L’emendamento al DDL Concorrenza: un’opportunità per le startup italiane? Ne abbiamo parlato con Giorgio Ciron

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Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Le modifiche dell’emendamento al DDL Concorrenza rappresenta un’ opportunità per l’ecosistema delle startup italiane. Le nuove misure, che vanno dall’incentivazione degli investimenti istituzionali all’allargamento dell’Investor Visa, promettono di stimolare la crescita e l’attrazione di capitali stranieri.

Ma quali sono le sfide che attendono le startup italiane? E come si inseriscono questi cambiamenti nel quadro più ampio delle politiche di sostegno all’innovazione? Ne abbiamo parlato con Giorgio Ciron, Direttore di InnovUp ,  che ci offre una panoramica approfondita delle opportunità e dei rischi che si aprono per il settore.

L’approvazione dell’emendamento al DDL Concorrenza rappresenta un traguardo importante per l’ecosistema delle startup italiane.
Quali sono, secondo lei, le modifiche più significative e come queste potranno influenzare concretamente la crescita e lo sviluppo delle startup innovative nel nostro Paese?

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

L’approvazione dell’emendamento al DDL Concorrenza è certamente un risultato importante per l’ecosistema italiano delle startup anche se, per noi, si tratta di un punto di partenza e non di arrivo per rendere l’Italia una Startup Nation.

Questo aggiornamento normativo, frutto di un lungo lavoro di collaborazione tra associazioni e istituzioni al quale anche InnovUp ha contribuito lavorando in prima linea con il MIMIT, avvicina il framework normativo italiano alle migliori pratiche internazionali e può contribuire significativamente a supportare le imprese innovative e i player della filiera dell’innovazione nel nostro Paese.

Tra le modifiche più significative, vorrei sottolineare il maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali, che saranno incentivati a destinare una quota dei loro investimenti al venture capital e, sempre su questa linea, l’estensione dell’Investor Visa per attrarre capitali internazionali. Inoltre, abbiamo accolto con favore la sostituzione del requisito dei 20.000 euro di capitale sociale e di un dipendente, dopo due anni, per la permanenza nel registro delle startup innovative, con parametri più sfidanti, a partire dal terzo anno, che però faranno emergere la reale innovatività delle startup. Parametri che, se soddisfatti, permetteranno di restare nel registro fino a nove anni, favorendo la crescita di aziende solide e competitive a livello internazionale. Non dimentichiamo poi l’innalzamento delle agevolazioni fiscali per chi investe in startup – l’incentivo cd. “de minimis” passerà dal 50% al 65% – e saranno fatte salve le detrazioni in caso di fallimento della startup oltre a prevedere l’anticipazione del beneficio fiscale per investimenti in convertendo al momento del bonifico e non in fase di conversione. Infine, molto positiva è l’estensione agli acceleratori della certificazione prevista per gli incubatori contestualmente, la possibilità per entrambi di godere di un credito d’imposta dell’8% sugli investimenti fatti direttamente o indirettamente in startup, tutte misure che stimoleranno gli investimenti e la crescita dell’intero ecosistema.

Questo emendamento è un passo avanti significativo, ma non possiamo accontentarci: dobbiamo continuare a lavorare per creare un ambiente in cui le startup italiane possano crescere e prosperare.

L’emendamento introduce una serie di incentivi fiscali per gli investitoriistituzionali e per chi investe in startup. Ritiene che queste misure siano sufficienti per attirare investimenti dall’estero e per far crescere il venture capital in Italia?

L’introduzione di importanti misure, come l’innalzamento delle agevolazioni fiscali, l’estensione dell’investor VISA e un maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali, è sicuramente un passo avanti per attirare investimenti e far crescere il venture capital in Italia. Una dinamica comunque confermata dagli ultimi dati che vedono gli investimenti in Italia crescere del 32% rispetto allo scorso anno, contro una contrazione del mercato EU di circa il 9%, con una crescita del 30% degli investimenti internazionali. Tuttavia, il rischio che i nuovi capitali mobilitati dalla norma vengano investiti in startup e fondi all’estero – più che il contrario – è alta.

È importante, quindi, non fermarci e continuare a lavorare in questa direzione. La Legge di Bilancio, infatti, rischia di vanificare l’efficacia di queste misure con altre che proprio non ci convincono, come la web tax estesa alle piccole imprese innovative e il tetto alle detrazioni che limita gli investimenti dei business angel. Insomma, da una parte si apre una porta e dall’altra si chiude una finestra.

Detto altrimenti: serve un quadro normativo più stabile e certo per favorire gli investimenti a lungo termine. L’incertezza e la complessità del sistema fiscale italiano sono un vero spauracchio per gli investitori esteri.

Se vogliamo che l’Italia diventi un punto di riferimento per l’innovazione, dobbiamo lavorare ancora molto per creare un ambiente favorevole e attrattivo.

Lei ha sottolineato l’importanza di monitorare l’applicazione delle nuove misure e di seguire l’evoluzione della Legge di Bilancio. Quali sono, a suo avviso, i principali rischi e le sfide che l’ecosistema delle startup italiane dovrà affrontare nei prossimi mesi?

Nonostante le misure presenti nel DDL Concorrenza e la recente approvazione della PdL Centemero avente ad oggetto “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti” si configurino come un segnale positivo per la filiera italiana dell’innovazione, sappiamo che l’incertezza del quadro normativo può frenare gli investimenti.

In tal senso monitoreremo l’applicazione delle suddette norme che, in alcuni casi presentano dei profili di criticità e, soprattutto la Legge di Bilancio che con l’eliminazione dei limiti dimensionali per l’applicazione della web tax e il tetto alle detrazioni – tra cui rientrano quella del 30% e del 50% per chi investe in startup innovative (circa 8.000 persone ogni anno, per un investimento di 200 milioni di euro e un incentivo di 90 milioni) – rischia di vanificare i nostri sforzi e le nuove positive misure. In particolar modo, il tetto alle detrazioni rischia di azzerare l’industria del “business angeling” in Italia, facendo crollare gli investimenti nelle prime fasi di vita delle startup e minando la filiera nelle sue fondamenta.

Più in generale, la principale sfida che dovremo affrontare nei prossimi anni sarà quella di far percepire l’importanza e l’urgenza di investire il grande risparmio privato italiano nell’economia reale e, in particolar modo, nelle nuove aziende innovative per garantire una crescita economica e di posti di lavoro che possa assicurare la sostenibilità al nostro Paese nel medio lungo periodo.

Per farlo è anche fondamentale mettere le nostre startup nella condizione di poter crescere e competere con i champions internazionali partendo dall’introduzione del cd. 28esimo regime, affinchè possano contare su un vero mercato unico europeo di dimensione paragonabile a quello di USA e Cina.

La competizione internazionale è una sfida stimolante. Dobbiamo lavorare insieme – istituzioni, associazioni e imprese – per stimolare la crescita della filiera italiana dell’innovazione, semplificare la burocrazia e attrarre investimenti. Sono convinto che questa filiera abbia un grande potenziale e possa dare un contributo significativo alla crescita del nostro Paese!



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