare croate, facciano di tutte le erbe un fascio e facciano quantomeno piacere ad alcuni o a molti organizzatori del nord e del nord-est. Il motivo è di facile comprensione: che la Croazia “rubi” rallysti alle ronde o ai rally nazionali italiani, perché in Croazia l’iscrizione ad un rally show costa 400 euro, è una cosa che non piaceva quando il costo delle polizze assicurative italiane era “calmierato”, ma che nel 2025 trasforma in nemico chiunque sia più fortunato di te, magari e in questo caso solo perché ha la colpa di vivere all’estero. Eppure, non c’è una prescrizione del medico per organizzare un rally, quindi non è indispensabile che lo si faccia.

Di rally, in Italia, ne abbiamo troppi e molti pure organizzati in modo discutibile, dove avvengono più o meno le stesse cose che sono avvenute al Rally Show Due Castelli, nonostante meno vetture, meno chilometri e costi molto più alti. Ma guai ai giornalisti che ne parlano, in Italia. Se poi il giornalista che dovrebbe scriverne è anche ufficio stampa della gara, il pericolo della critica è ridotto al minimo. A volte neppure c’è. Chiedo scusa a chi si offenderà, ma è la verità!

Si dice che gli Aci organizzatori del Veneto sono molti preoccupati per questa continua emorragia di vetture da rally che emigra direttamente dai garage italiani verso la Croazia (ma anche verso la Slovenia e verso l’Austria, dove si vive più o meno lo stesso livello di goliardia che c’è nell’ambiente rallystico croato), disertando i rally italiani. Si dice anche, però, che non c’è nessuna intenzione di rivedere le norme sui serbatoi di sicurezza, che non c’è nessuna intenzione di rivedere le norme sull’abbigliamento da gara (che ormai scade con la stessa velocità del formaggio fresco), che non c’è nessuna intenzione di fare deroghe per componenti tecniche in scadenza, che non c’è nessuna intenzione di fare un passo indietro sull’aumento fatto alle iscrizioni di gara per pagare agli agli organizzatori gli aumenti assicurativi. Speriamo almeno ci sia intenzione di capire, però, che ognuno di noi i soldi li va spendere dove vuole, indipendentemente che sia la Croazia, l’Austria o la Solvenia, dove però ogni rally è diverso, ogni rally ha un’anima propria. Nulla è uniformato e ingessato in costosissimi e vuoti parchi assistenza per rally che quasi non sopportano gli spettatori.

E quindi? E quindi diamo addosso agli appassionatissimi organizzatori croati di rally show. Esatto: di rally show. E solo di rally show. Perché quello che va specificato è che i rally show della Croazia nulla hanno a che spartire con la regolamentazione dei rally della Croazia, che seguono le norme FIA e che vantano il logo FIA sulle loro pedane di partenza-arrivo e che utilizzano da anni lo stesso sistema di tracking del Mondiale, oltre che le più evolute norme di sicurezza.

Piacciono gli show croati? Perché?

Perché piace correre in Croazia? Conviene? In che termini? Piace correre in Croazia essenzialmente per due motivi: costa poco e sono le gare adatte a chi ha le vetture di proprietà, che lì, oltre confine, rappresentano il 95% delle vetture al via. Ben si comprende quanto farebbe piacere a Costruttori e noleggiatori, sponsor e partner tecnici, imporre dei monopoli o rinnovare totalmente il parco auto. E ben si comprende perché questa tipologia di gare sia sotto assedio. Se poi si pensa che tra gli italiani al via la percentuale di vetture di proprietà sfiora il 99%, ben si comprendono molti mugugni che si ascoltano oltre confine.

