L’assemblea congressuale del Partito Democratico della federazione provinciale di Messina che si terrà nella giornata di oggi non vedrà la partecipazione dei delegati eletti nella mozione di minoranza, che fa riferimento alla candidatura congressuale di Alessandro Russo.
Lo comunica con una nota lo stesso Russo con parla di una “scelta sofferta che ci rammarica profondamente perché maturata in un contesto in cui, nonostante la comune visione della necessità di una ripartenza il più possibile condivisa e inclusiva di tutte le posizioni espresse nel partito, oggi si produrrà sostanzialmente in una forzatura politicamente biasimevole a solo favore della mozione di maggioranza”.
Dentro il Partito democratico sembra dunque tornato tutto come prima. Ma non è una buona notizia. Il tempo dell’autocritica che si era innescato nella fase congressuale è finito. A cosa abbia portato, è difficile dire. Alcune delle polemiche che circondano la nuova segretaria del Pd non sono di grande spessore ma altre, invece, appaiono strategiche, addirittura fondanti.
Per esempio: è davvero ipotizzabile, sensato, pensare che lo sfidante Alessandro Russo che ha incassato 584 ottenendo 49 delegati contro i 51 di Armando Hyerace, resti fuori dalle decisioni di vertice del partito?
“Il contesto numerico-politico, – scrive Russo per motivare la mancata partecipazione all’assemblea di oggi – avrebbe dovuto spingere il vincitore di questo congresso ad aprire nei confronti della minoranza, coinvolgendola nella codecisione almeno delle figure di vertice del partito. Questo per manifestare un’apertura e un riconoscimento politico nei confronti di circa la metà del PD messinese che, pur avendo votato differentemente rispetto alla mozione vincente, avrebbe sancito la sua piena legittimazione e il proprio pieno riconoscimento da parte della maggioranza congressuale. Del resto, l’esempio di cosa questa minoranza congressuale si aspettava è presto fatto: all’indomani della vittoria al congresso nazionale, la segretaria Elly Schlein ha immediatamente aperto politicamente alla minoranza, chiedendo al candidato sconfitto, Bonaccini, di assumere la presidenza del partito. Una scelta di ovvie e persino banali ragioni politiche che i delegati della mia mozione si sarebbero aspettati e che, invece, non arriva. E che pure dovrebbe arrivare laddove si fosse partiti dalla semplice logica numerica congressuale che ha sancito una divisione quasi perfetta delle forze in campo. Si dice di volere un partito inclusivo e rispettoso delle diverse pluralità e sensibilità interne, che a differenza del passato, sappia valorizzare e non emarginare tutte le posizioni minori per poter rafforzare un percorso di unità politica che, a nostro parere, è il primo e più urgente obiettivo del partito messinese”.
Per Russo “l’avvio del nuovo corso non appare indirizzato verso questo obiettivo, anzi, sembra proseguire una logica duramente maggioritaria che vede prevalere una maggioranza su tutte le altre posizioni minoritarie all’interno del partito, una logica che pensavamo sarebbe terminata. E’ altrettanto utile ricordare come nelle ultime due settimane io personalmente con altri componenti della mia mozione, essendone stati ufficialmente investiti da Hyerace e dalla sua area, abbiamo esercitato ogni utile forma di persuasione nei confronti dei ricorrenti interni sul tesseramento precongressuale come segno di distensione necessario e propedeutico alla condivisione di alcune scelte sui vertici del partito messinese: ebbene, dopo due settimane di nostro intenso lavoro, una volta comunicata a Hyerace la disponibilità dei ricorrenti a fare un passo indietro per poter consentire quindi l’avvio di una fase di discussione circa la condivisione di alcune scelte su organi di grande importanza in chiave di garanzia (presidenza dell’assemblea e responsabilità condivisa dell’organizzazione dei circoli e del tesseramento), circostanza avvenuta appena ieri notte, la risposta è stata quella che si consacrerà oggi in assemblea, con la porta in faccia sbattuta a metà del partito e l’occupazione di tutte le cariche che avrebbero richiesto maggiore condivisione, asserendo che la disponibilità al ritiro dei ricorsi sarebbe giunto “oltre tempo massimo”. Non pensavamo, sinceramente, che stare dentro al partito democratico e ragionare, con grande sforzo di equilibrio, al fine di costruire delle condizioni di gestione politica già aperte, serene e condivise, significasse rispettare i tempi di diktat o ultimatum: ci siamo sbagliati”.
Oggi, pertanto, i delegati eletti nella mozione di minoranza non saranno presenti. Una protesta nei confronti di chi dice “di voler costruire un partito nuovo, inclusivo, che riparta dalla più alta partecipazione” ma in realtà “certifica invece che nei fatti, nonostante i ripetuti appelli all’unità e alla possibilità di superare ostacoli per far partecipare anche la minoranza alle scelte più delicate, nonostante il nostro impegno per superare le asprezze congressuali per assicurare una gestione agevole al nuovo corso, nonostante il nostro impegno per superare l’ostacolo dei ricorsi, la maggioranza congressuale, di appena un delegato, procede per strappi e forzature occupando tutte le cariche interne del partito”.
“Non ci interessano le vice segreterie – conclude Russo rivolgendosi direttamente al segretario Hyerace – Non ci interessano i ruoli nella segreteria che comporrai: la vittoria al congresso è tua e tu hai il diritto di governare. A noi interessava sinceramente che venisse politicamente riconosciuto il ruolo delle minoranze in questo partito, così come fece Schlein nei confronti della minoranza di Bonaccini. Questo non è avvenuto e, amaramente, l’inizio di oggi è politicamente un errore gravissimo”.
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