I numeri delle scarpe. Fermo prima in Italia per aziende. Marche regione più ‘taroccata’. Grandi imprese in crescita

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di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Un lungo report realizzato dalla Rome Business School ha fotografato il “Settore calzaturiero italiano: impatto economico e contraffazione”.

IL VALORE ECONOMICO DELLE SCARPE

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L’industria calzaturiera italiana si conferma tra le eccellenze manifatturiere del Paese, con esportazioni pari a 12,8 miliardi di euro nel 2023 (+61,1% rispetto al 2012). Tuttavia, il comparto è investito da una transizione strutturale che vede, da una parte una forte crescita del fenomeno della contraffazione, per un giro d’affari illegale di 250 milioni di euro l’anno, e dall’altra un’importante contrazione nel numero di aziende e nella produzione di calzature, soprattutto tra le piccole e micro imprese italiane, mentre le grandi aziende crescono in fatturato (+58,8% vs 2012) e numero di occupati (+6% medio annuo).

“ma – spiegano Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School, Francesco Baldi, docente dell’International Master in Finance e Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche – la stabilità del fatturato del settore nel suo complesso è attribuibile a un incremento dei prezzi medi di vendita”.

IMPRESE E DIPENDENTI

In dieci anni le aziende calzaturiere sono diminuite del 23,9%, la produzione di calzature si è ridotta del 42,1% rispetto al 2012 (mentre del solo 1,7% quella del comparto manufatturiero), e l’incremento del fatturato per occupato è stato del 2,2% in media all’anno. Tuttavia, è cresciuto il fatturato del settore: +17,6% dal 2022 al 2024, da 11,9 a 14 miliardi.

Qui entrano in gioco le grandi imprese, visto che le micro decrescono (-6,6%) e le piccole imprese (-9,4%) crollano nel fatturato, mentre ogni indicatore premia la dimensione: il loro numero è cresciuto del 4,5% annuo, il fatturato si è espanso a ritmi anche più elevati (+4,7%) e il numero di occupati ha superato il 6% annuo.

“Chiariamo però – precisa Baldi – che l’apparente stabilità del fatturato è attribuibile non a un aumento della capacità produttiva, bensì a un incremento dei prezzi medi di vendita, sostenuto dalla transizione strategica verso segmenti di mercato più remunerativi, come il lusso e l’alta gamma. Questi comparti, oltre a garantire margini di profitto più elevati, hanno permesso alle imprese italiane di valorizzare l’artigianalità e la qualità distintiva del Made in Italy”.

GLI OCCUPATI

Sono 73354 i lavoratori nelle imprese italiane produttrici di calzature, in calo del 10% rispetto ai livelli del 2012, con una riduzione marcata nelle micro imprese (-29,5%) e nelle piccole imprese (-21,6%). In netto contrasto, le grandi imprese raddoppiano quasi il numero di addetti (+82,9%), passando da 8.232 occupati nel 2012 a 15.060 nel 2022. In Italia, le 20 top imprese produttrici di calzature hanno totalizzato ricavi complessivi pari a oltre 5,4 miliardi di euro nel 2023, ma tra le prime 20 solo 8 hanno registrato incrementi, e solo 4 hanno registrati cali occupazionali tra il 2022 e il 2023. Il totale degli addetti per le venti imprese raggiunge gli 11.029 dipendenti, con un incremento del 3,3% rispetto al 2022.

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L’EXPORT

Nel 2023, il valore delle esportazioni di scarpe e affini è stato pari a 12,8 miliardi di euro. Rispetto al 2012, l’incremento a fine 2023 è risultato pari al 61,1%, con un tasso di crescita medio annuo pari al 4,4%. Tuttavia, tra il 2022 e il 2023 la crescita si è arrestata, registrando una lieve flessione annua (-0,5%).

La Francia si conferma primo partner commerciale per il settore, con un raddoppio dei volumi esportati (+97,2%) tra il 2012 e il 2023, seguita dalla Svizzera che sale di due gradini in graduatoria, e dagli Stati Uniti che si confermano al terzo posto. Particolarmente significativa è stata la crescita delle esportazioni verso la Cina (+346,5%) e la Polonia (+266,4%), che rappresentano mercati in forte espansione, grazie alla crescente domanda di beni di lusso nei paesi emergenti. Riduzioni si rilevano per i mercati maturi come la Germania (-1,3%), il Regno Unito (-2,2%) e i Paesi Bassi (-0,2%). Infine, aumentano le importazioni: +5,3 miliardi di euro, rispetto al 2012 l’aumento è di oltre 1,5 miliardi di euro. 

I DISTRETTI

Il distretto marchigiano si conferma leader indiscusso. A fine 2022 la provincia con il maggior numero di imprese produttrici di calzature è Fermo con 1.533 imprese presenti (il 23,1% delle imprese italiane produttrici di calzature). Molto elevata anche la concentrazione nella provincia di Macerata, con 648 imprese (il 9,8% delle imprese italiane del settore calzaturiero). Seguono Firenze (438; 6,6%), Napoli (424; 6,4%) e Pisa (364; 5,5%).

Nel complesso le prime venti imprese marchigiane produttrici di calzature, per ricavi di vendita, hanno incrementato i ricavi tra il 2022 e il 2023 del 6,3%, in controtendenza con le top 20 imprese italiane (-0,8%). “Valori come brand, il design e know-how incidono. E poi è necessario implementare modelli organizzativi e di gestione aziendale più efficienti, e al contempo supportare le micro e piccole imprese, facilitando l’accesso a finanziamenti, formazione e mercati internazionali” conclude Massimiliano Parco. Questo nelle Marche, grazie al rapporto con la Regione, avviene con più continuità, cosa che ha sottolineato in più convegni anche la presidente di Confindustria Moda Accessori, Giovanna Ceolini. 

LA CONTRAFFAZIONE

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Le scarpe da sole valgono 14 miliardi di export, il 13% del comparto moda. Dato che potrebbe crescere,  ma le calzature sono anche le più contraffatte. Si parla di oltre 250milioni di euro all’anno di giro d’affari prodotto dal falso, stando ad Assocalzaturifici. Purtroppo a primeggiare sono le Marche, regione più colpita con oltre 3,2 milioni di pezzi contraffatti negli ultimi cinque anni (31% del totale). A seguire Veneto, Campania (22%), Lombardia (16%) e Toscana (12%).

Circa il 65% delle vendite contraffatte di calzature avviene online, rendendo questa modalità la più utilizzata dai contraffattori, con una perdita stimata di 150 milioni di euro. Il 30% delle vendite contraffatte avviene tramite mercati tradizionali, bancarelle e vendite porta a porta, le città turistiche come Venezia, Firenze, e Roma sono i principali punti di distribuzione.

“Questi prodotto minano la fiducia e compromettono il valore percepito delle calzature autentiche, oltre a far perdere almeno il 15% di export”. Stando alla ricerca della Business School, attraverso piattaforme online come Alibaba e Amazon Marketplace, e social media come Instagram e Facebook, i contraffattori riescono a raggiungere un pubblico vastissimo, sfruttando la mancanza di regolamentazione e l’anonimato dei venditori. “Ricordiamo che non ci sono neppure garanzie sui materiali, sono scarpe che potrebbero avere conseguenze negative per la salute di chi li indossa e l’ambiente.





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