Che cosa sta succedendo nel gruppo Cerved con la gestione Pignataro
Sciopero in vista nel gruppo Cerved: i sindacati hanno proclamato un’astensione dal lavoro il 19 dicembre. Ecco perché.
I SUBBUGLI NEL GRUPPO CERVED DI PIGNATARO
Acque agitate in Cerved, la società di servizi per le imprese acquisita tre anni fa dal finanziere bolognese, di stanza a Londra, Andrea Pignataro, tramite Ion Investment, il suo gruppo di investimenti con forte radicamento nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Giovedì 19 dicembre incroceranno le braccia i lavoratori di Cerved per protestare contro il programma Performance Improvement Plan, introdotto dall’impresa e considerato dai sindacati “coercitivo e punitivo”. Inoltre, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTuCs sono preoccupate per “l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali”.
COSA È E COSA FA CERVED
Cerved, con sede a San Donato Milanese e sedi operative sparse nel Paese, è un’agenzia di informazioni commerciali che valuta il merito creditizio delle imprese e gestisce il rischio di credito. Nata nel 1973 come società informatica di gestione, elaborazione e distribuzione dei dati camerali archiviati nel Registro delle imprese del Veneto, in seguito ha intrapreso un processo di acquisizioni di diverse realtà del settore come Centrale dei Bilanci, Lince, Databank, Finservice, Honyvem, Consit e Recus.
Da aprile scorso amministratore delegato di Cerved è Carlo Purassanta, che è entrato nel gruppo Ion a luglio 2022. Purassanta è anche membro del board di Cedacri, altra azienda di Ion.
COME IL GRUPPO CERVED E’ ENTRATO NELL’ORBITA DI ION DI PIGNATARO
Nel 2021 Cerved è passata nelle mani di Pignataro che, pochi mesi prima, aveva iniziato lo shopping in Italia con l’acquisizione del 90% di Cedacri (a fronte del 10% nelle mani di Fsi, il gruppo finanziario guidato da Maurizio Tamagnini): operazione che aveva già suscitato qualche perplessità tra i sindacati del credito Fabi, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin.
Di Cerved il finanziere bolognese ha acquisito – affiancata ancora da Fsi – il 78,9% del capitale e imposto una fusione in Castor BIdco, il veicolo irlandese con cui ha portato avanti l’Opa. Compreso il debito, l’impegno di Ion Investment e di Fsi -è stato pari a circa 2,6 miliardi di euro.
PERCHÉ PROTESTANO I SINDACATI
Come ha scritto il Fatto quotidiano, il 30 novembre scorso, con una breve mail, Cerved ha licenziato circa 100 agenti commerciali, a partita Iva, per “grave inadempimento” ovvero il mancato raggiungimento degli obiettivi di vendita 2023 e i risultati al di sotto delle aspettative del 2024. Mossa che aveva già spinto Cgil e Cisl ad affrontare il tema P.I.P. con il top management di Cerved senza però ricevere “alcuna risposta concreta”, come rilevato dalle sigle sindacali. Dunque, il 19 novembre, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTuCs hanno indetto lo stato di agitazione per tutto il gruppo.
“Alla base della mobilitazione, organizzata con presidi e manifestazioni a livello territoriale, la ferma opposizione al Performance Improvement Plan (PIP), un programma che, pur presentato come un’opportunità formativa, si è rivelato uno strumento coercitivo e punitivo per i 2.700 dipendenti della tech company specializzata in servizi alle imprese” si legge nella nota congiunta.
L’accusa è che “il PIP è stato introdotto dall’azienda senza criteri chiari, obiettivi definiti né un confronto preventivo con le rappresentanze sindacali, generando un clima di tensione e insicurezza inaccettabile. In alcuni casi, stigmatizzano i sindacati, il PIP è stato utilizzato per spingere i dipendenti a lasciare volontariamente l’azienda, con espliciti inviti a ‘non restare nell’organizzazione’ qualora non condividessero le modalità di gestione del piano”. Non solo PIP, però: si aggiungono infatti “le preoccupazioni relative all’introduzione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali, che potrebbe comportare una riduzione dei posti di lavoro senza adeguate tutele per il personale”.
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