El camino de la No-Violencia

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È in distribuzione dal dicembre del 2024 la prima edizione – in lingua spagnola – di El Camino de la No-violencia, frutto di un approfondito lavoro di documentazione intorno ai primi 30 anni dell’organizzazione Las Abejas, prodotto ed edito a cura del centro per i diritti umani Frayba di San Cristobal de Las Casas. Un testo fondamentale per ripercorrere le moltissime tappe di una delle organizzazioni protagoniste della lotta nonviolenta in Chiapas, aperto da un breve prologo di Padre Marcelo, il “prete attivista” ucciso a sangue freddo nell’ottobre del 2024 per le strade del quartiere Cuxtitali a San Cristóbal de Las Casas. Lo stesso Padre Marcelo riconobbe in più occasioni – e ribadisce nel prologo – l’importanza dell’esperienza delle abejas per la sua formazione e per la forte vocazione a denunciare le ingiustizie sociali. 


Dalla fondazione nel 1992, le abejas hanno lottato, come si legge nel prologo firmato da Fray Raul Vera Lopez, (frate dominicano attivo già nel 1995 a fianco di jtatik Samuel Ruiz nelle negoziazioni con l’EZLN e in seguito membro direttivo, dal 2011, del Centro per i Diritti Umani “FrayBa” a San Cristóbal de las Casas), per  la vera giustizia, i diritti umani, la difesa della terra, del territorio e della vita, attraverso una grande esperienza di resistenza (…) che può contare sulla capacità di aprirsi al mondo in una dimensione ampia e (…) dare un nome, con chiarezza, alla strategia dello Stato, responsabile della creazione e del sostegno ai paramilitari e alla loro volontà di guerra. 

La storia delle abejas, le api in lingua spagnola, a simboleggiare unità, dedizione al miglioramento delle condizioni di vita dell’intera comunità attraverso il lavoro e integrazione con la madre Terra, è articolata in sei tappe:

  1.  la nascita dell’organizzazione  (1991-1995)
  2. la persecuzione e il dolore, con il terribile massacro del 1997 ad opera di un gruppo di paramilitari, il successivo lutto e la resistenza contro la militarizzazione del territorio ad opera dello Stato messicano (1996-2000);
  3. il fallimento del processo giudiziario e il ricorso alla CIDH (Commissione Internazionale per i Diritti Umani) (2001-2005)
  4. la solidarietà con la lotta di ATENCO, la partecipazione all’ “Altra campagna” dell’EZLN, il viaggio in India e l’ammissione del caso Acteal alla CIDH (2006-2010)
  5. il rafforzamento della lotta nonviolenta e la creazione di ulteriori reti in Messico e, in particolare in solidarietà con i 43 studenti desaparecidos ad Ayozinapa (2011-2015) 
  6. e, infine, l’ultimo periodo, che vede una recrudescenza della violenza, ma anche la creazione di legami con varie organizzazioni indigeniste mesoamericane (2016-2022). 

È interessante notare l’importanza abejas, fin dall’inizio della storia dell’organizzazione, nel denunciare le violenze connesse con il tema del controllo delle terre coltivabili nella zona degli Altos di Chiapas e l’arbitrarietà e inutilità degli interventi delle forze di polizia statali e federali in questo contesto di continuo conflitto e violenza, in cui le autorità si sono rivelate in più occasioni istigatrici della violenza, anziché portatrici di strumenti di risoluzione. 

Nel 1993 muore, ad oltre cento anni di età, un possidente terriero, tale Marcos Hernandez Tabasco, titolare di 80 ettari di terreno agricolo nei pressi della comunità di Tzajalch’en, Chenaló, in territorio Tzotzil, uno dei gruppi etnolinguistici discendenti dalla antica civilizzazione maya presente in Chiapas. Nasce poco dopo un conflitto, a livello locale, per la spartizione dell’eredità fra i numerosi eredi, tra cui alcune donne, alle quali non viene riconosciuta una giusta parte, nonostante esse facciano appello al concetto ancestrale tzotzil del ich’el ta muk’, il rispetto verso la Madre Terra e verso gli altri esseri umani . 