L’ambiente è goliardico, sereno, disteso, nessuno si guarda con rivalità, non c’è la monobenzina, le verifiche tecniche ante-gara sono snelle e si approfondiscono solo in caso di reclamo a fine gara. Insomma, una festa, un test collettivo a basso costo rispetto all’Italia, dove di solito trovi sorrisi e volti distesi. Una vacanza sportiva. Ma anche una gara, con il giusto compromesso tra prove speciali (60-80 km) e trasferimenti (di solito poche centinaia di metri) e prezzo di iscrizione (circa 400 euro). Si chiacchiera tanto e non c’è fretta di andar via. Anzi, quasi non si vuole andare via, visto che i posti sono belli, i tramonti parlano al cuore, il cibo è delizioso e tutti sono lì per fare festa e vacanza, anche per sfuggire a questa terribile e grigia routine di livree costosissime, scarpette ultimo grido Made in Africa o China, performance cronometriche maniacali su strade praticamente diritte (che se c’è una curva che può fare la differenza subito ci piazzano una chicanes o una slow zone), pochi chilometri di prove speciali, tanti test, ricognizioni abusive a go-go che creano problemi alla specialità, noleggiatori di Rally2 che fanno cartello e chi più ne ha più ne metta. Per ora io mi fermerei qui, sperando di non dover proseguire.

Donetto, rally Show Due Castelli - Foto Modlic
Donetto, rally Show Due Castelli – Foto Modlic

Ma i rally show sono rally?

I rally show sono un’altra cosa. i rally show non sono rally. Esatto, non sono rally, nonostante sembrino più rally dei nostri rally, che invece diventano sempre più i test, del test, del test. Ma quindi i rally in Croazia sono diversi dai rally show? Ce lo siamo fatti confermare dall’organizzatore del Rally Show Quadrivium, altro evento di grandissimo successo appena oltre confine.

“I nostri rally show sono una festa, un ritrovo di amici sportivi, sono dei test collettivi in cui si paga poco e si corre abbastanza e non c’è da aspettarsi altro che un ambiente conviviale, tranquillo, pacato, senza troppe invidie o tensioni da rivalità – ci racconta Matteo Da Rin, che organizza uno dei rally show più amati in Croazia e più invisi ad alcuni organizzatori italiani che non si capacitano di tanto successo –. L’ambiente è semplice e siamo tutti lì per divertirci. Lo sanno tutti, lo sanno bene anche i tanti italiani che vengono a correre in Croazia perché in Italia senza serbatoio di sicurezza sono stati demonizzati e gli è stata vietata la pratica sportiva con quella determinata auto, magari l’unica che si possiede e comprata con tanti sacrifici. Noi vogliamo promuovere la pratica sportiva dei rally e vogliamo incentivare le partecipazioni e l’approccio a i rally. Inutile lamentarsi che diminuiscono gli iscritti alle gare, se poi ti impegni per fare scappare la gente. Ognuno porta i soldi dove preferisce e dove ritiene più giusto e più conveniente e divertente. Nei nostri rally show chi vuole provare noleggia un’auto e corre con circa 2.000 euro, a parte la benzina che si fa al rifornimento, fa almeno 60 km di prove speciali, pochissime centinaia di metri di trasferimento, e poi decide se vuole praticare questo sport oppure no. In Italia l’approccio parte da non meno di 7.000-10.000 euro per fare pochi chilometri. Anche noi in Croazia abbiamo evoluto il rallysmo a livelli decisamente professionali, ma abbiamo voluto conservare le gare di base, quelle che in inglese si chiamano entry-level, quella di approccio, quella per i piloti della domenica, ritenendo che tutti gli appassionati abbiano diritto a provare a correre senza doversi vendere una costola o un braccio. Bisogna per forza creare un distinguo tra professionismo e dilettantismo e i costi, ovviamente, non possono essere simili per tutti. Siamo certi che se in Italia venissero organizzati dei rally show come i nostri, sarebbero davvero tanti i partecipanti. Chissà magari verrebbe anche qualcuno dalla Croazia, ma a noi non darebbe fastidio”.

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Il nocciolo della questione

Dunque, i “rally show” della Croazia sono dei test collettivi e dei raduni di amici, i “rally” della Croazia sono un’altra cosa e forse anche da lì avremmo qualcosa da importare, qualcosa da imparare. Ma per ora fermiamoci a questa forma di antipatia un po’ invidiosa che si è diffusa sul nostro territorio più che altro tra chi organizza e non assolutamente tra chi corre, visto che tanti equipaggi vorrebbero andare a correre in Croazia e non possono perché non hanno la fortuna di abitare vicino al confine.

