Consumo del suolo, i dati in Liguria, a Genova e in Italia

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La Liguria è una delle regioni italiane che, nel 2023, ha ‘consumato’ meno suolo. Il dato emerge dal report annuale dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), dedicato all’analisi del fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali. Nel complesso, però, la nostra regione ha comunque una media percentuale superiore a quella italiana per quello che riguarda la cementificazione, molto superiore per quello che riguarda il Comune di Genova. Tutti i dati, in fondo all’articolo anche le tabelle con i numeri relativi alle varie zone della Liguria.

Nell’ultimo anno Liguria tra le regioni migliori d’Italia 

Nell’ultimo anno sono stati ‘consumati’ 28 ettari in Liguria, seconda regione con il dato minore d’Italia dopo la Valle d’Aosta (17). Gli incrementi maggiori nell’ultimo anno si sono invece verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate (operazione da cui si ricava il consumo di suolo netto) segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483). 

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Media regionale superiore alla media nazionale

In 15 regioni, Liguria compresa, il suolo consumato stimato al 2023 supera il 5%. La Liguria, in questo caso, si piazza all’ottavo posto, con un valore di poco superiore alla media nazionale: 7,30% contro 7,19%. I dati più alti sono quelli della Lombardia (12,19%), del Veneto (11,86%) e della Campania (10,57%). Sopra la media italiana anche Emilia-Romagna, Puglia, Lazio e Friuli-Venezia Giulia, con valori tra il 9% e il 7%, 

I valori in Italia e perché è un problema 

Ispra spiega che “La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’effetto spugna, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima”. In Italia, nel 2023 sono stati coperti 72,5 chilometri quadrati, una superficie che, per avere un termine di paragone, corrisponde a tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze. Si parla quindi di un ritmo di circa 20 ettari al giorno, con una crescita inferiore rispetto all’anno precedente, ma superiore alla media dell’ultimo decennio (68,7 chilometri quadrati) che, rileva l’Ispra: “Solo in piccola parte viene compensata dal ripristino di aree naturali, poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere”. In sostanza, parliamo di un totale di 21.578 chilometri quadrati, pari al 7,16% del territorio italiano, coperti da cemento o asfalto. 

La situazione nei Comuni della Liguria 

In provincia di Genova sono stati consumati complessivamente, al 2023, 14.743 ettari di suolo, 5.817 dei quali nel Comune di Genova (una percentuale pari al 24,15% del territorio comunale complessivo), tra i Comuni seguono La Spezia (1.489 ettari), Sanremo (1.046), Imperia (978), Savona (854), Albenga (839), Sarzana (722), Cairo Montenotte (720), Ventimiglia (602) e Rapallo (451). Quelli in cui, invece, la percentuale è più alta rispetto al totale sono: San Lorenzo al Mare (37,99%), Diano Marina (33,44%), Vallecrosia (32,68%), Santo Stefano al Mare (30,24%), Chiavari (29,24%), La Spezia (28,84%), Riva Ligure (28,03%), Bordighera (26,43%), Albissola Marina (25,51%), Pietra Ligure (24,16%). Come già detto, Genova è subito sotto con il 24,15%, la media nazionale è del 7,16%, quella regionale del 7,30%. In fondo all’articolo le tabelle dell’Ispra con tutti i dati della nostra regione.

Suolo consumato nei vari Comuni

Cosa si intende per consumo del suolo

Costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, espansione delle città, densificazione o conversione di terreno entro un’area urbana, infrastrutturazione del territorio. Questi sono tutti fattori che determinano il consumo del suolo. Viene definito come variazione, in un determinato periodo di tempo, da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato), distinguendo il consumo di suolo permanente (dovuto alla presenza di una copertura artificiale permanente con conseguente impermeabilizzazione del suolo) e il consumo di suolo reversibile (dovuto alla presenza di una copertura artificiale reversibile con distruzione del suolo o perdita delle sue funzioni). Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di demolizione, de-impermeabilizzazione, ripristino e rinaturalizzazione. L’impermeabilizzazione o sigillatura del suolo (soil sealing) può avvenire oltre che con il consumo permanente di un suolo naturale anche con il passaggio dallo stato reversibile a quello permanente (ad esempio con una nuova copertura in asfalto o cemento). 

Consumo del suolo: le tabelle dell’Ispra sulla Liguria 

Le tabelle sul consumo del suolo in Liguria

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