Gli ultimi due report dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali riguardanti i dati relativi al 2023 del modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale delle Aziende sanitarie pubbliche, ospedaliere e territori, e, sempre in riferimento al 2023, i dati relativi alla mobilità sanitaria interregionale hanno riacceso i fari sulla Sanità lucana. Per il segretario regionale della Uil Fpl, Antonio Guglielmi, e per Giancarlo Vainieri dell’Ufficio Studi del sindacato: «L’aggiornamento del Servizio Sanitario Regionale (ssr) è una necessità». «Senza un piano organico di riassetto del sistema si rischia di applicare soluzioni tampone, mentre cresce l’insoddisfazione dei cittadini e si diffonde una diaspora infelice verso altri sistemi sanitari – hanno dichiarato Guglielmi e Vainieri -. La recente ripresa del dialogo tra il Governo regionale, le parti sociali e le rappresentanze più ampie della società lucana rappresenta un punto di svolta che può generare risultati positivi e rispondere alla domanda di qualità dei servizi espressa dai cittadini lucani. È però indispensabile agire con concentrazione, rapidità e competenza». Per i due sindacalisti, occorre riprendere il filo di una radicale riprogettazione, «avviando una trasformazione governata, diffusa e partecipata che renda il sistema più equo e sostenibile». «Questo percorso – hanno evidenziato il segretario regionale della Uil Fpl, Antonio Guglielmi, e Giancarlo Vainieri dell’Ufficio Studi Uil – può essere sostenuto anche dall’applicazione del digitale per una più efficace erogazione dei servizi. È essenziale aggiornare il catalogo delle criticità e delle buone pratiche per definire una sorta di “punto zero” delle strutture e dei servizi, avviando così una riprogrammazione condivisa e innovativa. Un primo intervento riguarda il rafforzamento dei presidi territoriali, riportando le strutture degli ex Pronto Soccorso attivo a una funzione più incisiva e rafforzata di cura per acuti, di base e specialistica nel loro territorio di appartenenza. Questi servizi devono essere potenziati e resi più autonomi, con direzioni proprie che siano svincolate dalla rigida dipendenza dall’ospedale San Carlo. Quest’ultimo, invece, dovrebbe distinguersi per le alte specialità e per il ruolo apicale nel sistema sanitario regionale, connesso al corso di laurea lucano in Medicina, comprensivo di reparti clinicizzati per cura e ricerca, oltre che di scuole i specializzazione. Al contempo, è necessario rafforzare il ruolo di governo dei di- partimenti, aprendoli allo scambio con strutture extra-regionali più avanzate». «È inoltre cruciale rivedere l’assetto dell’emergenza-urgenza, prevedendo diversi tipi di Pronto Soccorso in base ai bacini di utenza e alle specificità geografiche – hanno proseguito Gugliemi e Vainieri -. Il rilancio dell’Irccs Crob appare indispensabile, attraverso risorse regionali dedicate che consentano di offrire un ventaglio completo di discipline oncologiche, una presa in carico più efficace dei pazienti e la creazione di una rete oncologica regionale. La Legge regionale numero 2 del 2017 deve essere riscritta per riposizionare gli ospedali secondo i bisogni di cura del territo- rio, superando l’applicazione meccanica e statica di norme ormai superate, come il Dm 70, e adottando un approccio dinamico. È inoltre il momento di affrontare con serietà temi fondamentali come la qualità delle cure, la mobilità sanitaria e le liste d’attesa. Una soluzione potrebbe essere una riprogettazione capillare, Comune per Comune, della rete ambulatoriale e territoriale, con una revisione e una rimodulazione che includa la ricostituzione dei Distretti sanitari. Con il piano previsto dal DM 77, i Distretti dovrebbero diventare luoghi di programmazione e produzione dei servizi sanitari, capaci di prendere in carico il cittadino attraverso un reticolo assistenziale centrato sui medici di medicina generale e sull’assistenza domiciliare». Nel ricordare che la Toscana e l’Emilia-Romagna hanno sperimentato con successo i Punti di Intervento Rapido (Pir), ambulatori e presidi progettati per una presa in carico tempestiva dei cittadini con problemi di salute non gravi, i sindacalisti Uil hanno aggiunto che una simile iniziativa «potrebbe essere utile anche in Basilicata, accompagnata da una rivisitazione del sistema delle liste d’attesa attraverso la gestione territoriale e specializzata dei Cup». «Sarebbe necessario, inoltre – hanno spiegato Gugliemi e Vainieri -, favorire l’open access per le prime visite, da rendere prioritarie, accompagnando il paziente nei ritorni programmati per cure ospedaliere nei casi di cronicità, e migliorando la gestione del paziente anziano e della longevità con interventi integrati tra medicina e politiche sociali di iniziativa. Un passaggio cruciale sarà la definizione di una Nota Integrativa da parte della Regione, che detti indirizzi e contenuti di massima per il nuovo Piano socio-sanitario e ne stabilisca gli step di implementazione. Le Aziende Sanitarie dovranno essere orientate verso obiettivi evolutivi chiari, partendo da una riprogrammazione capillare di ogni servizio ospedaliero e territoriale. Questo richiede un piano annuale e pluriennale strutturato e monitorato, con budget assegnati alle unità operative, coerenti con un piano delle infrastrutture e del personale». «La programmazione – hanno concluso il segreta- rio regionale della Uil Fpl, Antonio Guglielmi, e Giancarlo Vainieri del- l’Ufficio Studi del sindacato – deve prevedere il rimpiazzo dei pensionamenti e una sistematica azione di recruiting delle figure professionali strategiche da collocare nelle strutture. È fondamentale uscire dalla semplice enunciazione dei temi e promuovere documenti e azioni che consentano di attuare in modo sinergico le scelte qualificanti di un sistema sanitario nuovo e riformato».
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