Padova, Umberto Coghetto folgorato dalla corrente a 27 anni: la morte mentre monta un tendone

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di
Nicola Rotari e Matilde Bicciato

Vittima un impresario trevigiano. Un palo ha urtato i fili dell’alta tensione. Lavorava con il padre

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Un gesto quotidiano, compiuto centinaia di volte, si è trasformato in una tragedia che ha sconvolto due comunità. Umberto Coghetto, artigiano di 27 anni residente a Nervesa della Battaglia, a Treviso, è morto folgorato nel pomeriggio di venerdì 7 marzo mentre stava montando una tensostruttura nell’area dell’azienda agricola Tocchio, in via Mure ad Agna, nella Bassa Padovana. Il giovane era titolare della BR Technology di Volpago del Montello, l’impresa che aveva fondato insieme al padre Giuseppe, specializzata nella realizzazione di coperture per eventi e strutture temporanee.

La dinamica dell’incidente

La dinamica dell’incidente è stata devastante nella sua semplicità. Umberto stava lavorando con un collega per montare un tendone commissionato dall’azienda agricola, specializzata nella vendita di prodotti per l’agricoltura, mangimi e combustibili per il riscaldamento. Dopo aver steso il telo a terra, il giovane avrebbe sollevato uno dei pali di supporto, una barra metallica alta diversi metri. Il palo ha toccato accidentalmente i fili dell’alta tensione che attraversano l’area, scatenando una scarica elettrica che non ha lasciato scampo al giovane. Coghetto è stato investito da migliaia di volt ed è morto quasi sul colpo. Il suo collaboratore, rimasto sotto choc ma illeso, ha immediatamente chiamato i soccorsi. Sul posto sono arrivati i sanitari del Suem 118, ma per Umberto non c’era già più nulla da fare.




















































Due comunità colpite dal lutto

La notizia ha colpito come un fulmine la comunità di Nervesa della Battaglia, dove il giovane viveva con la madre. Un ragazzo riservato, buono, con una vita dedicata al lavoro e alla famiglia. La sindaca Mara Fontebasso ha espresso il dolore di un’intera comunità: «Una notizia triste che ha scosso tutti noi. Umberto era un ragazzo perbene, amato da tutti».
Sul luogo della tragedia sono intervenuti i carabinieri di Piove di Sacco e gli ispettori dello Spisal per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.

L’indagine

La procura di Padova ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti, anche se al momento non risultano indagati. Le prime verifiche dovranno stabilire se durante le operazioni di montaggio fossero state adottate tutte le misure di sicurezza previste dalla legge. Un punto cruciale riguarda l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Inoltre, sarà necessario accertare se la posizione scelta per montare la struttura fosse effettivamente idonea. Uno degli aspetti al vaglio degli investigatori è proprio la valutazione del rischio: il montaggio di una tensostruttura con pali metallici in un’area attraversata da linee elettriche avrebbe dovuto imporre una serie di misure precauzionali. Sarà compito degli inquirenti capire se queste precauzioni siano state rispettate o se vi siano state negligenze nella progettazione del lavoro.

Morti sul lavoro

La morte di Umberto Coghetto è l’ennesima vittima di una lunga scia di tragedie sul lavoro che continua a insanguinare il Veneto. «Non si può morire sul lavoro a 27 anni – ha commentato Mauro Visentin, segretario generale della Cgil di Treviso – È uno spietato bagno di sangue che ci fa inorridire. Le istituzioni e le rappresentanze industriali devono colmare i vuoti nella prevenzione e nell’inasprimento delle pene». Sulla stessa linea anche il segretario della Cisl Belluno Treviso, Francesco Orrù: «Non possiamo più permettere che il lavoro diventi sinonimo di morte. Bisogna investire sulla cultura della sicurezza, sulla formazione e sui controlli, per garantire ambienti di lavoro sicuri e tutelare la dignità dei lavoratori». Duro anche l’intervento del segretario generale di Uil Veneto, Roberto Toigo, che ha ribadito la necessità di rendere immediatamente operativo il Piano Strategico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro: «Ogni morte sul lavoro è un fallimento collettivo. Servono più formazione, più ispezioni e una cultura della sicurezza che parta dalle scuole e arrivi fino alle imprese».

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