Hanno luogo, durante il 1992, vari scontri, che culminano in un’aggressione durante la quale tre uomini e tre donne (tutti appartenenti al ramo femminile della discendenza), impegnati nella cura di un cafetal (una coltivazione di caffè) in terra contesa sono aggrediti a colpi di arma da fuoco da un gruppo di persone collegate al primogenito maschio dell’antico proprietario; le donne sono fatte oggetto di violenza; e uno degli uomini è gravemente ferito e muore nel trasporto in ambulanza, avvenuto soltanto diverse ore dopo a causa dell’inettitudine delle autorità municipali. 

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A questo punto, apparentemente a causa di un malinteso – i cinque accompagnatori dei feriti, tra cui Sebastian Pérez Vazquez, operatore radio, e Antonio Gutiérrez Pérez, promotore di salute (una figura civile, riconosciuta dal governo federale messicano, che riceve una formazione in salute di base, a beneficio della comunità), sono immediatamente arrestati dalle autorità e condotti a San Cristobal de Las Casas, dove sono posti in condizioni di detenzione in un carcere cittadino. Segue poi una mobilitazione civile per la scarcerazione dei cinque, che vede partecipare, oltre ai e alle abitanti delle comunità, il centro FrayBa e la diocesi di San Cristobal. 

Un mese dopo, i cinque detenuti sono scarcerati. Si tratta della dimostrazione, per gli organizzatori della mobilitazione, che l’unità e il duro lavoro collettivo – rappresentato dalle api, le abejas lingua spagnola, dà forza di fronte alle ingiustizie: il cammino di mobilitazione e resistenza delle abejas è tracciato. 

Da quell’ormai lontano dicembre del 1992 – anno significativo, poiché proprio nel 1992 si interrompe la ripartizione di terre avviata nel 1917 con la Riforma Agraria Rivoluzionaria del Messico – le abejas hanno combattuto una infinità di battaglie, contro nemici esterni (la compagnia petrolifera PEMEX, già nel 1993; i gruppi paramilitari, l’esercito federale e, più recentemente, il narcotraffico) ed interni (l’abuso di alcool che affligge le comunità indigene, la violenza patriarcale, i ripetuti conflitti per la ripartizione delle terre fra famigliari e vicini affermandosi come vivo esempio di una comunità indigena marginalizzata che, nonostante il peso quasi insopportabile di un lutto collettivo – il massacro del 22 dicembre del 1997 ad opera del gruppo paramilitare “Mascara Roja” – ha saputo nutrire la speranza e la volontà necessarie per continuare a tessere legami di solidarietà, fino a diventare un tassello importante nella storia della nonviolenza in Messico e a livello globale. 

Mujeres de Las Abejas de Acteal expulsan a efectivos del campamento Juan Diego X-oyep, enero de 1998.

Fra le illustrazioni del libro, un’immagine iconica della resistenza nonviolenta delle Abejas contro l’occupazione militare: alcune donne allontanano dei soldati federali da un campo profughi a X-oyep, Chiapas, nel 1998.

Nelle Abejas la resistenza nonviolenta è il frutto di un intreccio unico tra religiosità cristiano-sincretica, teologia della liberazione, dignità indigena e leggi comunitarie ancestrali, difesa dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dell’ONU e capacità di networking con altre istituzioni protagoniste della lotta per la difesa della Terra e dei diritti sociali in Messico, America latina e nel Mondo. Questa ricchezza unica a livello di culture di lotta ha portato le abejas, nel corso degli anni, a stringere legami con organizzazioni e gruppi impegnati in campagne e azioni nonviolente in altri Stati della federazione messicana, oltre che in Guatemala, Colombia, Argentina, Cuba, India e Stati Uniti. 

Presso la comunità delle Abejas sita ad Acteal è tuttora possibile svolgere periodi di volontariato di due settimane attraverso il programma delle Brigate Civili di Osservazione (BriCO) promosse dal Centro per i Diritti Umani “FrayBa”. Le candidature sono aperte anche per volontari e volontarie provenienti dall’Italia, purché abbiano un buon livello di comunicazione in lingua spagnola.



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