Myanmar, stop ad aiuti alimentari per oltre un milione di persone. La scure dei tagli Usaid voluti da Trump


Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha annunciato che più di un milione di persone in Myanmar (Birmania) saranno escluse dagli aiuti alimentari a partire da aprile a causa della carenza di finanziamenti. La decisione si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà economiche che il WFP sta affrontando per colpa dei tagli previsti dall’amministrazione Trump, con conseguenti riduzioni o sospensioni degli aiuti in diverse aree del mondo.

Già il 6 marzo le Nazioni Unite avevano avvertito che la mancanza di fondi avrebbe portato a dimezzare le razioni alimentari per circa un milione di rifugiati Rohingya in Bangladesh a partire dal 1 aprile. Il WFP aveva comunicato in una lettera che le “gravi carenze di finanziamenti” obbligheranno a ridurre i buoni pasto mensili da 12,50 a 6 dollari a persona. “Purtroppo non abbiamo ancora ricevuto finanziamenti sufficienti e le sole misure di risparmio sui costi non sono sufficienti”, si legge nella lettera. Mohammed Mizanur Rahman, commissario per gli aiuti ai rifugiati e il rimpatrio del Bangladesh, ha confermato il taglio degli aiuti. “Quello che stanno ricevendo ora non è già abbastanza, quindi è difficile immaginare le conseguenze di questo nuovo taglio”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters. La notizia arriva pochi giorni prima della visita del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che incontrerà i rifugiati Rohingya in occasione del mese di digiuno musulmano del Ramadan.

Anche gli altri progetti finanziati dall’USAID in Myanmar e Bangladesh sono stati colpiti, costringendo le Nazioni Unite, le Ong internazionali e i gruppi di aiuto locali a ridurre servizi sanitari, aiuti alimentari e programmi educativi. L’ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump il 20 gennaio, nel suo primo giorno di ritorno alla Casa Bianca, aveva stabilito la sospensione di tutti i programmi di aiuti esteri degli Stati Uniti per 90 giorni, in attesa di una revisione da parte del Segretario di Stato Marco Rubio. Il 26 febbraio un portavoce del Dipartimento di Stato ha confermato che il 92% delle sovvenzioni per l’assistenza estera dell’Usaid sarebbe stato tagliato. Un’organizzazione internazionale che opera in Myanmar e Bangladesh ha dichiarato al quotidiano The New Humanitarian che l’ordine iniziale di sospensione ha portato al licenziamento di 1.200 dipendenti e che a metà febbraio è stato inviato un preavviso di 30 giorni a metà del personale nei due paesi. Secondo una fonte interna, l’Usaid ha anche richiesto la rimozione di termini come “ragazze”, “donne”, “giovani”, “equità” e “inclusione” dai progetti finanziati, rendendo difficile portare avanti programmi mirati alle fasce più vulnerabili della popolazione. “Il nostro scopo è l’inclusione, non sappiamo con cosa sostituiremo queste parole”, ha dichiarato un rappresentante dell’organizzazione.

Un’altra clausola della Casa Bianca vieta l’uso di assistenza finanziaria multiuso (ovvero distribuire aiuti sotto forma di denaro o di cibo e beni di prima necessità, ndr) complicando ulteriormente la distribuzione degli aiuti. Un operatore ha spiegato che il denaro è il metodo più sicuro ed efficace per sostenere le comunità, ma ora non può più essere utilizzato. “Se provassimo a distribuire cibo o altri beni, verrebbero semplicemente confiscati dalla giunta al potere”, ha affermato. La situazione nei campi profughi di Cox’s Bazar, in Bangladesh, rimane critica. Qui vivono oltre un milione di rifugiati Rohingya, fuggiti dal Myanmar a causa della campagna genocida dell’esercito. Gli operatori umanitari hanno riferito a The New Humanitarian che le sospensioni degli aiuti statunitensi stanno già avendo un impatto immediato su tutti i servizi. Gli Stati Uniti, infatti, contribuivano con oltre il 55% degli aiuti internazionali destinati ai campi nel 2024, per un totale di circa 300 milioni di dollari.



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