Violenze contro i sanitari nei reparti psichiatrici e carceri: 2024 da incubo

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Aggressioni con coltelli, siringhe ed estintori, tentativi di strangolamento e sequestri di persona!

 Il 49% degli infermieri e degli altri professionisti sanitari che lavora presso i servizi psichiatrici di diagnosi e cura ha subito almeno una forma di violenza. Inoltre, nel corso del 2023 e del 2024, 1 caso su 5 di aggressione ai danni di infermieri e medici, è avvenuto, in primis nei pronto soccorsi, ma anche nelle carceri e durante gli interventi del 118, da parte di soggetti con problemi psichici o con gravi dipendenze.

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Il Nursing Up, Sindacato Nazionale Infermieri, mette in luce l’allarmante escalation di di aggressioni contro i professionisti sanitari italiani all’interno dei reparti psichiatrici, definendo il 2024 che volge al termine come “annus horribilis”. 

Basato su una raccolta di dati ufficiali e segnalazioni dirette, il report evidenzia che quasi il 49% degli infermieri e degli altri professionisti sanitari in servizio nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura ha subito almeno una forma di violenza negli ultimi due anni. Non solo: l’analisi conferma che un caso su cinque è commesso da quelli che vengono definiti “pazienti difficili”, ovvero individui che, oltre a soffrire di patologie psichiatriche, presentano ulteriori fattori di rischio come abuso di sostanze (alcol e droga) o precedenti penali.

Una lunga scia di violenza: i casi più eclatanti del 2024

Baggiovara, 17 febbraio: paziente ricoverato vandalizza il reparto psichiatrico, divellendo porte e danneggiando muri e soffitti.

Grosseto, 20 febbraio: tentativo di strangolamento ai danni di un’infermiera da parte di una paziente in evidente stato di crisi.

Pordenone, 26 marzo: infermiere punto da una siringa durante una colluttazione con un paziente.

Pisa, 27 marzo: schiaffi e pugni contro una dottoressa nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Santa Chiara.

Desio, 24 giugno: tre operatori aggrediti da pazienti nel reparto psichiatria, necessitando cure in pronto soccorso.

Firenze, 29 luglio: psichiatra e infermiera sequestrate per 45 minuti da un uomo armato di coltello e cacciavite.

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Cassino, 10 ottobre: paziente agli arresti domiciliari scatena il caos, tentando la fuga e aggredendo un carabiniere.

Bolzano, 17 settembre: medico accoltellato da un ex paziente.

Agrigento, 5 dicembre: aggressione nel carcere Pasquale Di Lorenzo, dove un infermiere è rimasto ferito insieme ad agenti penitenziari.

Uno scenario che si estende ben oltre i reparti psichiatrici

Il problema non si limita ai reparti psichiatrici. Molti episodi di violenza avvengono nei pronto soccorsi o durante gli interventi del 118, dove gli operatori sanitari si trovano spesso a contatto con soggetti in stato di alterazione psichica o comportamentale. Questi contesti, privi di adeguate misure di sicurezza, sono terreno fertile per aggressioni fisiche e verbali.

Nonostante la gravità del fenomeno, il 69% degli operatori sanitari non denuncia le aggressioni subite, spesso per paura di ritorsioni o per la convinzione che il sistema non garantirà una risposta adeguata. In particolare, il report sottolinea come questa reticenza sia diffusa tra le infermiere donne, che, lavorando quotidianamente a stretto contatto con i pazienti difficili, sviluppano un legame empatico che le spinge a non sporgere denuncia.

La dura realtà delle nostre carceri

Il report del Nursing Up non dimentica la complessità delle aggressioni che avvengono nelle carceri italiane. In questi contesti, gli infermieri si trovano spesso a dover affrontare situazioni estremamente rischiose, in particolare con detenuti affetti da disturbi psichiatrici o dipendenze. Il sovraffollamento carcerario e la mancanza di risorse adeguate peggiorano ulteriormente le condizioni di lavoro del personale sanitario.

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La risposta del Nursing Up: proposte urgenti. Il sindacato ribadisce la necessità di interventi immediati:

Maggiore sicurezza nei reparti e nei pronto soccorsi, con protocolli operativi chiari e vincolanti, e maggiore presenza di agenti con allargamento delle fasce orarie di intervento.

Supporto psicologico agli operatori sanitari, che spesso rimangono soli a gestire le conseguenze di episodi di violenza.

Ampliamento degli spazi dedicati ai pazienti difficili, per evitare sovraffollamento nei reparti e nei pronto soccorsi.

«Si parla fin troppo poco dei pericoli che quotidianamente deve affrontare un professionista sanitario che lavora in un reparto psichiatrico e si dà per scontato che, quando ciò avviene rientra nella normalità, vista la natura dei pazienti. È un’emergenza che non può più essere ignorata. Le infermiere, in gran parte donne, sono le prime vittime di un sistema che le espone a rischi costanti senza fornire le adeguate tutele. Serve un intervento urgente per garantire maggiore sicurezza e dignità ai professionisti della salute mentale.» 

«Non si può accettare che infermieri, medici e psichiatri, figure centrali nel sistema di cura del Paese, siano lasciati soli di fronte a questi rischi. Serve un cambiamento radicale, conclude Antonio De Palma, presidente del Nursing Up.



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