Gabrielloni, chi è l’attaccante del Como in gol contro la Roma: dalla serie D alla serie A in riva al lago, laureato in Economia

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Valentino Della Casa, red.gianlucadimarzio.com

Dalla serie D alla serie A: 225 partite, 65 reti, 10 assist sempre con il Como. È l’idolo locale, lo chiamano «l’uomo della provvidenza» o Gabigol. Nato a Jesi, dove hanno creato la pizza Gabrielloni

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Quella gioia incontenibile per un gol che a trent’anni fa dire: «Sì, ci sono anche io». Lui è Alessandro Gabrielloni di Jesi, professione attaccante, che di Como è diventato un eroe nella sera della partita contro la Roma: un 2-0 micidiale per la squadra di Fabregas, arrivato grazie a una sua rete al 93’ e un’altra due minuti dopo di Nico Paz. Sempre con assist dell’attaccante, che in Lombardia è a tutti gli effetti «l’uomo della provvidenza».

Non è un soprannome a caso, quello di Gabrielloni. È nato a luglio di trent’anni fa nella stessa città di Roberto Mancini: la Nazionale, da giocatore, l’ha chiaramente sempre sognata. È difficile che ci possa arrivare davvero, ma la maglia azzurra di Como lo sta esaltando da anni: da quando, nel gennaio 2018, aveva deciso di trasferirsi in riva al lago in Serie D dal Bisceglie. Se gli avessero detto che sei anni dopo avrebbe segnato (anche) in serie A e sarebbe stato allenato da Fabregas, probabilmente si sarebbe messo a ridere. Ma ci ha lavorato tantissimo e quel premio è arrivato.

Step by step si dice in inglese. Passo dopo passo. Ma un po’ di internazionalità ce la concediamo, soprattutto in una piazza come Como dove la proprietà guarda molto oltre confine. Lo confermano gli spettatori in tribuna: per la partita contro la Roma c’erano gli attori Michael Fassbender, Adrien Brody e Keira Knightely, che proprio al gol di Gabrielloni ha esultato come fosse la sua prima tifosa. Passo dopo passo l’attaccante a Como è cresciuto, e ha contribuito a far rinascere la squadra. Dalla serie D alla serie A: 225 partite, 65 reti, 10 assist. Non un goleador, ma uno che le reti al momento giusto le sa fare eccome.




















































Eccolo di nuovo «l’uomo della provvidenza», già. Basta riavvolgere il nastro di una stagione per capirlo. 9 gol in 37 partite lo scorso anno: nel periodo tra aprile e marzo le sue 4 reti hanno portato in dote praticamente 12 punti. Vale a dire solo marcature decisive per un salto in avanti di classifica che hanno garantito il passaggio in serie A. Un soprannome azzeccato che si affianca a quello di «Gabigol» che sempre a Como gli hanno assegnato: il riferimento all’attaccante brasiliano è chiaro, ma non ironico (nella parentesi all’Inter fece molto male). È un idolo per Como, come Gabigol lo è al Flamengo.

E in America, precisamente in North Carolina, Gabrielloni è stato anche ambassador della squadra partecipando a un torneo molto particolare di Calcio a 7, il «The Soccer Tournament». Avevano partecipato 32 squadre, in palio c’erano 2 milioni di dollari (da donare anche in beneficenza): il Como sarebbe uscito ai quarti, ma per Gabrielloni si è trattato di un’esperienza unica. In campo, con lui, c’era una wild card: si trattatva di Steve Nash, stella dell’NBA. Il secondo sport preferito dell’attaccante.

La vita privata: laureato in Economia

Calcio ed Nba, sì, ma anche tanto studio. Si è laureato in Economia a Macerata con una tesi sul «Cambiamento demografico e le implicazioni macroeconomiche in Italia». «Era durante il lockdown» ha raccontato in un’intervista: «Sotto al pc avevo i pantaloni del Como». Ama leggere (uno dei suoi libri preferiti è 1984 di Orwell) e durante i ritiri di squadra si rilassa giocando a carte. Per lui la felicità è «la gioia del gol la domenica e i pranzi con la famiglia». 

Forse è anche per questo che a Jesi hanno creato la pizza Gabrielloni e forse è anche per questo che Fabregas l’anno scorso disse questo di lui e del suo reparto offensivo: «Per me Cerri, Cutrone, Gabrielloni e Mustapha sono i quattro attaccanti più forti del mondo». Una bella protezione nei loro confronti, non c’è dubbio. E il gol contro la Roma fa pensare a quanto l’attaccante sappia essere decisivo pur senza segnare molto. Ancora una volta, insomma, «l’uomo della provvidenza»…

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