Il dato delle esportazioni della provincia di Arezzo del terzo trimestre 2024 (+46,1%) conferma il trend di crescita evidenziato nella prima metà dell’anno, portando il bilancio dei primi nove mesi a più di 11 miliardi di euro e con una variazione percentuale del +42% rispetto allo stesso periodo del 2023.
“L’ export toscano nei primi 9 mesi del 2024, a fronte di una contrazione nazionale del -0,7% rispetto allo stesso periodo del 2023 – sottolinea Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena e di Unioncamere Toscana – fa registrare una crescita del +11,7%. Una performance alla quale ha contribuito in maniera significativa il valore delle esportazioni della nostra provincia che, con una quota del 24%, nella classifica delle province toscane, è preceduta solo da Firenze con il 37,1% (ed una variazione percentuale sui primi 9 mesi dell’anno del +13,9). Allargando l’ambito territoriale, se sommiamo agli 11 miliardi di euro, i 3,5 miliardi di Siena, possiamo affermare che le esportazioni complessive delle imprese iscritte alla nostra Camera di Commercio contribuiscono con il 31 % al totale export della Toscana. “
“Il dato complessivo continua ad essere condizionato dall’andamento eccezionale del comparto orafo, – prosegue il Presidente Massimo Guasconi – esaminando i flussi verso l’estero al netto della oreficeria e dei metalli preziosi, infatti, la variazione tendenziale rispetto al 2023 si attesta a -2,2% nei nove mesi e a +4,4% nel terzo trimestre. Nel 2024 la gioielleria e oreficeria è tornata ad essere la prima voce dell’export provinciale, a seguito di una crescita eccezionale che è proseguita e anche nel 3° trimestre (+86,3%) e che porta il bilancio dei primi nove mesi a +119% con un contro valore pari a oltre 5,3 miliardi di euro. Si tratta chiaramente di una crescita straordinaria che ha origine in un particolare mercato, quello turco, che dalla fine del 2023 ha presentato una vera e propria esplosione: le esportazioni nel periodo gennaio-settembre 2024 si sono attestate a poco meno di 3,2 miliardi di euro con una crescita del 641,3% rispetto al 2023. Come già evidenziato più volte, le motivazioni di questa performance sono ascrivibili, oltre che ad una maggiore rilevanza di Ankara come hub di transito per i paesi del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, anche ai vincoli doganali e fiscali attivati dalle autorità turche sull’importazioni dell’oro come materia prima, con conseguente crescita di acquisti di gioielleria e di prodotti a bassa manifattura che hanno assunto una connotazione simile all’investimento in metalli preziosi.”
“In crescita anche gli altri principali mercati di destinazione: Emirati Arabi (+4,9%), Stati Uniti (+12,7%) e Francia (+9,7%), – prosegue Guasconi – con la sola eccezione di Hong Kong (-15,9). Il prezzo dell’oro in questi primi nove mesi è stato caratterizzato, come è noto, da valori molto elevati che hanno portato ad un incremento del 18,4% rispetto allo stesso periodo del 2023 nelle quotazioni in Euro, rappresentando quindi un elemento non marginale nella determinazione del risultato evidenziato. Positivi anche i risultati degli altri poli orafi nazionali, anche se su livelli decisamente più bassi: più evidente la crescita di quello vicentino (+17,1%) rispetto a quelle di Valenza (+1,1%) e Milano (+2%). Da evidenziare la gioielleria aretina rappresenti oggi il 46,6% del valore complessivo delle esportazioni italiane del settore. Il quadro complessivo delle esportazioni della nostra provincia è quindi soddisfacente anche se, per il futuro, dovremo tener conto dei segnali non propriamente positivi provenienti soprattutto dagli indicatori nazionali e dall’ instabilità del quadro politico ed economico internazionale. Le difficoltà del mercato interno con le incertezze sulla crescita del Pil nei prossimi trimestri, la produzione industriale che è in discesa da 21 mesi, il calo degli investimenti, il rallentamento delle esportazioni associato alle difficoltà economiche e politiche dell’Eurozona, le minacce di dazi e di barriere doganali nonché il protrarsi e l’allargamento dei conflitti in corso rappresentano elementi di forte preoccupazione per la crescita economica del nostro paese”.
“Il comparto dei metalli preziosi – commenta il Segretario Generale della Camera di Commercio Marco Randellini – dopo un primo trimestre caratterizzato dal segno negativo (-9,1%), torna a crescere sia nel secondo trimestre (+11,5%) che nel terzo (+42,4%), portando il bilancio dei primi nove mesi a +14%. In realtà se si considera la crescita del 27,1% del prezzo dell’oro siamo in presenza di una probabile flessione in termini di quantità. Passando alla moda, altro comparto strategico per il nostro export, nel terzo trimestre abbiamo una crescita tendenziale del +10,7% che porta il bilancio dei primi nove mesi dell’anno ad un +3,4%. Contribuiscono positivamente tessile (+0,8%), abbigliamento (+7%) e calzature (+2%), mentre è negativo il bilancio della pelletteria (-1%). Al di là del quadro positivo che emerge a livello provinciale (e che è condizionato dall’andamento eccezionale del più importante brand italiano che è presente sul nostro territorio con centri produttivi e aziende contoterziste), l’andamento della moda (escludendo i cosiddetti collegati) sia a livello nazionale che regionale è particolarmente preoccupante come dimostra l’attivazione della possibilità di cassa integrazione in deroga per i dipendenti delle aziende del settore. Pesa soprattutto la flessione dei consumi interni e le difficoltà dell’export. Nel terzo trimestre 2024, a livello nazionale la contrazione è stata del -5% con una perdita di 2 miliardi e 400 milioni di euro sui vari mercati internazionali, ad iniziare dalla Svizzera, il più importante hub per i gruppi del lusso. Ancora più grave la situazione in Toscana dove la contrazione è stata del -12,6% con una perdita di 1,3 miliardi euro, il 54% del totale nazionale. Una crisi che si sta caratterizzando come strutturale e che necessita di interventi più incisivi”.
Fra le altre tipologie merceologiche, nei nove mesi risultano in crescita agricoltura (+60,6%), articoli in gomma e materie plastiche (+13,9%), altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (+42,5%), elettronica ed elettromedicale (+5,8%), autoveicoli e mezzi di trasporto (17,3%) e mobili (+22,4%). In flessione prodotti alimentari (-1,2%), bevande (-3,4%), legno e prodotti in legno (-2,5%), prodotti chimici (-19,7%), prodotti farmaceutici (-24,5%), i prodotti in metallo (-6,5%), le apparecchiature elettriche (-16,7%) e i macchinari (-2,8%).
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