Medio Oriente e Alture del Golan, eterno campo di battaglia

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Il Medio Oriente si conferma teatro di conflitti incessanti e trasformazioni geopolitiche che ridisegnano continuamente i confini e gli equilibri. Uno dei fulcri di questa instabilità è rappresentato dalle Alture del Golan, il primo territorio siriano occupato da Israele, che oggi estende la sua sfera di sicurezza fino a lambire Damasco.

Medio Oriente: Alture del Golan, la storia di una regione contesa

Le Alture del Golan, e in particolare Quneitra, rappresentano un simbolo della guerra arabo-israeliana del 1973. Questa zona, conosciuta come Valle delle Lacrime, fu teatro di una battaglia epica: migliaia di carri armati siriani e israeliani si scontrarono per tre giorni, lasciando un segno indelebile nella storia della regione.

Oggi, questa frontiera continua a essere una delle aree più calde del conflitto mediorientale. Ein Zivan, il villaggio israeliano più vicino alla Siria, è diventato un punto di osservazione strategico. Da qui, il leader dell’opposizione israeliana, Benny Gantz, ha dichiarato: “Dobbiamo guardare con ottimismo a ciò che accade oltre la frontiera, ma sempre badando alla nostra sicurezza”.

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Israele e la sicurezza regionale

Le incursioni aeree israeliane nei territori siriani sono ormai una costante. Gli obiettivi principali sono le postazioni dell’ormai ex esercito del regime di Bashar al-Assad e gli arsenali militari.

Israele ha esteso la sua “zona difensiva” ben oltre la linea di demarcazione fissata dalle Nazioni Unite sulle alture del Golan, spingendosi fino a 25 chilometri dalla capitale siriana, Damasco. Questa operazione, giustificata come necessaria per proteggere il Paese ‘dal terrorismo’, si è concretizzata in una serie di 310 raid aerei condotti in meno di 48 ore.

Questi attacchi hanno devastato basi militari, aeroporti e centri di ricerca, colpendo duramente anche la popolazione civile, che vive nella paura costante.

Tra gli obiettivi distrutti spiccano la flotta siriana nella baia di Minet el Beida e nel porto di Latakia, le difese aeree e i velivoli militari come caccia Mig e Sukhoi. La distruzione dell’aviazione siriana rappresenta un colpo letale alla capacità del Paese di difendersi, lasciando le sue frontiere esposte e vulnerabili a future incursioni.

Sebbene queste operazioni siano ufficialmente giustificate come misure preventive, il loro vero scopo è impedire che nuovi attori regionali, come Hayat Tahrir al-Sham, si rafforzino.

Ahmad Husayn al-Shara’a, leader del gruppo ribattezzato dopo la sua affiliazione qaedista, rappresenta il volto “moderato” della nuova Siria. Tuttavia, è ancora presto per capire se questa transizione sia autentica o solo un riposizionamento strategico.

La complessità del tessuto sociale

Il conflitto siriano ha rimescolato le alleanze locali e internazionali, coinvolgendo anche comunità come i drusi, noti per la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti politici. Questi villaggi armati si trovano sia sul lato israeliano che su quello siriano del confine.

In Israele, molti drusi hanno raggiunto posizioni di rilievo nelle forze armate, mentre in Siria e Libano restano alleati strategici per la loro sopravvivenza come minoranza.

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Siria: uno stato fallito in una regione instabile

Il caso della Siria è emblematico di una regione in cui gli stati falliti sono ormai la norma. Recentemente, una milizia sunnita estremista ha attaccato una base dei caschi blu di Undof, vicino alla frontiera con Israele.

In risposta, Israele ha rafforzato il controllo su una fascia di sicurezza profonda tre chilometri, riprendendo il controllo di postazioni strategiche sul Monte Hermon abbandonate dall’esercito siriano.

Il Monte Hermon, con i suoi 2.800 metri di altezza, offre una vista senza pari su Israele, Siria, Libano e Giordania. Questa posizione strategica è cruciale non solo per scopi militari, ma anche per le risorse idriche, che Ariel Sharon considerava la causa primaria delle guerre in Medio Oriente.

Un conflitto senza fine

A quattordici anni dall’inizio delle rivolte contro il regime di Assad, il Medio Oriente rimane in balia di guerre cicliche. Le primavere arabe, che avevano promesso un cambiamento radicale, si sono trasformate in un lungo processo di instabilità. Nonostante ciò, la democratizzazione sembra ancora lontana dalla natura politica della regione.

In questo contesto, Israele continua a muoversi con decisione. Il premier Benjamin Netanyahu, insieme a Benny Gantz, vede nelle vicende siriane un’opportunità storica. Tuttavia, il prossimo passo – colpire l’Iran – dipenderà dalle decisioni di attori esterni, come gli Stati Uniti.

La geopolitica del Levante

Il Levante è una regione di conflitti stratificati, dove religione, risorse naturali e strategie militari si intrecciano. Le Alture del Golan sono solo un tassello di un mosaico più ampio, che include le tensioni tra Israele e i suoi vicini, il declino del regime di Assad e le aspirazioni regionali di potenze come Iran e Turchia. Comprendere queste dinamiche è fondamentale per analizzare il futuro della geopolitica globale.

 

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