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L’AQUILA – Quella di D’Amico è una “posizione personale”, visto che “non abbiamo avuto un confronto su questo aspetto, nemmeno all’interno del Partito democratico”. In ogni caso il collegio unico “favorirà chi si candida sulla grande ed unica area metropolitana costiera, che va da Martinsicuro a Vasto, che ha un numero di elettori di gran lunga superiore numericamente rispetto alle aree interne della provincia dell’Aquila, innanzitutto, ma anche delle altre tre province”.
Rincara la dose, il consigliere regionale Partito democratico, aquilano e al suo terzo mandato, Pierpaolo Pietrucci, marcando la distanza dal professor Luciano D’Amico, il quale, come già riferito da Abruzzoweb si è detto d’accordo sulla modifica della legge elettorale regionale, fortemente voluta dal presidente Marco Marsilio, di Fdi, riconfermato per un secondo storico mandato a capo del centrodestra, e che prevede come aspetto dirimente un collegio unico elettorale rispetto ai quattro attuali collegi provinciali.
Una “fuga in avanti”, quella di D’Amico, conferma Pietrucci, che già aveva formulato il suo no in una intervista al quotidiano Il Centro, da unico eletto a marzo per l’intero campo largo in provincia dell’Aquila. Rafforzando l’ipotesi che nel campo largo la leadership di D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, docente di Economia, ed ex presidente della Tua, candidato presidente a marzo del campo largo del centrosinistra e M5s, sia oramai in discussione, nonostante sia passata la sua linea intransigente, non senza qualche mal di pancia, e dopo un secco out out, con il voto contrario e compatto delle opposizioni contro la “legge mancia” da 14,4 milioni di euro del centrodestra approvata venerdì scorso in consiglio.
Per di più la divergenza si registra su un tema non certo secondario come la legge elettorale, contro la quale ad uscire allo scoperto in una intervista al quotidiano Il Centro è stato anche il sindaco di Borrello, Alessio Monaco, consigliere regionale dell’Alleanza Verdi e sinistra, e non sarebbe l’unico.
Il pensiero di Pietrucci sulla questione è noto: il collegio unico penalizzerà le aree interne, favorirà i candidati più ricchi, “in quanto non c’è più il finanziamento pubblico ai partiti, e i costi della campagna elettorale gravano sui singoli candidati. In un collegio regionale che corrisponde con l’intero Abruzzo chi potrà permettersi di coprire l’intero territorio, da Campotosto a Vasto che distano quattro ore di viaggio? E poi se pure fosse eletto, come potrebbe mantenere un contatto diretto con gli elettori? Non è un caso che il collegio unico lo hanno solo il Molise, che però è una piccola regione, con solo 290.000 abitanti, e l’Umbria, che ha solo due province, e sono convinto che l’Umbria sarà costretta presto a tornare indietro”.
Pietrucci poi contesta con forza uno degli argomenti a favore della riforma, ovvero che a marzo andando a vedere i voti presi in termini assoluti, sia delle aree interne sia della costa, gli eletti sarebbero stati più o meno gli stessi, con l’unica eccezione che sarebbero entrati l’ex assessore regionale al Sociale, Pietro Quaresimale per la Lega, ora assessore comunale di Campli, in provincia di Teramo, e il chietino Mauro Febbo di Forza Italia.
“E’ una argomentazione del tutto sbagliata – obietta però Pietrucci -: una elezione regionale a collegio unico sarebbe una partita del tutto diversa, non paragonabile a quelle precedenti: immaginiamo ad esempio il presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri rieletto con oltre 8.800 voti nel collegio di Pescara: con il collegio unico avrebbe la possibilità di estendere il suo raggio di azione, visto che non esisteranno più confini di bacini elettorali di pertinenza di ciascun candidato. La capacità di penetrazione di un candidato che proviene dalla provincia dell’Aquila e dall’entroterra teramano, pescarese e chietino invece resterà ancor di più penalizzato con il risultato elettorale che sarà profondamente diverso, con un numero ben maggiore di candidati eletti sulla costa”.
Da respingere al mittente l’argomento forte di Marsilio, condiviso nella sostanza da D’Amico, secondo il quale con il collegio unico il consigliere dovrà curare gli interessi tutto l’Abruzzo, e non solo del suo orticello, mettendo la parola fine fine al campanilismo.
“Intanto respingo al mittente l’accezione negativa nei confronti di un consigliere che cura il ‘proprio orticello’. Io stesso mi sono caratterizzato per difendere le istanze innanzitutto delle aree interne e montane della mia provincia, regolarmente discriminate e penalizzate, e ho sempre sostenuto che non si possono fare parti uguali tra disuguali. Chi ci assicura poi che un consigliere rappresentante della grande area metropolitana della costa eletto con i voti dei cittadini che lì vivono, curerà poi gli interessi dell’intero Abruzzo, dei territori dove si presume avrà preso molti meno voti?”.
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