Sono private equity, rentier ed ereditieri che trovano conveniente il forfait (200 mila euro l’anno) applicato per la prima volta al fuoriclasse del calcio. L’impatto sul mercato immobiliare e sugli investimenti
Casa Cipriani, Duomo 18 nella Veneranda Fabbrica,The Wilde nell’ex villa Versace, Aethos. Negli ultimi anni a Milano hanno aperto diversi club esclusivi con biglietti di ingresso da migliaia di euro e procedure di selezione, talvolta, molto severe. La tendenza è legata, certo, allo sviluppo economico della città e al suo status di capitale finanziaria d’Italia, con l’annessa esigenza di punti di ritrovo discreti per i brasseur d’affaires. Ma l’aumento dei circoli è legato anche al massiccio afflusso di ricchi stranieri. Il capoluogo lombardo è la destinazione preferita dei Paperoni che hanno deciso di trasferirsi in Italia, approfittando della tassa piatta sui redditi di fonte estera. Sfruttando cioè la cosiddetta norma Cristiano Ronaldo, dal nome del calciatore che fra i primi ne ha beneficiato nel 2018.
I numeri dei nuovi residenti
«Si stima che oggi circa 4500 persone usufruiscano di questo regime fiscale e circa la metà abbia scelto Milano come residenza», spiega Marco Cerrato, partner dello studio Maisto e Associati. «Altre mete sono Roma, Firenze e Como, specialmente da parte dei rentier che desiderano godere dei frutti del proprio lavoro, dei proventi della vendita di un’azienda o di un’eredità». Il regime è valido per 15 anni e si applica a tutti i redditi di fonte estera: interessi di obbligazioni, dividendi da partecipazioni azionarie, plusvalenze da cessione di imprese, successioni o donazioni. A partire dal 2025 , su tutti questi guadagni i neo-residenti pagheranno un’imposta fissa annuale di 200 mila euro, raddoppiata rispetto alla previsione iniziale. Ma ancora molto allettante, anche perché per i familiari che optano per lo stesso regime fiscale la flat tax scende a 25 mila euro.
La provenienza dei Paperoni
«Negli anni sono arrivate persone da Messico, Sudamerica, Medioriente, Europa e persino Svizzera, mentre di recente abbiamo riscontrato un incremento dei flussi, da sempre importanti, dal Regno Unito, dove è stato da poco abolito un regime fiscale simile», ricorda. «A Milano sono per esempio approdati diversi professionisti del private equity, generando un doppio effetto positivo — prosegue —. Alcuni fondi hanno costituito una nuova filiale in Italia per accompagnare il trasferimento dei loro manager ed assumere dipendenti in Italia; altri hanno potuto osservare più da vicino il mercato nazionale, preludio a un possibile aumento degli investimenti nelle aziende italiane».
Come funziona la tassa piatta
L’introduzione della «norma CR7» non ha mancato di suscitare critiche per il privilegio accordato a individui già facoltosi, per la non progressività dell’imposta e per gli effetti sul mercato immobiliare. «Gli acquisti dei neo-residenti si concentrano sulla fascia alta e altissima di abitazioni, quindi il loro effetto sui prezzi è limitato a quel ristretto segmento di mercato», ribatte Cerrato, attribuendo l’aumento generalizzato del costo delle case a Milano in parte all’elevata domanda, in parte all’effetto del regime del «ritorno dei cervelli», molto ridimensionato già dall’inizio del 2024. Quanto alle obiezioni di equità fiscale, Cerrato rimarca che «la tassa piatta vale solo per i redditi esteri, mentre su quelli generati in Italia restano valide le imposte ordinarie, valide per tutti i residenti». Inoltre, aggiunge, «queste persone consumano, fanno acquisti e, talvolta, investono o creano nuove aziende, contribuendo ad aumentare il gettito fiscale».
Il visto d’oro italiano
La «norma CR7» rientra infatti in un più ampio novero di misure tese ad attrarre capitali. Fra queste l’Investor Visa, noto anche come Golden Visa, «visto d’oro», che permette l’ingresso e il soggiorno in Italia e nell’area Schengen. Introdotto anch’esso nel 2017, questo visto di durata biennale è rilasciato ai cittadini extra-comunitari a quattro condizioni alternative: un acquisto di titoli di Stato italiani per un minimo due milioni, un investimento per almeno 500 mila euro in un’azienda (per esempio, in azioni o bond di Eni), un investimento in una startup di almeno 250 mila euro. Oppure una donazione filantropica di almeno un milione «nei settori della cultura, dell’istruzione, della gestione dell’immigrazione, della ricerca scientifica, o della conservazione dei beni culturali e paesaggistici».
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