“Ma Cesena snobba le comunità solari”

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Anni fa aveva installato un impianto fotovoltaico, poi subito dopo aveva aderito alla comunità solare (a cui ora aderiscono una ventina di famiglie), ideata nel 2010 dal professore Leonardo Setti, antenata virtuosa delle più attuali comunità energetiche. Ora, il cesenate Giampier Piraccini, che lavora come magazziniere ma nel tempo libero è un grande appassionato di energie rinnovabili, fa un primo bilancio della scelta di aver aderito alle comunità solari con un investimento iniziale di 400 euro e, contemporaneamente, bacchetta un po’ l’amministrazione cesenate che – a differenza di quella riminese – non accoglie con entusiasmo questo tipo di operazione.

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Come funziona la comunità solare

“Nel 2024 ho consumato in totale 3600kWh, di cui 1280 autoprodotti dal mio piccolo impianto fotovoltaico da 2,88kW. Di quelli prodotti in eccesso e immessi in rete, ben 716 kWh sono stati condivisi con la comunità solare, generando un premio di 107 euro. Invece di quelli prelevati dalla rete ben 298 kWh sono stati condivisi con la comunità solare, producendo un premio di 75 euro. Ricapitolando nel 2024 ho condiviso con la comunità solare 1014 kWh ricevendo un premio di 182 euro, probabilmente il premio più basso tra i cittadini solari di Cesena perché io ho l’impianto più piccolo. Eppure sono estremamente soddisfatto del risultato. Il perché è presto detto. Proviamo a vedere cosa sarebbe successo e soprattutto che premio avrei ottenuto, se io fossi stato iscritto nella (futura) Comunità energetica di Cesena (gestite dallo Stato): 1014kWh moltiplicato per 0,06 euro,ottengo un premio di 60,84 euro. Ben tre volte di meno”. In più Piraccini sostiene che se non avesse avuto l’impianto fotovoltaico e avesse solo preso energia dagli altri cittadini solari avrebbe avuto, addirittura, un premio di 320 euro (perché chi prende energia ha un incentivo di 0,25 euro a kWh a fronte di uno 0,15kWh di incentivo per chi la produce).

“Praticamente l’investimento iniziale di 400 euro può essere facilmente recuperato addirittura in un anno – spiega Piraccini – Troppo bello per essere vero? Eppure è realtà, numeri alla mano, anche perchè è il principio interessante e antispreco: i cittadini si uniscono in una comunità, tra di loro qualcuno ha l’impianto fotovoltaico, altri no. Il 60% di ciò che producono quelli con il fotovoltaico e non riescono a consumarlo viene rimesso in rete a disposizione degli altri. La media nazionale dice che i 2/3 viene rimesso in rete. E’ uno scambio, virtuale, ma uno scambio che può ridurre lo spreco che ogni anno fa lo Stato spendendo sette miliardi di euro per trasportare energia da una parte all’altra d’Italia. Se si impara – conclude Piraccini  – che ogni volta che c’è una produzione, un impianto fotovoltaico, ci dev’essere qualcuno altro pronto a pochi chilometri, o quanto meno in zona, a prenderla, si riduce moltissimo lo spreco”.

“Decine di mail, snobbato dal Comune. A Rimini l’hanno capito”

Una nota di amarezza, invece, viene dal fatto che il Comune di Cesena sembra snobbare un po’ questo tipo di offerta. “Io ho scritto decine e decine di mail, non mi ha mai risposto nessuno – continua Piraccini – E pensare che io non vendo niente. Non è un interesse privato, è cercare di far capire come potrebbe essere un’operazione utile per tutti. A Rimini l’hanno capito. Il 4 febbraio scorso, infatti, a Rimini si è firmato un importante patto pubblico di sostenibilità e responsabilità sociale, alla presenza del sindaco, di imprenditori locali coraggiosi e rappresentanti della regione, per rendere la città più green ed aiutarla nel processo della transizione energetica, trasformandola in una città solare. Al contrario di Cesena, l’amministrazione comunale di Rimini ha sostenuto e promosso fin dall’inizio la nascita della comunità solare di Rimini. Due capoluoghi di provincia con differenti visioni”.

“Pensare che lo sportello ExC (Energia per la Città) di Cesena, creato appositamente per informare i cittadini sulla transazione ecologia e il risparmio, non può nemmeno nominare la comunità solare di Cesena. A me sembra una follia in questo periodo di prezzi energetici alle stelle. Come follia è stata la scelta di non voler partecipare ai due bandi pubblici regionali per la creazioni delle comunità energetiche (nove milioni di euro a fondo perduto stanziati dall’ Emilia-Romagna). Esiste uno strumento che può aiutare immediatamente ad abbassare le bollette dei cittadini e il Comune si rifiuta di promuoverlo, di farlo presente alla cittadinanza, continua a parlare solo di comunità energetiche rinnovabili. Ma mi chiedo: queste decantate Cer, dove sono? Perché sono almeno tre-quattro anni che se ne parla, un fiume di parole e di soldi pubblici spesi per ottenere cosa?”



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