«Basterà una sola infrazione» per lo stop da 7 a 15 giorni. Luigi Altamura (coordinamento delle polizie locali per Anci): «E non c’è più la riduzione del 30% per chi paga entro i 4 giorni. Sospensione e multa integrale, punto»
C’è una precisa categoria di persone che, in Veneto, rischia di subire immediatamente una delle misure previste dal nuovo Codice della Strada in vigore da oggi: la «sospensione breve» della patente, da 7 a 15 giorni senza la necessità di passare dal verdetto del prefetto. Si tratta di quasi ottantamila guidatori e guidatrici (78.231 per la precisione, dato aggiornato al 20 novembre) che hanno già «bruciato» parte del loro tesoretto di punti, scendendo sotto quota 20 contro i 30 ammessi dalla normativa. A partire dalla mezzanotte scorsa basterà commettere una sola infrazione, fra quelle previste dal rinnovato Codice, per restare a piedi anziché vedersi «soltanto» decurtare ulteriori punti e pagare la relativa multa: vale a dire passare con il rosso, sorpassare laddove non consentito, viaggiare senza cinture, dimenticarsi di allacciare il figlio piccolo al seggiolino o imboccare una strada contromano, giusto per citarne alcune. Oppure guidare con il cellulare in mano, ma questo è un capitolo a parte.
Subito controlli diffusi
Le polizie locali sono pronte: dopo una serie di riunioni a livello regionale i Comandi delle singole città (o le unioni intercomunali) hanno deciso di intensificare subito i controlli. «Anche per informare i cittadini, perché i nostri centralini stanno ricevendo decine di telefonate con richieste di chiarimenti» spiega Luigi Altamura, comandante a Verona e componente del Tavolo di Coordinamento delle polizie locali dell’Anci, l’associazione dei Comuni. Insomma, chi sbaglia pagherà . E salato. I più vulnerabili saranno, appunto, i quasi 80 mila veneti in regime di «cartellino giallo», come li definisce Altamura. Eccoli, a livello provinciale: in valori assoluti i più indisciplinati vivono in provincia di Treviso, con 16.873 patenti sotto i 20 punti; seguono i padovani con 16.790, i veronesi con 12.718, i vicentini con 12.462, i veneziani con 12.453, i rodigini con 4.821 e i bellunesi con 2.114 titoli di guida. I più penalizzati saranno coloro che hanno meno di 10 punti: proprio loro saranno lasciati a spasso per 15 giorni.
Non c’è più lo «sconto»
Ed al di là dei consueti controlli su velocità , alcol (su cui, comunque, è scattata una stretta ancora più severa) e droghe uno dei principali riflettori sarà puntato su chi guida usando il telefono, fra le principali (se non la più frequente) cause di distrazioni. «Avremo molto da fare in questo senso. In primo luogo – puntualizza Altamura – perché dovremo contestare l’infrazione immediatamente, dopodiché dovremo spiegare che non sarà più ammesso lo sconto del 30 per cento sui 250 euro di sanzione (nei casi più gravi fino a mille, ndr.) per chi paga entro quattro giorni. Sospensione e multa integrale, punto». Anche in questo caso il variare dei giorni di sospensione dipenderà dai punti rimasti: una settimana con più di dieci, 15 giorni per chi ne ha meno. E la recidiva varrà una stangata di 1.400 euro.
I familiari delle vittime sulla strada: «Logica di fondo sbagliata»
E qui si pone un altro problema: riusciranno le forze dell’ordine (dai vigili alla polizia di Stato, dai carabinieri alla finanza) ad effettuare realisticamente più controlli? «Almeno per quanto riguarda le polizie locali, servirebbe più personale: speriamo che la legge di Bilancio – dice Luigi Altamura – confermi almeno il turnover, in modo che ad ogni uscita corrisponda un’assunzione». Ed è proprio la capillarità dei pattugliamenti a lasciare perplessa Paola Conte, referente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada di Treviso che nel 2003 perse il figlio Andrea di soli 12 anni. «Le forze dell’ordine, in Veneto, fanno anche già troppo rispetto agli organici di cui dispongono», esclama. Motivo per il quale, secondo Conte, il nuovo Codice della Strada non cambierà la sostanza delle cose. «Certo – afferma -, se l’inasprimento delle pene corrispondesse davvero a una migliore concezione della sicurezza stradale ne guadagneremmo tutti. Ma è la filosofia di fondo della riforma ad essere sbagliata. Probabilmente ci saranno più multe e ritiri di patente, tuttavia si doveva agire soprattutto sul fronte della prevenzione. Anche per questo siamo seccati: nessuna delle nostre proposte è stata recepita».
L’associazione avrebbe preferito un investimento importante nella sensibilizzazione, a cominciare da lezioni o attività specifiche condotte nelle scuole. Come pure l’estensione delle «zone 30» e l’obbligo di «alcolock» (il dispositivo che permette di avviare il motore solo se sobri, una sorta di alcoltest collegato alla centralina) per tutti, «non solo per chi è stato già fermato ubriaco». Oltreché pene certe, «non come l’omicidio stradale che, di fatto, si è rivelato un po’ una presa in giro».
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