L’ok della Camera. Meloni conferma l’appoggio a Kiev. “L’Italia torna protagonista”

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La Camera ha approvato la risoluzione di  maggioranza sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue del 2024 del 19 e 20 dicembre. I voti favorevoli sono stati 193, i contrari 188,  gli astenuti 9. Il Governo aveva espresso parere favorevole sui relativi impegni. L’Esecutivo ha accolto anche alcuni passaggi delle risoluzioni delle opposizioni.

L’intervento della premier Giorgia Meloni 

Prosegue “il mantra del presunto isolamento dell’Italia” ma “i fatti dimostrano il contrario”: “per numerosi osservatori internazionali il governo è centrale in numerose dinamiche ed è un cambiamento positivo che dovrebbe inorgoglire ogni italiano”. Ha detto  la premier nel corso delle comunicazioni. “Il ruolo assegnato all’Italia” nella nuova Commissione Ue “è adeguato al peso della nostra Nazione in Europa. È un risultato che conferma la centralità dell’Italia nel nuovo contesto europeo e dimostra la capacità del nostro governo di far valere le ragioni dell’Italia. Si tratta anche di un riconoscimento personale per Raffaele Fitto per gli ottimi risultati raggiunti da ministro in questi due anni”, ha aggiunto.

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E sulla guerra Russia-Ucraina, la premier ha ribadito il suo appoggio a Kiev: “L’Italia ha ribadito in ogni occasione il proprio sostegno alla legittima difesa dell’Ucraina e alla sua sovranità territoriale. Desta preoccupazione la sistematica azione russa volta a colpire le infrastrutture energetiche ucraine in vista dell’inverno. L’Italia continua a sostenere le missioni europee. La fine della guerra e la costruzione di una pace duratura e giusta rimangono i nostri obiettivi. Non c’è alcuna convenienza a vivere in un mondo governato dalle armi e dalla sopraffazione” e sottolinea la linea di credito da 50 miliardi di dollari per Kiev: “un prestito che sarà presto erogato e che sarà garantito dagli extra profitti sui beni russi immobilizzati in Europa. Un successo del G7 in Italia”.

Anche sulla crisi mediorientale, la presidente del Consiglio ha espresso un giudizio: “La pace giusta in Medio Oriente passa solo dalla soluzione dei due Stati” in riferimento al conflitto tra Israele e Hamas. “L’Autorità nazionale palestinese è l’unico interlocutore possibile, l’Europa deve giocare un ruolo da protagonista, Abbas che ho incontrato la scorsa settimana ha ringraziato l’Italia per la sua postura equilibrata”. E sul Libano, la premier ha lodato l’impegno italiano. Il raggiungimento di una tregua è un importante passo in avanti sul quale il governo italiano è stato costantemente impegnato. L’Italia, come ho avuto modo di confermare anche sabato scorso al primo ministro libanese Mikati, “farà la sua parte per contribuire al monitoraggio del rispetto dell’accordo” volto a “garantire piena sovranità al Libano”. 

E sulla missione Unifil ha continuato con parole di apprezzamento nei confronti dell’operato dei soldati italiani: “Questo governo non ha mai voluto ritirare le truppe proprio perché era consapevole che sarebbero stati fondamentali una volta cessate le ostilità. E consentitemi in quest’Aula di inviare, a nome di tutta la nazione, un ringraziamento sentito alle donne e agli uomini delle nostre forze armate in Libano che, così come hanno sempre fatto e fanno in tutto il mondo, sono rimasti al loro posto con coraggio e senso del dovere al servizio della nazione e della pace. Un impegno molto forte quindi dell’Italia a favore della stabilità, della sovranità libanese. Ma è ovvio che anche l’Unione Europea può e deve contribuire al nuovo equilibrio nel paese dei cedri e sono soddisfatta del fatto che, anche su impulso italiano, l’Unione Europea abbia a sua volta cominciato a sostenere le forze armate libanesi con un primo contributo di 15 milioni di euro che è stato deliberato lo scorso settembre”. Sulla Siria Meloni sottolinea: “L’Italia è l’unica tra le nazioni del G7 ad avere un’ambasciata aperta a Damasco. Siamo pronti a interloquire con la nuova leadership siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condiviso con i partner europei e internazionali”.

