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IlCapoluogo d’Abruzzo lancia una nuova sfida: wannabe. Una contaminazione generazionale nata con Hyce ed i suoi ragazzi: Lorenzo Tursini e Lorenzo Mascioletti. Siete pronti?
20 anni e non sentirli! Il segreto? Niente botulino (e si vede!), ma contaminazione generazionale! Da sempre IlCapoluogo d’Abruzzo ha scommesso sulla collaborazione con giovani professionisti e anche i giovanissimi giornalisti entrati in redazione nel 2016, ormai tanto più giovani non sono! Ogni nuovo giornalista ha apportato una ventata di rinnovamento, oltre che un diverso punto di osservazione e di lettura degli eventi, che ha arricchito IlCapoluogo d’Abruzzo ed il nostro modo di raccontare L’Aquila e l’Abruzzo.
Sono lontani i tempi delle lunghe dirette Facebook con Eliia Fogliadini, che nel 2017-2018 furono la grande novità che fece spiccare un lungo salto avanti al nostro modo di fare informazione. Poi è arrivato Instagram e abbiamo trasformato di nuovo tutto per adeguare le notizie alla fruizione veloce e per immagini delle storie e dei reel! Nel 2024 IlCapoluogo, il nostro caro Giornale, ha compiuto 20 anni e, per sentirsi meno vecchio, ha imbarcato nuove giovani leve. Ve li abbiamo presentati nella serata del 22 novembre scorso: una festa ‘inusuale’ perché nata per conoscere e vivere dal vivo tante persone con cui condividiamo il mondo digitale da tempo! Tra questi nerd c’erano anche:
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Lorenzo Tursini e Lorenzo Mascioletti di Hyce, due giovanissimi aquilani che hanno lanciato una società di Marketing e di Comunicazione che si sta distinguendo in città, e non solo, per creatività ed inventiva.
Lorenzo Tursini, in particolare, oltre ad essere il fondatore di Hyce insieme a Mascioletti, è un appassionato di moda ed ha creato un piccolo magazine Wannabe, dalle grandi ambizioni, che ci farà fare un salto nel mondo del Fashion Abruzzese. Sono tanti i giovani talenti che si sono affacciati a questo straordinario ed affascinante mondo e noi vogliamo raccontarveli tutti!
Non è solo questa la novità, perché con Hyce affronteremo diversamente tanti aspetti della vita a L’Aquila, ma non voglio svelarvi tutto oggi! …E allora non ci resta che vivere insieme questa nuova ed avvincente sfida! Vi lascio alle parole di Lorenzo Tursini: “Ero molto dubbioso su come iniziare questa lettera, che introduce un qualcosa di nuovo, apre un nuovo corso e deve presentarlo a voi, miei cari lettori, come questo nuovo millennio vuole: in modo accattivante, con frasi ad effetto prive di luce ma buone per una storia su Instagram, ma io sono uno vecchio stampo, di quelli che passano le notti sui romanzi, quelli che non si accontentano di darvi quindici secondi di dibattito per essere poi dimenticato per la vita, ma uno che in qualche secondo – anni – in più vuole darvi qualcosa che ricorderete per il resto della vita. Devo però adeguarmi un po’ alle leggi del martirio e quindi, per incominciare questa mia introduzione priva di qualunque scopo autocelebrativo o ingannevole, vi darò i vostri quindici secondi: questa città, dalla quale io vengo e voi mi leggete, è proprio un bel posto per sognare di andare via o di tornare a morire.
Ecco, ora che avete fatto la vostra storia, sentendovi soddisfatti del vostro pensiero anarchico, differente e rivoluzionario – che in fondo non è né mio né vostro fino in fondo –, lasciate che vi dica un paio di cose per iniziare a conoscerci come si deve.
La prima: questa frase è vera solo in parte, per la precisione quella che compete la superficie delle cose, ma nella sua profondità contiene un falso. Ho letto per anni le biografie degli autori, autori che parlavano di scrittori, scrittori che parlavano di se stessi, artisti, visionari, uomini e donne coraggiosi che si addentravano nelle profondità della vita con la sola trivella del loro intelletto. La maggior parte, al di là di qualche bagordo nelle grandi metropoli, si rifugiava nelle città di provincia per sviluppare il proprio lavoro, tirandosi al di fuori della vita vissuta per vivere in una dimensione dove la vita la si pensa – e la si comprende –. Quindi, la frase corretta, sarebbe: questa città, dalla quale io vengo e voi mi leggete, è proprio un bel posto per sognare di andare via o di restare a capire la vita.
Punto numero due, altro fondamento estremamente importante, le città di provincia – che per inciso mi auguro che ciò sia vero nel momento in cui parlo ma finisca presto – sono quei posti nei quali si crea l’ambizione, la voglia, la possibilità di crearsi possibilità sconosciute, immaginate, senza la pressione di una concorrenza spietata, ai tempi che ognuno ha per tempi e senza il bisogno spasmodico di essere i migliori, poiché essere unici è già abbastanza, perlomeno quando si è giovani. Quindi, la frase corretta sarebbe: questa città, dalla quale io vi scrivo e voi mi leggete, è proprio un bel posto per essere unici e sognare di scappare o di restare a capire la vita.
Ecco questo nuovo inizio parla un po’ ad – e di – entrambe le categorie, ma soprattutto di quelli che sono unici, almeno qui, ma che stanno sognando di scappare per vivere la loro vita dove vogliono, e poi, un domani vorranno tornare qui a pensarla, e continuare a creare un posto dal quale nessuno sogni di scappare via. Ma parla anche di chi qui ci è sempre rimasto ed ha scritto una storia: la propria.
Sento però anche la necessità viscerale di portare un contraddittorio a quello che ho detto, senza rinnegarlo, ma volgendo positivamente lo sguardo su un futuro più roseo di un passato tetro, affidandomi alla pistola di Chekov come appiglio. Esso infatti sosteneva, ed io non posso fare altro che concordare, che se in una storia è presente una pistola prima o poi dovrà sparare poiché, per lui, non devono né possono esistere in una storia elementi superflui. Ecco, il talento delle persone di questa città e dei suoi luoghi è, a mio avviso, questa pistola, perché mi auguro che chi non è partito -o è tornato –, gli scoppiati, i resilienti, i capitani, gli artisti, gli imprenditori e gli umani in generale di talento possano anche fregiarsi del vessillo dei rimasti, che non andando via, hanno dato al mondo, alla nazione ed a questa terra un pregio in più, per rendere questo un luogo nel quale gli unici che non sono andati via – o sono tornati – l’hanno reso un posto in cui si può sognare – finalmente”.
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