Dati e Ai, la sfida delle infrastrutture

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Un vero e proprio boom: nel 2023, ben 23 organizzazioni di cui 8 nuove al mercato italiano hanno annunciato l’apertura di data center all’interno dei nostri confini, per un investimento potenziale al 2025 di circa 15 miliardi di euro. Lo scorso anno il mercato italiano della colocation dei Data Center – il servizio che permette alle aziende di ospitare i propri server all’interno di data center gestiti da terzi – valeva 654 milioni di euro, il 10% in più rispetto all’anno precedente. E se la mappa di sviluppo prevista tra 2024 e 2025 sarà rispettata, si potrà toccare la cifra di 1,4 miliardi entro fine 2025. “Siamo di fronte – commenta Irene Di Deo, ricercatrice dell’Osservatorio Big data & business analytics, la cui nuova edizione è stata presentata poche settimane fa – a una rivoluzione: ormai tre quarti delle grandi aziende italiane hanno integrato l’intelligenza artificiale generativa per svolgere analisi predittive con un’accelerazione senza precedenti nell’adozione di strumenti di analytics. Un aspetto cruciale di questa trasformazione riguarda la gestione dei dati: per garantire conformità normativa le aziende sono costrette a sviluppare un’infrastruttura di data center diffusa in Europa, assicurando che le informazioni risiedano rigorosamente all’interno dei confini dell’Unione Europea”.

In Italia, il mercato dei servizi tecnologici per la gestione dei dati è in piena espansione, con stime che per il 2024 prevedono un giro d’affari di 3,4 miliardi di euro. Il 75% della domanda tecnologica proviene da aziende con più di mille dipendenti. Queste realtà non si limitano all’acquisto di licenze per servizi come ChatGpt, ma stanno investendo nella costruzione di infrastrutture dati e strumenti conversazionali su misura. “Molto più indietro – prosegue Di Deo – sono le Pmi. Solo il 37% ha definito delle priorità nell’ambito della valorizzazione dei dati da attuare nei prossimi 12 mesi. Per le grandi aziende, invece, il 2024 è l’anno della messa a terra delle prime iniziative di Gen Ai. Da un punto di vista tecnologico, ciò si traduce in una crescente attenzione verso infrastrutture tecnologiche abilitanti”.

I data center commerciali hanno più che triplicato le proprie dimensioni negli ultimi cinque anni in Italia, fino a raggiungere i 262 MW di potenza installata, per un totale di 140 infrastrutture. A queste ne devono essere aggiunti altri 1.200 della pubblica amministrazione e circa 3.000 enterprise data center, per un totale di altri 329 MW. Secondo una ricerca di Ida – Italian datacenter association – con una crescita annua del 29%, si stima che la capacità dei data center commerciali in Italia raggiungerà 1 GW entro il 2028.

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“L’economia del Paese deve cogliere l’opportunità – dicono dall’associazione – L’Italia, che ha la terza economia dell’Ue, non ha infrastrutture digitali allo stesso livello, motivo per cui è necessario mettere la digitalizzazione al centro delle politiche. In primis è fondamentale andare verso la semplificazione dei processi autorizzativi e la creazione di normative uniformi su tutto il territorio nazionale. Inoltre, il processo di crescita deve al contempo mettere al centro sostenibilità e accesso all’energia, temi cruciali per lo sviluppo delle infrastrutture digitali. Infine, tra le grandi sfide per il comparto c’è anche la ricerca dei talenti e la diffusione di competenze”.

Grafico a cura di Silvano Di Meo 

Europa e in particolare l’Italia sono indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. Secondo Goldman Sachs solo il 15% dei data center sono in Europa. “I dati sono diventati un asset strategico cruciale per l’intelligenza artificiale, soprattutto nell’addestramento dei grandi modelli. L’Europa sta rimanendo indietro – commenta Gaia Rubera, professoressa dell’Università Bocconi di Milano – Ma anche qui mentre Francia e Paesi Scandinavi investono nello sviluppo di modelli linguistici, in Italia manca una visione sistemica e nazionale. La vera sfida è comprendere che lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale richiede un approccio organico: non bastano le singole imprese, serve una strategia complessiva. L’obiettivo deve essere la customizzazione dei modelli, possibilmente attraverso meccanismi come il federated data americano, dove l’aggregazione di dati provenienti da diverse realtà può migliorare la qualità dell’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale”.

Grafico a cura di Silvano Di Meo

Grafico a cura di Silvano Di Meo 

Per fare tutto questo si torna a una doverosa richiesta di potenziamento delle infrastrutture che richiederà uno sforzo energetico importante. Basti pensare che nel 2022 sono stati consumati nel mondo quasi 100 trilioni di gigabyte di dati e che la cifra è destinata a raddoppiare entro il 2025. In media, una query su ChatGPT richiede 10 volte l’energia necessaria per elaborare una ricerca su Google, un cambiamento epocale nel modo in cui il mondo intero consumerà energia. Goldman Sachs Research stima che la domanda di energia dei data center crescerà del 160% entro il 2030.



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