Il problema di fondo che scatena questa rabbia italica nei confronti dello straniero che senza invaderci ci deruba è il “solito”, è quello di non essere in grado di risolvere i problemi di casa propria e invidiare la felicità del vicino. L’inconfutabile dato di fatto è che la Croazia è bella e ospitale e spesso a livello di ricettività costa come l’Italia, quindi, se gli stessi italiani la prediligono è perché si divertono di più, corrono di più e risparmiano un sacco di soldi (e mi si perdoni il termine “un sacco di soldi”): si pensi solo al fatto che si può persino noleggiare una vettura di classe N2, come la Peugeot 106, e spendere appena 2.000 euro comprensivi di iscrizione e gomme e fare fino a 60-80 km di PS. Una 106… che da noi chi vuole più usarla? O corri con una Rally2 livreata o sei un pezzente, in un paese in cui già dicono che le Rally4 non sono divertenti…

Il “caso” del Due Castelli

Il Rally Show Due Castelli si è confermato un evento di grande richiamo, anzi da urlo, con ben 114 equipaggi al via, molti dei quali italiani. La bellezza del percorso, la spettacolare location affacciata sul fiordo istriano e le condizioni economiche vantaggiose hanno attratto numerosi partecipanti, consolidando la manifestazione come una vera festa per gli appassionati di sterrato.

Proprio l’esagerato successo dell’evento ha messo in evidenza alcune criticità organizzative (si tenga conto che questa tipologia di eventi non dovrebbe ammettere più di una ottantina di vetture), che hanno generato non pochi problemi, specialmente nella gestione logistica e del programma. Dunque, se c’è stato un peccato, quello allora è stato di passione: è noto a tutti i partecipanti degli ultimi anni che nei Rally Show in Croazia gli organizzatori vogliono soddisfare tutte le richieste sulla base del principio prima enunciato che non si tratta di un rally, ma si tratta di uno show, di un evento, di una festa, come quella che può essere in Italia la Coppa Romagna Slalom dell’ente di promozione MSP.

Tornando al “caso” del Due Castelli, che in Italia ha sollevato un polverone passato dal web alla TV, uno dei principali punti deboli è stata la gestione degli spazi: la zona di partenza, stretta tra la montagna e le acque del fiordo, si è rivelata insufficiente a contenere in maniera ordinata il gran numero di equipaggi, assistenze e mezzi presenti (ma con 80 vetture, che significava mandarne via almeno 34, non si sarebbero registrati problemi, come non se ne sono mai registrati in questi anni negli altri show croati che tanto piacciono agli italiani). Durante la presentazione degli equipaggi del sabato sera, questa carenza di spazio ha generato il caos, con vetture ferme in posizioni improvvisate e difficoltà nel mantenere un flusso ordinato. A peggiorare la situazione, si è aggiunta la presenza di auto non direttamente coinvolte nella competizione, che hanno ulteriormente complicato il quadro logistico.

L’assenza di una regolamentazione stringente (ma questa è la fortuna dei rally show croati) ha sicuramente facilitato le iscrizioni e ridotto i costi, ma ha anche contribuito alla disorganizzazione. L’evento, essendo una festa più che un vero rally regolamentato secondo standard FIA o AK, non ha adottato misure rigide di gestione degli spazi e delle tempistiche, portando a ritardi significativi. Questo ha avuto ripercussioni dirette sulla gara stessa, con due passaggi su otto cancellati per problemi legati alla tempistica saltata (ma i partecipanti hanno potuto contare su di una sessantina di chilometri disputati, nonostante il taglio di due PS, con circa 400 euro di iscrizione.

Vero è che l’atmosfera, inizialmente festosa, è poi degenerato in episodi di tensione. Alcuni partecipanti, esasperati dalla confusione, hanno reagito in modo scomposto, arrivando addirittura a minacciare un cronista colpevole solo di trovarsi con la propria auto in una posizione contestata. Questo episodio evidenzia, però, come forse sia davvero il caso di filtrare un certo numero di iscrizioni, rifiutando persone che non sanno vivere l’ambiente goliardico e rilassato che si respira in questi eventi e invece pensano di andare a correre una gara di WRC nonostante sia dichiaratamente una festa.

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