Al NSE giovani startup che puntano allo spazio

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Si battono su un palco che fa da arena, si alternano al microfono sfoderando le loro formule vincenti. Non è una rap battle, ma la NSE Pitch Competition 2024, andata in scena martedì 17 dicembre al New Space Economy Forum di Roma. Le dieci start-up più innovative nel campo della tecnologia aerospaziale e satellitare si sfidano per conquistare i cuori, i cervelli e i finanziamenti di investitori internazionali. Vince chi fa la presentazione migliore, a insindacabile giudizio del comitato di valutazione, di cui fa parte anche l’Agenzia Spaziale Italiana e Amazon Web Services (Aws), main partner dell’evento. Tutto si decide in 5 minuti a testa.

Le nuove startup dello spazio

Il primo a salire sul palco è Davide Vittori di Astradyne, con sede a Bari. Ha poco più di vent’anni ma sembra sapere esattamente cosa dire. «Come è possibile che i satelliti si muovono principalmente per energia solare, ma la produzione di energia è un collo di bottiglia per l’industria aerospaziale?». Presenta Solar Cube, un innovativo impianto fotovoltaico a base tessile: produzione di energia due volte superiore, -60% di peso e -90% nei costi. «Il futuro è leggero, potente e sostenibile e noi siamo pronti», conclude. Sarà proprio Astradyne alla fine a vincere. «Però prima di cominciare ero nervoso», ci dice Davide, «perché l’evento era organizzato molto bene, pubblico ampio, giudici e competizione di alto livello».

Le strategie di comunicazione sono diverse. C’è chi vuole ispirare, chi fa sfoggio delle proprie collaborazioni, chi parte coinvolgendo il pubblico parlando di esperienze quotidiane. I ragazzi di Rea Space di Fasano, in provincia di Brindisi, puntano sull’umorismo per rompere il ghiaccio: «Penso che abbiamo tutti confidenza con qualcosa che si chiama “gravità”, quella che ci rompe gli oggetti quando cadono». La loro Emsi, tuta per salvaguardare la forma fisica degli astronauti in assenza di peso, gli vale il premio speciale di Aws, con la possibilità di usufruire dei servizi della piattaforma. «Inaspettato, è solo la nostra seconda pitch competition, già esserci è motivo di vanto», racconta Flavio Augusto Gentile di Rea. La Puglia al centro del futuro dell’industria aerospaziale italiana: «Ho voluto fortemente creare l’azienda a Fasano con una maggior parte di persone pugliesi», sottolinea Flavio.

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Incubatori per startup

L’Agenzia Spaziale Italiana, insieme a quella europea (ESA), ha da poco aperto a Brindisi, ma anche a Padova, Milano e Torino, un nuovo BIC, un centro di sviluppo di startup, generalmente chiamati “incubatori” o “acceleratori”. «Vogliamo supportare queste realtà perché le piccole e medie imprese sono il punto di forza dell’industria italiana nel settore “spazio” ma non solo», spiega Marco Di Clemente, capo dello sviluppo tecnologico dell’ASI. «Siamo stati accelerati da Take-Off, progetto esclusivo sulla tecnologia spaziale, poi siamo passati al Bic di Torino», dice Flavio Gentile di Rea Space. Astradyne, invece, dalla fondazione nel 2021 è passata dai programmi di sviluppo dell’Esa e di Leonardo Spa, fra le maggiori società al mondo nell’aerospaziale e nella difesa.
Spesso questo tipo di startup è messa in piedi da ragazze e ragazzi appena usciti dall’università, con esperienza solo in laboratorio. Gli incubatori li aiutano a sviluppare la propria idea, ma anche a rendersi appetibili agli investitori: cosa indossare, come parlare, su quale ferro battere.

Capitali di ventura

Al NSE Forum ci sono anche quelli con soldi da spendere. Si presentano prima della competizione e la fame di novità è evidente. «Abbiamo un grande fondo e vogliamo investire adesso», dice il rappresentante della società di gestione e risparmio P101. Il settore spaziale non è più appannaggio delle grandi agenzie nazionali e continentali, ma è diventato il campo privilegiato dai gruppi che fanno venture capital, una tipologia di investimento su realtà ancora in fase di sviluppo e perciò ad alto rischio. Questi “capitali di ventura” «non mettono mai tutte le uova in un paniere: l’obiettivo è investire in dieci attività di cui almeno una fa il botto o almeno ripaga quanto perso nelle altre nove», ci spiega un consulente impegnato a valutare le nuove idee.

Da LuNaDrone, un drone flessibile e modulabile capace di muoversi ed effettuare consegne sulla superficie lunare, a SpaceV, un sistema di serre per l’agricoltura nello spazio, con l’obiettivo di avere cibo fresco per gli astronauti e per i lavoratori «dei futuri insediamenti sulla Luna», molti dei progetti si muovono su prospettive a dir poco avveniristiche e si inseriscono in mercati che ancora non esistono.

Quanto andato in scena martedì al New Space Economy di Roma sembra essere solo la punta dell’iceberg di quanto vedremo in questo settore nei prossimi anni. Ma, come detto durante la premiazione dal responsabile del dipartimento Space di Aws Guido Baraglia, «vedendo queste presentazioni, non abbiamo niente da temere per il futuro».





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