L’allarme dell’Inps: “L’Italia che invecchia è un rischio per le pensioni”

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Si torna a parlare di sostenibilità delle pensioni. No, l’Inps non è in bancarotta. Nessun assegno rischia. Ma in un futuro, non troppo lontano, l’Italia dovrà fare i conti con pochi nati, molti anziani e stranieri che non compensano. Un mix che può mettere a rischio un sistema delle pensioni tra i più generosi d’Europa. Lo dice il Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps presieduto da Roberto Ghiselli, non nuovo a queste riflessioni, nel report presentato oggi dal titolo “La natura delle entrate e delle uscite dell’Inps”. Dice Ghiselli: “Il sistema previdenziale italiano, anche in prospettiva, è economicamente sostenibile soprattutto perché contiene dei meccanismi automatici di riequilibrio che legano i trattamenti pensionistici al reddito nazionale e alla speranza di vita. Semmai il problema, soprattutto per le generazioni più giovani, sarà quello della sostenibilità sociale perché se non si inverte la tendenza di un lavoro sempre più discontinuo e a basso reddito le future pensioni saranno sempre più povere”.

La spesa in Europa e in Italia
L’anno scorso l’Europa ha speso 4.583 miliardi per prestazioni sociali, il 27% del Pil. La Francia è al top (31,3%). Poi Germania (29%) e Italia (28%). Alla “vecchiaia”, una delle voci del sociale, viene destinato il 11% del Pil europeo. Qui l’Italia primeggia con una spesa al di sopra della media Ue: 16% del Pil contro 13%. E se la spesa italiana per pensioni nel 2023 è rimasta “sostanzialmente invariata”, a preoccupare l’analisi della Direzione centrale studi e ricerche dell’Inps è lo scenario futuro.

L’Italia invecchia
Il fattore demografico è cruciale. “L’invecchiamento della popolazione è il principale fattore di rischio per la sostenibilità dei sistemi pensionistici di tutta l’Unione europea”, si legge nello studio. Aumento dell’età mediana, calo di fecondità e riduzione della popolazione in età lavorativa concorrono ad aumentare quel rischio. Al primo gennaio 2023 l’età mediana della popolazione in Ue è di 44,5 anni: significa che metà sta sotto i 44,5 anni e metà sopra. L’Italia fa peggio: 48,4 anni. Negli ultimi cinque anni la mediana è cresciuta di più proprio in Italia, Grecia e Spagna, di oltre 4 anni. In parallelo diminuisce il tasso di fecondità. Nel 2022, ultimo anno per dati confrontabili, è di 1,46 figli per donna come media Ue. In Francia siamo a 1,79. In Italia a 1,24. Aumenta invece la speranza di vita: a 65 anni è di 20 anni nella media Ue, sale a 21,5 anni in Italia.

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ROMA – Si torna a parlare di sostenibilità delle pensioni. No, l’Inps non è in bancarotta. Nessun assegno rischia. Ma in un futuro, non troppo lontano, l’Italia dovrà fare i conti con pochi nati, molti anziani e stranieri che non compensano.

Un mix che può mettere a rischio un sistema delle pensioni tra i più generosi d’Europa. Lo dice il Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps presieduto da Roberto Ghiselli, non nuovo a queste riflessioni, nel report presentato oggi dal titolo “La natura delle entrate e delle uscite dell’Inps”.

Dice Ghiselli: “Il sistema previdenziale italiano, anche in prospettiva, è economicamente sostenibile soprattutto perché contiene dei meccanismi automatici di riequilibrio che legano i trattamenti pensionistici al reddito nazionale e alla speranza di vita. Semmai il problema, soprattutto per le generazioni più giovani, sarà quello della sostenibilità sociale perché se non si inverte la tendenza di un lavoro sempre più discontinuo e a basso reddito le future pensioni saranno sempre più povere”.

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Lavoro, allarme Inps penalizzate le madri su stipendi e carriera
di Valentina Conte
25 Settembre 2024

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La spesa in Europa e in Italia
L’anno scorso l’Europa ha speso 4.583 miliardi per prestazioni sociali, il 27% del Pil. La Francia è al top (31,3%). Poi Germania (29%) e Italia (28%). Alla “vecchiaia”, una delle voci del sociale, viene destinato il 11% del Pil europeo. Qui l’Italia primeggia con una spesa al di sopra della media Ue: 16% del Pil contro 13%. E se la spesa italiana per pensioni nel 2023 è rimasta “sostanzialmente invariata”, a preoccupare l’analisi della Direzione centrale studi e ricerche dell’Inps è lo scenario futuro.

L’Italia invecchia
Il fattore demografico è cruciale. “L’invecchiamento della popolazione è il principale fattore di rischio per la sostenibilità dei sistemi pensionistici di tutta l’Unione europea”, si legge nello studio. Aumento dell’età mediana, calo di fecondità e riduzione della popolazione in età lavorativa concorrono ad aumentare quel rischio. Al primo gennaio 2023 l’età mediana della popolazione in Ue è di 44,5 anni: significa che metà sta sotto i 44,5 anni e metà sopra. L’Italia fa peggio: 48,4 anni. Negli ultimi cinque anni la mediana è cresciuta di più proprio in Italia, Grecia e Spagna, di oltre 4 anni. In parallelo diminuisce il tasso di fecondità. Nel 2022, ultimo anno per dati confrontabili, è di 1,46 figli per donna come media Ue. In Francia siamo a 1,79. In Italia a 1,24. Aumenta invece la speranza di vita: a 65 anni è di 20 anni nella media Ue, sale a 21,5 anni in Italia.

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La gobba pensionistica
I problemi italiani si intrecciano. La spesa per le pensioni cresce per tanti motivi. Da ultimo perché l’ha gonfiata l’inflazione. Poi perché tra qualche anno esce la generazione più numerosa, quella del baby boom, gonfiando la gobba pensionistica e portando la spesa al 17% del Pil. E infine perché l’età legale di uscita è alta, 67 anni. Ma l’età effettiva è bassa, 64 anni, per via dei tanti canali di uscita anticipata, ora peraltro tutti penalizzati dal governo Meloni. In più, dice il rapporto, il tasso di sostituzione (la percentuale dell’ultimo stipendio che si trasforma in pensione) è tra i più generosi d’Europa (59%). Solo Grecia, Spagna e Portogallo ci superano.



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