Gli ambientalisti si scagliano contro i dieci progetti da un miliardo, il «Parco eolico di Scansano»: quattro presentati dal professionista foggiano
Le classifiche di Forbes non se ne sono ancora accorte e forse manco l’Agenzia delle Entrate ma il geometra Antonio Visconti, che vive in una palazzina quadrifamiliare in un paesino di 2.005 anime sull’Appennino Dauno foggiano e ha l’ufficio in una casetta minima dello stesso borgo, ha presentato quasi la metà di un grandioso mega-progetto di spropositate pale eoliche per un valore complessivo di un miliardo. Il tutto partendo da micro imprese con capitale sociale di diecimila euro. Il costo di una Panda usata.
Bum! L’hanno scoperto Francesco Pratesi, il figlio del fondatore del Wwf scomparso giorni fa, gli ambientalisti del Tess (Transizione energetica senza speculazione), Italia Nostra, Amici della Terra e Maremma Viva che si stanno battendo contro «l’installazione di oltre 100 pale eoliche sui campi e sulle colline della Maremma prospicienti le rinomate aree protette della costa, da Grosseto fino alla Tuscia laziale».
E accusano: «Ogni “parco” (ma fa ribrezzo usare questo appellativo) prevede in media l’installazione di dieci pale: non si tratta però delle solite pale alte circa 60/70 metri, bensì anche delle “Vestas V172” alte 200 metri o addirittura delle “V236” alte 236 metri, piantate su piattaforme di cemento dalla superficie spropositata».
Le pale giganti
Per capirci, il più alto edificio d’Italia è oggi la Torre UniCredit di Milano, che con la guglia a spirale raggiunge un’altezza di 231 metri: ogni pala eolica svetterebbe cinque metri più su. Schiantando nel confronto non solo il paese di Magliano in Toscana, che ha un’altitudine di 128 metri (la metà), ma la stessa ciminiera della centrale di Montalto di Castro, che si vede in lontananza da 50 chilometri di distanza ed è alta 150 metri: 86 di meno. Per non dire della ferita inferta a un paesaggio storico amatissimo da tutti gli italiani e più ancora dai viaggiatori stranieri, dove i casali alti sette metri e i cipressi alti dieci sono l’essenza umana e culturale dei panorami collinari di poderi, ulivi e vigneti (in questo caso del Morellino) cantati da Indro Montanelli: «Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno o un bisnonno». Ma vale davvero la pena di piazzare quei mastodonti lì? In un territorio «che si è da poco riscattato, grazie al sudore della fronte degli agricoltori e a investimenti importanti, da secoli di malaria e miseria, puntando su un’agricoltura di qualità e un turismo selezionato di amanti della natura»? Con impianti «che hanno un ciclo di vita di appena 20/25 anni» senza alcuna garanzia «che le pale vengano al termine smantellate» col rischio che quei ciclopici «ventilatori» restino poi abbandonati come «tetre vestigia dell’odierna foga speculativa»?
Il rendimento e i danni
No, rispondono gli ambientalisti: a prescindere dai danni che le pale spinte alla massima velocità farebbero «agli uccelli non solo migratori ma anche rapaci molto presenti in quelle zone», la Maremma a sud di Grosseto «non è nota per essere particolarmente ventosa, fatte salve alcune folate di vento soprattutto notturne». Tant’è vero che «la società del Sig. Antonio Visconti di Castelluccio dei Sauri (FG), con capitale di diecimila euro, non ha presentato le statistiche relative al cosiddetto «vento costante» ma solo quelle relative al «vento medio». In pratica le pale resterebbero ferme per gran parte del tempo». E allora, che senso c’è?
Il business ai privati
Il tema è sempre lo stesso: poiché il governo, le Regioni e i Comuni preferiscono declamare a chiacchiere la necessità delle energie alternative ma allo stesso tempo stare alla larga dalla scelta di questo o quel territorio per non incorrere nella collera e nelle rivolte di questa o quella popolazione (di elettori), la proposta di questi «parchi» fotovoltaici o eolici viene di fatto lasciata a imprese multinazionali o bucanieri del business più spregiudicato che troppo spesso, come è ormai dimostrato da troppi esempi, se ne infischiano dell’ambiente, del paesaggio, delle tradizioni storiche locali. E con l’appoggio di professionisti pronti a scommettere «a prescindere» su questo o quell’«affare», sparano raffiche di progetti, progetti, progetti… Gran parte saranno scartati? Qualcuno, bene o male, dovrà ben passare!
Il caso
Ed ecco che, come dicevamo, dietro proposte spropositate e miliardarie possono spuntare appunto figuri improbabili come quello scovato nelle carte da Francesco Pratesi e gli altri: Antonio Visconti, quarant’anni, che sventola un grande cognome «milanese» (chi non conosce la casata dei Visconti di Modrone cui apparteneva lo stesso mitico regista Luchino?) e una sede domiciliata, in coabitazione con un alveare di altre società, in una palazzina di via Ripamonti, ma è nato e cresciuto e vive e risulta fare il geometra (villette unifamiliari) in quel paese già citato, Castelluccio dei Sauri. Una contrada del Subappennino Dauno dove, dalle visure catastali, risulta avere lo studio in uno stabile quadrato a un piano tipo garage con una porta e una finestrella in via Circonvallazione, che a dispetto della denominazione «metropolitana» è una viuzza di basse casupole popolari alla periferia del paesello.
La serie di società
Domanda: è credibile che quasi la metà (quattro su dieci) dei progetti fantasmagorici e costosissimi di cui parliamo abbia come riferimento lui? Come han potuto quei progetti «aver credito presso il Mase (ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) nel far avanzare speditamente l’iter autorizzativo dei loro piani di scempio del territorio?», chiedono gli ambientalisti. E spiegano: «La tecnica utilizzata dagli speculatori è stata semplice ma diabolica al tempo stesso. Un esempio per tutti: a gennaio 2024, dalla “Gruppo Visconti Srl”, capitale versato duemila e 500 euro, detenuta al 50 per cento da tale Antonio Visconti e dalla moglie Laura Zingarelli residenti in Castelluccio dei Sauri in provincia di Foggia (ognuno di essi ha versato mille e 250 euro), nascono una serie di nuove società che, ad aprile, presentano al Mase dieci progetti eolici per un valore complessivo di circa 1 Miliardo di Euro». È tutto in ordine? Toc toc: c’è qualcuno dietro?
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