Nel lungo intervento hanno trovato spazio svariati argomenti. A cominciare dal protocollo Italia-Albania, in cui Meloni ha ribadito la linea del governo: “Intendiamo andare avanti nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee. Consideriamo improcrastinabile una revisione della direttiva rimpatri e un’accelerazione della Commissione sulla revisione del concetto di Paese terzo sicuro. Così come consideriamo importante anticipare il più possibile quanto previsto dal nuovo Patto di migrazione e asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro, anche al fine di fare definitiva chiarezza su un argomento che è stato oggetto di recenti provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico che, se fossero sposati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di Giustizia Ue, rischierebbero di compromettere almeno fino all’entrata in vigore del 2026 delle nuove regole Ue in materia di procedure di asilo, le politiche di rimpatrio di tutti gli Stati membri”.

Sull’accordo Ue-Mercosur la premier ha espresso le proprie riserve: “Deve offrire garanzie concrete e opportunità di crescita anche al mondo agricolo europeo, la cui redditività e competitività è stata minata in questi anni da una devastante deriva ideologica”. Per questo “vanno attuati meccanismi efficaci di salvaguardia, inclusi meccanismi di compensazione per le filiere che dovessero essere danneggiate. Stiamo studiando con attenzione l’intesa preliminare. Senza questo indispensabile riequilibrio, il sostegno dell’Italia non ci sarà perché l’accordo Ue-Mercosur deve portare vantaggi per tutti e non solo per alcuni”.

Sull’automotive, invece, Meloni ha apprezzato le parole del Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, Stéphane Séjourné: “Cogliamo con favore le sue parole e ci auguriamo di poter fare passi avanti per correggere una traiettoria sbagliata”. La dichiarazione di Budapest è “ambiziosa”, un “nuovo patto per la competitività europea”, ha aggiunto. In particolare “l’automotive è un settore fondamentale per il futuro e la competitività dell’industria europea ma il quadro è tutt’altro che positivo. Le cause sono diverse” e tra queste c’è l’aver “imposto un modello di decarbonizzazione basato sull’elettrico che se confermato potrebbe portare al collasso l’intera industria automobilistica europea”. Con il suo “non-paper”, insieme a Repubblica Ceca e altri, l’Italia propone “idee e spunti per scongiurare conseguenze irreversibili” a partire dalla “sospensione delle multe per le Case costruttrici che stanno già portando alla chiusura di importanti stabilimenti”. E poi “nel medio periodo occorre riaprire il capitolo della neutralità tecnologica” utilizzando tutte le “tecnologie mature”. In questo contesto la premier in un passaggio si è rivolta ai cervelli in fuga: “Sono troppi, dobbiamo riportarli a casa. Dobbiamo regalare un nuovo sogno gratificante in patria”.

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Una risoluzione in 20 punti in cui, tra l’altro, si impegna il governo a “promuovere e sostenere adeguati finanziamenti per la difesa e per la sicurezza europea, continuando a lavorare per ottenere lo scorporo totale delle spese della difesa dal Patto di stabilità”. È quanto si legge nel testo elaborato dalla maggioranza che sarà votato alla Camera dopo il dibattito sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni. Nella risoluzione, inoltre, si chiede di “continuare a sostenere, per tutto il tempo necessario, l’Ucraina nelle sue diverse dimensioni, politico-diplomatica, economico-finanziaria, militare ed umanitaria, anche in attuazione delle decisioni prese al vertice G7 di giugno 2024” e di  “proseguire nell’impegno diplomatico per la realizzazione della Formula di Pace Ucraina sulla base del principio che nessuna iniziativa di pace può essere portata avanti senza un pieno coinvolgimento di Kiev”. La maggioranza impegna poi il governo a “promuovere l’applicazione delle sanzioni nei confronti della Federazione russa e valutare l’incremento dei dazi all’importazione sui prodotti agricoli” e a “promuovere la partecipazione delle aziende italiane alla ripresa e ricostruzione dell’Ucraina”.

Dopo le repliche nel dibattito delle sue comunicazioni le risposte della presidente del Consiglio: “Ho visto toni molto nervosi di Provenzano, un’altra cosa che dice è che Ursula von der Leyen, che non ho capito più se è amica o nemica, ha indebolito i commissari: non so cosa intenda ma posso dire quale è l’unico commissario che il gruppo di cui fate parte voi ha tentato di indebolire e si chiama Raffaele Fitto, chiedendo di togliergli la vicepresidenza”.  Meloni ha sottolineando che “anche su questo dirci le cose come stanno: penso che il vostro problema non sia che von der Leyen ha indebolito i commissari penso che il problema sia che gli elettori con il voto hanno indebolito la sinistra in Europa ma si chiama democrazia”.



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